Zogno nel Medioevo,
Le chiese, le torri e i castelli



Questo libro di 330 pagine con circa 150 illustrazioni inedite e interessanti è il risultato di approfondite ricerche storiche durate oltre 10 anni riguardanti due temi principali: le origini e lo sviluppo delle chiese antiche esistenti anche oggi a Zogno e la realizzazione di torri, rocche e castelli nel territorio zognese e in alcune località strettamente adiacenti in cui vi erano fortificazioni in comunicazione visiva diretta con quelle di Zogno.

   Per quanto riguarda il primo tema un sentimento religioso basato sull’intuizione dell’esistenza di una vita oltre la morte in realtà era presente a Zogno anche prima del Medioevo con la scoperta delle sepolture preistoriche di oltre 5000 anni fa nelle grotte della montagna Corna Rossa, sepolture che con i loro corredi funebri hanno permesso di ricavare informazioni anche sulla vita terrena di questi uomini primitivi. In epoca tardo romana ci sono poi i primi segni di una religiosità più ricca, quella cristiana anche se mescolata con tradizioni pagane più antiche, nel ritrovamento di un vaso funerario in una tomba a inumazione, tipica dell’ideologia cristiana, alla località Quadrel non lontano dal centro storico del paese. Non vi sono tuttavia testimonianze o residui dell’esistenza di una casa speciale dedicata a una divinità o al Dio cristiano. È proprio con il Medioevo che ciò incomincia ad accadere.  

   Il toponimo di Zogno è citato come località geografica, non come paese o comune, per la prima volta nel 1102 mentre la sua chiesa dedicata a S. Lorenzo risulta già nel 1144 grazie alla bolla di papa Lucio II. La sua prima consacrazione è invece datata a poco prima del 1160. Questa chiesa nei tempi più antichi appare totalmente dipendente dalla cattedrale di Bergamo e il suo parroco non è stabile cioè dedicato esclusivamente a questa comunità ma scelto dalla cattedrale di volta in volta, senza consultare la popolazione, e celebra messa in varie chiese campestri anche di altre località della Valle Brembana. Solo più tardi nel corso del 1200 inoltrato diventa fisso o proprio della comunità forse anche con una propria sede abitativa o canonica ma ciò non è sicuro fino al 1350.  Ma quale era e dove era questa chiesa antica?

   C’è una tradizione iniziata con lo storico padre Donato Calvi nel 1600, raccolta dal Maironi da Ponte, dal professor Bartolomeo Villa e prolungatasi fino a P. Tosino (don Enrico Mangili) e a Bortolo Belotti secondo cui tali autori identificano l’antica chiesa di S. Lorenzo con la chiesa attuale di S. Maria del convento delle suore Terziarie ma in questa idea sono contenuti due errori o contraddizioni fondamentali: per primo la data 1325 scolpita sulla porta laterale di S. Maria, considerata da essi la data della prima fondazione, non può essere valida essendo tale chiesa già citata nel 1144; per secondo anche pensando al 1325 come una data di riconsacrazione e cambio titolo, da S. Lorenzo a S. Maria, come hanno supposto tali autori in un secondo momento di auto-rettifica, questo fatto appare assai improbabile poiché il cambio del titolo da più santi a uno solo santo o da uno solo a un altro diverso che sarebbe avvenuto attorno alla metà del 1400, quando si stava costruendo la nuova chiesa, pretende una richiesta giustificata in modo dettagliato e grave quasi come istituire un processo civile che deve essere analizzato da specialisti religiosi e poi approvato e autorizzato con decreto delle supreme autorità religiose cioè del vescovo e del papa. Ma di questo ipotetico documento di rifondazione o cambio titolo ad oggi nessun storico ha trovato traccia.

   Il primo a supporre che l’antica chiesa di S. Lorenzo non potesse essere la chiesa di S. Maria fu don Giulio Gabanelli nel 1974 avendo scoperto che nella voluminosa opera del cardinale Angelo Giuseppe Roncalli, il futuro papa, sulle visite pastorali di S. Carlo Borromeo edita nel 1957 era contenuto un documento senza data in cui la comunità di Zogno chiedeva al Doge di Venezia e al Consiglio dei Dieci di potersi impossessare gratuitamente del terreno su cui vi era stato l’antico castello di Zogno e su cui era stata avviata la costruzione di una nuova chiesa in quanto quella vecchia era stata distrutta dal Brembo concludendo ovviamente che l’antico S. Lorenzo dovesse essere vicino al Brembo e dichiarando, senza prove tuttavia, che si trovava al posto della cartiera Brembati. Don Mario Tagliabue, conosciuto da don Giulio, in una sua ricerca personale su Zogno da altri documenti ebbe la conferma definitiva che l’antico S. Lorenzo fosse vicino al Brembo ma non riuscì a dire esattamente dove essendo il confine di Zogno lungo il Brembo lungo oltre 5 chilometri. È importante ricordare per inciso che il comune di Zogno prima del 1928 stava solo sulla destra orografica del Brembo e non anche sulla sinistra.    

   La presente ricerca ha risolto definitivamente questo dubbio e problema grazie a numerosi documenti inediti che sono atti notarili del 1200, 1300 e 1400 vale a dire documenti non religiosi in cui le persone comuni formalizzano dei rapporti tra di loro per esigenze di vita quotidiana di qualsiasi tipo. In questi documenti si afferma che l’antica chiesa di S. Lorenzo era posta poco a est della “Valle Magna” cioè Valle Grande, oggi corrispondente alla Valle del Boer la maggiore delle valli laterali che dal territorio di Zogno sboccano nel Brembo dalla destra, e che era alla base della collina chiamata Grumello dei Maffeis della stirpe Pettenoni o anche contrada di Inzogno Dentro, oggi più conosciuta come S. Bernardino. Inoltre era vicino alla riva del Brembo in un punto tale che a volte i notai la indicavano appartenente anche al territorio della contrada Capaniccioli cioè in pratica era a metà strada tra Inzogno e Capaniccioli vicino al Brembo. Poiché in altri documenti inediti si afferma anche che tale chiesa era presso l’antica via Melanissa che collegava Inzogno Dentro con la strada della Valle Brembana, di cui esiste ancora oggi un ampio tratto, si deve concludere che la chiesa era in pratica nel luogo dove oggi si trova il mulino del Capo in via Locatelli dunque ben un chilometro più a ovest della cartiera Brembati.

   Da numerosi documenti del 1300 emergono le caratteristiche della chiesa primitiva: la strada comunale di Bergamo cioè della Valle Brembana passava sotto la chiesa da cui era separata da un vasto prato, accanto vi era un grande saliceto e un vasto giardino murato con alberi da frutto ossia un brolo, tutti di proprietà della chiesa stessa. Vi era inoltre una piazza selciata davanti alla facciata a ovest, un abside semicircolare verso est, caratteristica questa non comune ai tempi essendo più frequente per maggiore semplicità e minori costi di costruzione un muro dietro l’altare maggiore a fondo piatto; vi era poi un portico a settentrione in grado di tenere al coperto 50 persone in cui nel corso del 1300 si svolse la quasi totalità dei consigli comunali comprensivi dei capifamiglia di Zogno e a volte anche di Spino. Era lunga circa 33 metri con copertura a forma di volta a capanna. Vi era infine un grande campo arