Saggi Storici
Quaderni Brembani

Edizioni Centro Storico Culturale Valle Brembana, Corponove, Bergamo

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Guarigioni miracolose dalla peste del 1630 a Gerosa (n. 16, 2018)  

       

Grande è la devozione per la Madonna della Foppa di Gerosa come dimostrano i tanti ex-voto, testimonianze di grazie ricevute, presenti nel relativo santuario provenienti non solo dalla popolazione del luogo e in generale dalla Valle Brembana ma anche da tutto il territorio bergamasco. Questa devozione tuttavia non si fonda solo sulla quantità di queste testimonianze ma anche sulla cospicua antichità del santuario come hanno descritto egregiamente prima don Andrea Pesenti nel 1949 e poi don Ettore Persico nel 1986, ambedue parroci di Gerosa in quegli anni, in un volumetto dedicato all'argomento [1]. Questa antichità per l'esattezza secondo la tradizione popolare è segnata da due momenti storici che i due sacerdoti hanno rilevato da autori del passato: il padre Donato Calvi e Lorenzo Ghirardelli.

Il Calvi, dopo aver incaricato alcuni parroci locali di effettuare ricerche negli archivi parrocchiali dell'epoca, riporta la notizia che il primo luglio del 1558 la Madonna apparve per la prima volta a due ragazzine di Gerosa che, digiunando in onore della Madre di Dio e assetate mentre erano intente a pascolare le loro pecore, videro scaturire una nuova sorgente di acqua su indicazione della Madonna nel luogo dove poi sarebbe sorto il santuario [2]. Una seconda apparizione, sempre segnalata dal Calvi, si registrò il 22 agosto 1630 quando a una ragazza nubile di nome Diana, sempre di quel villaggio, la Madonna suggerì di donare pezzi della propria veste a tutti gli appestati del suo e di altri paesi garantendo una completa e definitiva guarigione dal morbo [3]. Lorenzo Ghirardelli, cancelliere della città di Bergamo, nominato alle prime avvisaglie della peste subito dopo la metà del 1629 anche come cancelliere dell'Ufficio di Sanità, nella sua famosa opera che descrive lo scoppio e il diffondersi del contagio in Bergamo e nel suo territorio riferisce che a causa di voci di alcune guarigioni improvvise avvenute in quel di Gerosa, grazie ad una immagine sacra della Madonna, si tennero nell'agosto del 1630 numerose processioni per varie settimane presso "una chiesa antica e diroccata" di quel paese per cui l'afflusso incredibile di gente in quei luoghi finì, secondo il Ghirardelli, per diffondere ancor più il contagio anziché contribuire a contenerlo. Egli poi osservava che le generosissime offerte degli ammalati durante quelle processioni furono utilizzate comunque a fin di bene per la comunità di Gerosa, e non solo, per combattere il morbo pestilenziale [4]. Non si conoscono ad oggi altri dettagli su questi fatti straordinari. (foto-01)

Un documento nuovo scoperto di recente da chi scrive permette tuttavia di conoscere sotto una diversa luce e con uno sguardo più ampio e al contempo più penetrante gli eventi miracolosi del 1630 rivelando una ricchezza di particolari e di situazioni davvero sorprendenti e interessanti. Per meglio comprendere il significato e l'importanza di questo documento è necessario ricordare brevemente il suo contesto storico e sociale. Come descrive con dovizia di particolari il Ghirardelli nella sua opera, la famosa peste descritta anche dal Manzoni ne "I Promessi Sposi" raggiunse il culmine dei suoi effetti deleteri nelle valli bergamasche proprio nel mese di agosto del 1630. In ogni paese infatti morivano due o tre persone ogni giorno e l'incapacità dei medici del tempo di contrastare la diffusione del contagio aveva indotto negli uomini uno stato d'animo di angoscia e di disperazione in quanto la mortalità così frequente, così prolungata e in mezzo a tante sofferenze appariva sempre più come un castigo divino e tutti erano convinti ormai che solo un atto di clemenza divina potesse porre fine a quella strage. La paura del contagio era enorme e a causa di ciò molti vivevano barricati in casa, i componenti di una stessa famiglia non si scambiavano più gesti di affetto, altri invece si erano ritirati a vivere lontani dalle comunità in baite sperdute sui monti. Regnava ovunque un clima di sospetto, il senso della comunità era del tutto disgregato e pareva che non rimanesse nulla da fare se non attendere l'imminente fine. Risulta evidente questo clima angosciante anche da molti atti notarili dell'epoca in cui le persone già colpite dal morbo, o sospettate di averlo, nella speranza di essere esaudite e salvate dalla Misericordia di Dio rogavano testamenti in cui offrivano tutti i loro beni materiali o cospicue somme di denaro alla chiesa parrocchiale, a tutti gli oratori, a tutte le "scole" o confraternite del proprio paese e per l'appunto ai santuari più noti della Valle Brembana [5]. Anche il modo di redigere questi testamenti comprova il clima generale di sospetti e paure. Basti pensare che se il testatore appariva infetto il notaio se ne stava ben lontano dalla sua casa, di norma dalla parte opposta della strada, mentre un intermediario di famiglia riportava ad alta voce le volontà del moribondo. Se il testatore appariva a vista sano il notaio comunque preferiva allontanarsi dal paese e trascrivere le volontà in mezzo a un prato ponendo un ampio e sicuro spazio tra sé e il testatore come fecero più volte ad esempio i notai Marconi Maffeis Giuseppe fu Orazio e Sonzogni Giovan Battista fu Sebastiano di Zogno [6]. Addirittura si registra un caso in cui il notaio Marconi Maffeis citato rogò un testamento mentre egli stava in mezzo al ponte vecchio di Zogno sopra il Brembo ed il testatore sulla riva sinistra in territorio di Poscante [7].

In questo clima generale di angoscia e disperazione a partire dal 22 agosto 1630 si diffuse in tutta la Valle Brembana la voce secondo cui alcuni appestati di Gerosa erano guariti improvvisamente grazie ad una immagine della Madonna per il tramite di una giovane nubile. Poiché il parroco aveva comunicato immediatamente il fatto alla Curia di Bergamo, il 25 agosto 1630 il vicario generale del Vescovo, da Presezzo, ordinò per scritto al parroco di Zogno Bernardo Tiraboschi, che era Vicario Foraneo del circondario, di recarsi immediatamente a Gerosa con un notaio e di raccogliere delle testimonianze giurate sugli avvenimenti in modo che la Chiesa potesse giudicare e prendere delle iniziative opportune. Il parroco di Zogno insieme al notaio che era in maggior confidenza con lui, Marconi Maffeis Giuseppe uno dei notai più in vista a Zogno in quel periodo, raggiunsero la chiesa di Santa Maria di Gerosa dopo un giorno circa di cammino il 27 agosto e qui raccolsero le informazioni giurate richieste e ritrascritte nell'atto notarile che viene riportato integralmente di seguito insieme alle due premesse appena anticipate sopra. Il documento è scritto in minima parte in latino e in gran parte in dialetto bergamasco antico italianizzato le cui parole più difficili sono state tradotte, tra le parentesi, da chi scrive. E' da far notare al lettore che una qualche difficoltà nella lettura di questo scritto, a causa della sintassi approssimativa e della scarsa punteggiatura, è ampiamente compensata dalla immediatezza, dalla freschezza e dalla vivacità dei racconti che paiono cronache di ieri. Ecco dunque il documento originale [8].
"Nel nome di Cristo, così sia, il giorno 27 agosto 1630, indizione decima3a, in loco de Gerosa nella chiesa di Santa Maria comune de Gerosa.

Il molto reverendo arciprete don Bernardo Tiraboschij rettore et Vicario Foraneo de la chiesa parochiale di Zonio in questa parte delegato dal molto illustre et Reverendissimo signor Vicario Generale della Curia Vescovile di Bergamo come in lettere mie presentato ed introdotto per descrivere le cose infrascritte come agente, si è trasferito nella presente chiesa di Santa Maria de Gerosa insieme a me nodaro infrascritto per mandato per formare un processo de la santa apparitione della Beata Vergine Maria di detta chiesa, et in detta chiesa venendo ritrovò un altare nel coro con una statua lignea piccola di lunghezza di un braccio circa, la quale Santa Vergine Maria poco tempo fa è apparsa si dice et quivi convocati il reverendo paroco et li signori sindici di detta comunità et avute in voce parecchie informationi delle gratie (grazie ricevute) per la Beata Vergine da numerose persone et rapidamente è divenuto alla preparazione dell'infrascritto processo a lode di Dio e della Santissima sua Genitrice. Così sia.

Il tenore delle lettere è come quivi

All'illustre Reverendo signor Vicario Foraneo. Havendomi il signor Curato de Gerosa scritto certi particolari della Santissima Vergine con la sua cura et più per hora la prego compiacersi di trasferirsi et formare de quanto ocorre essatto processo et sigillato in modo esauriente, mandarlo poi subito per poter sopra la verità deliberare quanto ocorerà a tal fine con racomanda (raccomandazione) et prego da Nostro Signore ogni vero bene, si farà sodesfare de quanto bisognerà da quelli della terra (del paese).
De Presetio (Presezzo) 25 agosto 1630.
(P. V. M. B.da)
Affezionato per servirla sempre de core.
Giovan Battista Resi Arcidiacono Vicario Generale.

Et prima fatta venire in detta chiesa la signora Diana fu Antonio Novestalli de Gerosa nubile con giuramento suo per me nodaro trasferita alla presenza del molto reverendo vicario subito richiesta risponde:
Ritrovandomi giovedì prossimo pasato che fu il 22 del Instante
(mese corrente) sopra la sudetta chiesa de Santa Maria in un prato distante dalla chiesa un quarto de meglio alla guarda (guardia) de animali al hora de vespro mezza prostrata in terra quasi soprapresa dal sonno mi apparve una figura picciola de età un anno in circa vestita tutta de bianco qual mi disse son la Madonna de Santa Maria et sentendo et audendo questo me intimorisi (mi impaurii) et detta Beata Vergine mi disse non haver paura dicendomi leva su et subito levai in piedi et nel levarmi mi cascò il bigarolo et la scarsella che haveva cinto et subito ancora me cascò in terra la vesta de mezelano (tipo di stoffa) che havevo in dosso et restai con la camesa sola in dosso, et me disse va così come ti ritrove al tuo fenile detto il fenile de Cabusier (corrisponde all'attuale località di Cabusiè o Cabulgè). (foto-02)
Io gli risposi de no de andarci così in camisa et lei me sogionse dicendo mettiti el mezelano et va al detto fenile che gli ritrovarai una tua cognata et gli darai il tuo facioletto che hai sopra la testa et dilli che lo porti alla moglie del signor Antonio Casandrolo che si ritrova moribonda che subito si liberarà del male pestilenziale et subito si partisi a detta mia cognata et li porrete detti panni alla Casandrola (la moglie) ponendosile sopra la testa, dicendomi de più detta Beata Vergine che detta molie del signor Casandrolo mi haverebbe mandato de vestirme però come poi fece mi mandò per mia cognata una gonella fatta a girone verde de mezelano un coletto un panello (pannicello) et un bigarolo et delli miei vestimenti (mi disse la B.V.) ne dovessi dispensare (distribuire) un poco ad ogni persona che fusse venuta a visino a questa chiesa dicendo un pater et un ave Maria che sarebbero stati liberati tutti li infermi et preservati li sani da simile infermità in honore della B.V. di S. Maria et de S. Roco et de S. Liberale, et così anderai cercando per tre giorni per amor di Dio; ma avanti che io arivassi a detto fenile et che mi me ricercavo de torlo (trovarlo) detta B. V. mi sparve (sparì) et io ho poi continuato a despensare al populo un poco per persona delli detti miei vestimenti facendomi tutti la limosina la magior parte, a parte gli ne ho dimandato io, et dopo questo seguito (accaduto) questo havendolo ciò predicato a tutti è comenciato gran concorso a detta chiesa et detta B. Vergine Maria ha liberato delli indemoniati et così è il fatto.
Interrogata se ha visto detta B. V. a far miraculi et in spesie (in specie) a dar la Benedissione al populo con la mano, risponde: questo non lo so de sicuro se non che molti recevono delle gratie como ho detto.
Ad gratiam donna di età di anni 30 in circa.

Fatto venire il signor Battista Gritti fu Andrea de Gerosa gratiato dalla sudetta B.V. per quanto è stato esposto et interogato et giurato nelle mani de me nodaro risponde:
già venti anni sono per mea desgratia mi entrase un spirito a dosso che mi dava grande fastidio quando sentevo li divini offitij dove conveneva partirmi
(andar via) et Giovedì passato che fu il 22 del Instante venne in contrata de Gerosa Diana figlia del fu Antonio Novestallo de Gerosa et comenciò a contare como gli era aparsa la Santissima Vergine Maria quale gli disse che dovesse dispensare certe pezze a tutti che se servirano infetti che sarano tutti liberati et li sani sarebbero statti preservati portando adosso un poco de dette pezze et dicendo horatione ad honore suo e de S. Liberale, et quando sentì questa cosa mi venne subito male grande che mi pareva che andassi per arso con grandi dolori et andai subito verso la chiesa de detta S. Maria e quando fui in chiesa cascheti (cascai) in terra tramortito et rivenuto (rinvenuto) alquanto me misi a far con gran fatica un poco de oratione et dopo mi sentiti tutto libero como se mai havessi hauto male alcuno ne mai più ho sentito detrimento ne alteratione alcuna de tal male.
Interogato se poi ha visto detta V.M. a dar Benedittione con le mani al popolo alzando il velo con le mani risponde: questo non lo mai veduto, ho ben sentito il popolo a dirlo che haveva datto la beneditione et alzato il velo ma io de vera scientia (a dire il vero) non lo so; ha detto di non sapere altro su questo.
Ad gratiam uomo di età di cerca 60 anni et senza altri debiti inerenti (cose da dire al riguardo)

Fatta venire Catarina moglie de Jop. de Polidori (Giuseppe Polidori) della Nontiata habitante in Gerosa nominataci per inspiritata risanata che con juramento a Dio et per me nodaro trasferita interrogata risponde: già un anno in cerca mi son sempre sentita soprapresa da una certa afanna al core quale me afligeva molto et in spetie quando era alla Santa Messa nella allevatione (elevazione dell'ostia cioè al Sanctus) et giovedì passato sentendo sonare le campane della B. V. de S. Maria mi inviai subito verso la chiesa per vedere che novità era questa dove incontratami in Diana de Novestalli mi disse che gliera aparsa la B. V. et che gli haveva detto che dovesse despensare delli suoi drapi un poco per uno a tutti che sarebbero statti liberati dal male contagioso et li sani preservati et me ne diede un pecetino (pezzetto) dicendomi che dovessi dire 5 pater et 5 ave maria in honore della B. V., de S. Roco et S. Liberale et che non dovessi ponto dubitare et poi andai subito in chiesa dove me cominciò a travagliar grandemente el spirito et mi tramortiti (tramortii) subito et dalì a poco ritorneti in bon sentimento et mi acorsi esser libera del tutto da quella infirmità et mi misi poi a far oratione ringratiandola della gratia fattami et sin adesso per Gratia de Dio mi son sentita benissimamente. (Foto-03)
Interogata se ha visto detta B. V. a far meracoli comme sarebbe dar la beneditione con una mano al popolo et altre cose risponde: io non ho visto dar beneditione alcuna, parmi bene haverla vista a mover le palpebre delli ochij ma per esser coperta con un velo et io un poco destante dal altare del tutto non lo afermo.
Anastasia figlia de Giovan Cigogna de Arigoni et relitta (vedova) del fu Giovan de Codazze de Burra (Bura presso la forcella omonima) indemoniata già quando era picola che sono anni 30 in circa jurata et interogata a che modo sia statta liberata risponde: sabato passato venni a visitare la Beata Vergine de S. Maria de Gerosa con animo di recuperare la sanità havendo inteso che ne haveva liberate anco delle altre et con grande difficultà arivai a detta chiesa, non poteva andar più oltra et dali a poco me saltò una frenesia dove andai con strepito grande verso l'altare della B. V. et subito cascai in tera tramortita et lì steti un poco et poi rivenuta levai in piedi sentendome totalmente libera dalli continui afanni che ho sempre sentito et me misi poi a far oratione ringratiando la B. V. che mi habba datto la prestina (immediata) sanità. Interogata se l'ha vista a far meracoli et che deta Imagine habba mosso brazzi ochij et altro risponde: signor no, l'ho ben sentito a dire publicamente dalle donne. Interogata de altre cose risponde nessuna.
Angelica figlia di Giovan Maria de Pesenti de Burra et moglie de Giovan Maria de Codazzi del detto loco nominata per una spiritata et liberata dalla B.V.M. et jurata risponde: già anni 25 in circa fui malefitiata che non potevo sentir li divini offiti cola S. Messa dove son andatta in più loci a farmi segnare ne mai son statta leberata totalmente dove havendo inteso l'apparire della B. V. de S. Maria haver liberato delle altri mi votai ad essa et sabato de sera venni alla chiesa de S. Maria sudetta dove intrata che fui in chiesa me misi a far un poco de oratione a deta V. M. et dali poco fui soprapresa da grande afanno et cominciai a gridare et cascare in terra invocando il nome della B. V.; dali a poco mi sparse (sparì) via tutto il male et subito saltai in piedi laudandola et ringratiandola della gratia ricevuta, et sin hora son sempre statta bene. Interogata de miraculi risponde: giovedì de sera parmi che le vedessi l'ochio sinistro serrato et che lo aprisse quando il sacerdote gli levava via il velo et di più gli ho visto in fronte una rosa bianca et rossa et dopo tornata li un altro giorno non glila ho poi più vista. Interogata chi fusse quel relegioso che gli levò il velo et anco la coperse risponde: era il reverendo curato (parroco) nostro de Gerosa.
Ad gratiam donna di età di anni 45 in circa.

Fatto venire il reverendo don Marco Pisenti curato della chiesa et contrata de Gerosa et interogato sopra il fatto della B. V. de S. Maria jurando secondo il suo habito (stato) sopra il petto per la sua conscientia secondo il costume sacerdotale alla presenza del molto reverendo Vicario Foraneo delegato risponde: giovedì prossimo pasato al hora de vespro essendo in Burra et ritornando alla cura (in parrocchia) mi ricontrai in una putta (ragazza) et mi disse che era aparsa la B. V. de S. Maria ad una per nome Diana de Novestalli et quando gionsi alla contrata apresso le case del signor Antonio Casandrolo viddi una spiritata che faceva gran strepito dicendo alegrezza alegrezza facendo trei salti perché è aparsa la Madonna de S. Maria et sopragionse ancora un altro spiritato per nome Battista Gritti malefitiato già anni 40 qual similmente faceva gran strepito et de più ancora ne capitò in detta contrata un'altra spiritata per nome Maria figlia di Pompeo Pisenti quale con strepito si inviò verso la chiesa de S. Maria et io havendo visto con questi della terra (del paese) ordinai la processione subito et andassimo alla deta chiesa de S. Maria processionalmente cantando le letanie della B. V. et in questo mentre si scoprì un'altra indemoniata per nome Marta moglie de Battista Pisenti detto Magazeno quale constretta a vener in chiesa per allora non fu liberata se non il giorno sequente, over il terzo che non mi ricordo, si liberò dal detto spirito et quando si liberò quel spirito nel partirsi sbuffete (soffiò spegnendo) sopra le candele del altare; havendo poi inteso anco de più che quel giorno se ne liberorno due altre indemoniate. (foto-04)
Interogato se sa qualche cosa dell'apparitione della detta B. V. risponde: ho parlato con la sudetta Maria de Novestalli (errore di trascrizione del notaio, in realtà Diana de Novestalli) et me ha detto esserli aparsa una figura bianca giovedì passato al hora del Vespro de sopra la chiesa de S. Maria dicendoli non haver paura che son la Madona de S. Maria et subito gli cascò le vesti in terra dicendoli che dovesse despensare a tutti un poco de detti vestimenti che qualonche (chiunque) ne havesse hauto tanpo (tanto quanto) come un filo sarebbero guariti del male pestilentioso et che dovesse andare dalla moglie del signor Antonio Casandrolo che gli haverebbe datto altri vestimenti da vestirsi et di poi detta Diana continuò in despensare detti suoi vestimenti et in spetie ho inteso che in Brembilla era con Zanetto Musitello qual era infermo de male pestilenziale dove dattoli un poco delle sudette pezze per devotione si divenne subito sano.
Interogato se ha mai visto detta B. V. a far miracoli come sarebbe palpitar con li ochi levar il velo con che è coperta et dar la beneditione risponde: de questo non vi so dir cosa alcuna solo che ha liberato et libera giornalmente infermi et indemoniati
.
Ad gratiam uomo di età di anni 45 in circa, interogato su altre cose risponde niente.

Fatto venire il signor Giovan Paolo figlio del signor Giovan Battista de Pesenti de Gerosa sindico della chiesa di S. Croce de Gerosa et interogato cerca il fatto della B. V. de S. Maria jurando et da me nodaro trasferito risponde: ho inteso da Diana de Novestalli che giovedì prossimo pasato al hora de vespro essendo in un prato alla guardia de bestie sopra la chiesa de S. Maria che nel volersi detta Diana sentarsi in tera (sedersi in terra) li aparse la B. V. de S. Maria et le disse non ti spaventare che son la B. V. de S. Maria et che subito gli cascarono tutti li vestimenti in terra et gli disse va et dispensa tutti li tuoi vestimenti in pecetini a tutti che ogni uno che ne haverà un sol pecetin se sarà infermo de cotesto male de peste guarirà et se non sarà infermo sarà preservato sano tenendolo adosso et che poi gli disse ancora che dovesse deta Diana andar in Gerosa dalla moglie del signor Casandrolo che gli haverebbe datto delli altri vestimenti et poi gli sparse (scomparve), et detta Diana gionta ad un fenile si incontrò in una sua cognata la quale mandò dal signor Casandrolo et gli disse quello era seguito et gli manderà da vestire riponendo li suoi proprij vestimenti in chiesa per dispensarli et poi detta Diana venne in Gerosa dispensando un poco li deti vestimenti a tutti dove subito si scoprirno delli inspiritati che cominciorno a cridare la Madonna de S. Maria fa meracoli et subito si ordinò la processione andando alla detta chiesa dove quando fussimo colà con li spiritati in anci (davanti) ne furno liberati molti. Interogato se poi ha visto detta B. V. a far miracoli come aprir li ochi o serarli levar el velo con che è coperta dando al popolo la beneditione risponde: de questo non vi so dir altro solo che ho visto molti indemoniati a liberarsi et questo è tutto.
Ad gratiam uomo di età di anni 30 in circa.

Fatto venire il signor Cristoforo fu Battista Locatello de Gerosa sindico della chiesa de S. Croce de Gerosa il quale interogato sopra il fatto sucesso della paritione della B. V. con suo giuramento et per me nodaro trasferito risponde: giovedì prossimo pasato essendo io in Burra venne nova (notizia) che era aparsa la B. V. de S. Maria dove tutta la contrata di Burra si mise per venir alla volta della detta chiesa et gionti che fussimo in chiesa de S. Maria ritrovassimo quasi piena la chiesa de gente circonvicina et vi erano molti indemoniati che facevano gran strepito et perché non li steti se non un poco non viddi altro, ho ben poi inteso dopo che molti si sono liberati et dopo io ancora sono statto presente alla liberatione d'una donna indemoniata che era forastiera.
Interogato dei miraculi risponde di non sapere niente
. (foto-05)
Ad gratiam uomo di età di anni 26 in circa.

Fatto venire il signor Giovan Antonio Casandrolo de Gerosa et interogato cerca l'aparitione della B. V. Maria con giuramento a Dio et per me nodaro trasferito risponde: il giorno de giovedì prossimo pasato venne a casa mia Maria figlia del signor Giovan Maria Rizzi cognato de Diana de Novestalli et me disse che la B. V. de S. Maria era aparsa alla sudetta Diana nel pascolo della lisca sopra la detta chiesa de S. Maria et che subito gli erano cascati li suoi vestimenti, havendoli detto che de detti suoi vestimenti ne dovesse despensar un tantino a tutti che sarebbero statti liberati dal male contagioso et preservati li sani et che detta Diana haveva mandata detta Maria sua cognata da me et da mia moglie a pigliare da vestirla per esser lei detta Diana senza vestimenti dove gli dissi che intrasse in casa et se facesse dare da mia moglie tutto quelo che gli pareva alla quale gli diede delli suoi vestimenti da vestirla et si partì poi et alla venuta de detta Maria si scoperse il signor Giovan Battista Gritti qual cominciò a gridare urlando la B. V. de S. Maria fa miracoli et detto Giovan Battista si gettò in terra facendo grandi urli dove detta Maria diede mezo velesin a detta mia moglie et poi morse, et dali a poco vestita che fu detta Diana venne alla volta della terra (paese) et viddi che despensò un poco de pezetini alla signora Maria moglie de Selvan de Locatelli malefitiata havendole prima detta Maria dimandatoli detta pecetina (pezzetta di stoffa) et messola intiera cascò subito in terra et si rihebbe subito dicendo sia ringratiata la V. M. che son liberata et piangeva dirottamente de allegrezza.
Interogato de miraculj risponde: venerdì pasato parmi haver visto alla B. V. una guancia rossa più del altra et che gli havesse giusto come una rosa et del resto circa altri miracoli non vi so dir altro solo che sentiti duoi forastieri che disser che haveno (avevano) loro visto detta B. V. a dar la beneditione al popolo con la mano.
Interogato se conosse detti forastieri risponde: io non lo so el nome loro solo che se li vedessi li conosserei alla filosomia (per la fisionomia).
Ad gratiam uomo di età di anni 45 in cerca".

Il giorno successivo a questi interrogatori fatti sotto giuramento il parroco di Zogno, in virtù dell'autorità concessagli, dopo aver riunito in assemblea i sindaci della parrocchia e del comune, prese alcune decisioni organizzative e amministrative in attesa degli sviluppi di queste sorprendenti vicende a livello religioso come risulta da altro atto notarile allegato e qui ripreso in originale.

"Adì 28 agosto 1630 in Gerosa.
Il molto reverendo don Bernardo Tirabosco rettore et Vicario Foraneo de Zonio in questa parte delegato dal molto illustre et reverendissimo signor Vicario Generale della Curia Episcopale di Bergamo ha formato il processo sopra l'aparitione della Beata Vergine apparsa in Gerosa havendo preso diligente informatione et per meglio regolar li interessi dela sudetta chiesa ricercato (
richiesto) anco dalli huomini di detta comunità di Gerosa ha eletto in sindici della detta chiesa di S. Maria il signor Giovan Battista Pisente et il signor Giovan Antonio Casandrolo et il signor Antonio de Zilio Pesente, deputando cassiere delle limosine et oferte di detta chiesa il signor Giovan Battista Pisenti et ciò fintantoche sarà in ciò ordinato qualche cosa dal molto illustre signor Vicario Generale".

Purtroppo nonostante approfondite ricerche in vari fondi archivistici della Curia Vescovile di Bergamo non è stato possibile ritrovare altri documenti successivi a questi che permettessero di comprendere l'evoluzione di questi avvenimenti e le conseguenze o le decisioni prese al riguardo dalle autorità religiose. Il che fa molta meraviglia in quanto questa sequenza così ricca e dettagliata di fatti straordinari o miracolosi, descritti inoltre sotto giuramento non solo davanti a Dio ma anche davanti alla comunità civile, costituisce un avvenimento senza dubbio eccezionale, sino ad oggi sconosciuto nei suoi particolari, che non poteva passare sotto silenzio nemmeno in quei tempi tanto difficili in cui la comunicazione scritta era ostacolata anche dal timore che un pezzo di carta potesse trasmettere il morbo. La mancanza completa di tali documenti in realtà si può giustificare in gran parte con vari motivi legati tutti alla pestilenza in corso.

Bisogna sapere infatti che il parroco di Gerosa del tempo, don Marco Pesenti pure interrogato sotto giuramento, morì di peste il 29 agosto 1630, cioè solo due giorni dopo e che il nuovo parroco, don Giacomo Damiani di Sedrina, fu nominato solo nel 1631 avanzato [9]. Risulta poi che il parroco di Zogno, don Bernardo Tiraboschi fu Giovanni originario di Serina, alla metà circa del 1631 fu chiamato ad assumere l'incarico di rettore della chiesa di San Michele all'Arco di Bergamo in Città Alta lasciando definitivamente Zogno e i problemi religiosi di quel circondario [10]. Inoltre anche il vicario episcopale Giovan Battista Resi, sostituto momentaneo del precedente vicario generale morto per peste, pure morì di lì a poco per lo stesso motivo e si sa che fu impossibile eleggere un altro vicario in tempi rapidi poiché più della metà dei canonici della Cattedrale di Bergamo erano morti colpiti dalla peste come ci dice il Ghirardelli nella sua storia. Per tale causa il nuovo vicario generale episcopale fu nominato in mezzo a mille difficoltà solo il primo novembre 1630 nella persona de "l'illustrissimo et reverendissimo conte Giovan Battista Benaglio Archidiacono della Cattedrale di Bergamo" che divenne operativo solo a dicembre dello stesso anno [11]. Inoltre vi è da dire che il vescovo di Bergamo del tempo, il veneto Agostino Priuli, aveva lasciato da tempo la città per paura del contagio ritirandosi nell'abbazia di Vangadizza nel Polesine dove comunque non potè sottrarsi agli effetti del morbo pestilenziale e che il suo successore venne nominato a partire solo dal 1633.

Se poi si pensa che tutti gli oggetti e in particolare i documenti che erano stati in contatto con gli appestati venivano distrutti e bruciati con l'intento errato di sottrarre terreno alla propagazione della malattia si può comprendere ancor meglio questa mancanza di documenti archivistici. L'incendio dei documenti venuti a contatto con questi ammalati è per la verità la causa principale di molti vuoti nei documenti di quell'epoca e di epoche precedenti non solo negli archivi parrocchiali ma anche in vari altri archivi pubblici. Da questo punto di vista è sorprendente, e quasi esso stesso un fatto miracoloso, che la trascrizione degli atti processuali sopra descritti si sia conservata tra i documenti del notaio Marconi Maffeis, che sopravvisse in modo abbastanza fortunato alla peste [12], poiché tra i suoi rogiti di quell'epoca non sono pochi quelli referenziati da altri notai a lui successivi ma risultati mancanti. Insomma si deve concludere che in quegli anni tanto difficili, essendo tutti presi dal problema drammatico della sopravvivenza fisica ed essendo venute a mancare per lungo tempo quasi tutte le persone in grado di svolgere un ruolo importante e decisivo nell'interpretazione e nella giusta considerazione e celebrazione di questi avvenimenti, la vicenda è finita quasi di certo nel dimenticatoio generale a livello istituzionale religioso. E' importante sottolineare però che tale vicenda a livello popolare deve aver fatto invece alquanto rumore se Lorenzo Ghirardelli, che osservava questi fatti con uno spirito distaccato e più da scienziato, per primo ne scrisse, sia pure sotto forma di flebile traccia, a distanza di pochi anni nella sua storia, pubblicata però postuma dai suoi figli solo nel 1681, mentre il padre Donato Calvi ritenne degno di citare pure brevemente quell'apparizione della Madonna nelle sue Effemeridi pubblicate tra il 1676 e il 1677, cioè oltre 45 anni dopo, certamente o sulla base di un suo ricordo personale, in quanto egli era un uomo giovane nel 1630, o più probabilmente per un ricordo popolare ancora abbastanza vivo. Per capire la forte impressione e le speranze sollevate da tali guarigioni nella gente basterà citare il caso, non unico per la verità, di certo Zuane fu Battista De Roberti d'Ossanesga della Valbreno, nei pressi di Paladina, ammalato di peste che attraverso indicibili sofferenze si trascinò fino a Gerosa il 26 agosto del 1630, poco dopo i primi presunti miracoli, e avendo incontrato un altro notaio di Zogno, Sonzogni Giovan Battista già citato e presente in quel di Gerosa attratto dal clamore e dal desiderio di comprendere meglio ciò che stava accadendo, fece redigere subito il proprio testamento. In esso il De Roberti lasciava parecchi denari e beni ai nipoti di parte paterna sotto la condizione che, visti i "tempi pestilenziali", se questi nipoti non avessero avuto eredi tale eredità doveva essere donata alla chiesa di Ossanesga e alla Scola del Santissimo Sacramento di tale chiesa. Infine dopo aver fatto importanti donativi in forma di legati o rendite su terre anche al parroco di Ossanesga e di Breno, paese poco distante dal primo, pretese che il testamento per devozione fosse redatto "nel loco et terra di Gerosa territorio di Bergamo qui in un prato avanti la chiesa di S. Maria miracolosa"[13].

Alcune osservazioni

La tradizione popolare ha sempre attribuito i miracoli avvenuti nel territorio di Gerosa alla Madonna della Foppa ma dal documento inedito sopra illustrato si deduce che l'apparizione divina avvenne circa 400 metri a monte della chiesa di Santa Maria, che era l'antica parrocchiale di Gerosa, e che i miracoli avvennero o dentro o immediatamente fuori o durante le processioni dirette a questa chiesa che è distante ben oltre un chilometro dal santuario della Madonna della Foppa e situata in direzione opposta rispetto al centro di Gerosa. Benchè l'immagine divina sia sempre la stessa, cioè quella della Madonna, se si considera che ogni santuario mariano si distingue dagli altri come elemento riconoscitivo per qualche particolare dell'abito o per le caratteristiche del miracolo o per l'atteggiamento della Madonna, si deve concludere che in realtà in questo caso ad operare i miracoli non fu propriamente la Madonna della Foppa ma semplicemente la Madonna nelle sembianze di Maria Bambina apparsa a Diana in mezzo a quel prato e poi, per così dire, ripropostasi per qualche giorno sotto forma della piccola scultura lignea presente nell'antica chiesa parrocchiale. Questa chiesa oggi corrisponde a quella abbandonata e sconsacrata detta di Santa Maria in Montanis per essere abbastanza lontana, a monte e quasi a strapiombo sopra il paese di Gerosa e risulta vicina alla località "Cabusier", l'attuale Cabusiè o Cabulgè, citata nel documento illustrato. Nel 1630 essa appariva effettivamente malandata e stava per essere sostituita definitivamente dalla nuova parrocchiale detta di Santa Croce, situata nel centro storico di Gerosa, e citata pure nello stesso documento. La chiesa di Santa Maria in Montanis era ed è di origini tardo romaniche e cominciò ad essere sostituita dalla nuova parrocchiale di Santa Croce nella seconda metà del 1400 [14]. (foto-06) Quest'ultima poi subì un rifacimento quasi completo nella prima metà del 1700 che produsse l'attuale aspetto. Il santuario della Madonna della Foppa nel 1630 era invece praticamente nuovo come conferma anche il capitano di Bergamo Giovanni da Lezze nella sua famosa relazione del 1596 al senato veneto parlando di Gerosa. Tutto ciò dimostra che l'affermazione del Ghirardelli secondo cui l'immagine miracolosa era posta "in una chiesa antica e diroccata", diversa dal santuario della Foppa, e che le processioni si fecero in quella chiesa, cioè l'antica parrocchiale, è corretta e non confusa, come sostenuto da don Ettore Persico nel suo scritto, il che conferma l'affidabilità storica delle notizie del Ghirardelli. Egli infatti come rappresentante dell'Ufficio di Sanità doveva muoversi abbastanza di frequente sul territorio bergamasco per controllare la corretta applicazione delle norme pratiche con cui opporsi alla pestilenza e per tale motivo o assistette di persona a queste processioni o fu informato esattamente dai suoi delegati presenti in quel di Gerosa. Vi è da sottolineare poi il fatto importante che dal documento illustrato risulta che la Madonna o Maria Bambina nel 1630 a Gerosa non solo fece guarire molti appestati ma liberò anche molti indemoniati dalle loro ossessioni. Infine vi è da correggere anche il nome della giovane donna nubile che ebbe per prima l'apparizione divina: il nome era Diana Novestalli e non Diana Locatelli.

 

BIBLIOGRAFIA  

1 - Don Ettore Persico : Gerosa e il suo Santuario, Torre Boldone, giugno 1986.  Questo volumetto è una ristampa riveduta e aggiornata di quello di don Andrea Pesenti dall’identico titolo risalente al 1949.

2 - Donato Calvi : Effemeride Sagro Profana di quanto di memorabile sia successo in Bergamo, sua Diocese et Territorio, Milano 1676-1677; vol. II pag. 376.

3 - Come nota 2) ma pag. 610.

4 - Lorenzo Ghirardelli : Il Memorando Contagio seguito in Bergamo l’anno 1630 . . ., libro settimo, Ed. Fratelli Rossi, Bergamo 1681.

5 - Archivio di Stato di Bergamo (= ASBG). Fondo Notarile (= FN). Notaio Marconi Maffeis Giuseppe fu Orazio di Zogno, cartella (= C.) 4359, atti dei giorni 26/05/1630, 09/07/1630, 29/07/1630, 30/07/1630, 02/08/1630, 07/08/1630, 08/08/1630, 12/08/1630, 28/08/1630, 29/08/1630, 19/09/1630, 28/09/1630, 01/10/1630, 04/10/1630, 08/10/1630, 10/10/1630, 15/10/1630.
Notaio Sonzogni Giovan Battista fu Sebastiano di Zogno, C. 4256, atti dei giorni 13/05/1630, 04/06/1630, 17/07/1630, 18/07/1630, 23/07/1630, 30/07/1630, 31/07/1630, 10/08/1630, 19/08/1630, 31/08/1630, 10/09/1630, 19/09/1630, 26/09/1630, 30/09/1630, 02/10/1630, 18/10/1630, 23/10/1630.

6 - Vedi gli stessi atti della nota 5) ma per quanto riguarda il luogo di stesura.

7 - ASBG. FN. Notaio Marconi Maffeis Giuseppe fu Orazio di Zogno, C. 4359, atto del 24/09/1630.

8 - ASBG. FN. Notaio Marconi Maffeis Giuseppe fu Orazio di Zogno, C. 4359, atto del 27/08/1630.

9 - Don Ettore Persico : Gerosa e il suo Santuario, Torre Boldone, giugno 1986, pag. 39, 46.

10 - ASBG. FN. Notaio Marconi Maffeis Giuseppe fu Orazio di Zogno, C. 4358, atto del 06/09/1618; C. 4360, atto del 22/03/1632; C. 4361, atto del 18/09/1636.

11 - Archivio Storico Diocesano di Bergamo. Fondo Curia Vescovile. Fascicoli Parrocchiali, Gerosa:  cartella Nomine Parroci, Beneficio, Fabbriceria, Legati e Cappellanie (vedi atti del dicembre 1630 nel sottovolume Legati e Cappellanie).

12 - ASBG. FN. Notaio Marconi Maffeis Giuseppe fu Orazio di Zogno, C. 4359, atto del 08/08/1630. Questo atto è il testamento del notaio stesso scritto di suo pugno a Zogno in casa sua il 15/07/1630 in età giovanile quando egli temeva di morire a causa dei “tempi calamitosi”. Tra i testimoni figura al primo posto Bernardo Tirabosco curato di Zogno.

13 - ASBG. FN. Notaio Sonzogni Giovan Battista fu Sebastiano di Zogno, C. 4256, atto del 26/08/1630.

14 - AAVV: Santa Maria in Montanis a Gerosa,  Ed. Bolis, 2008.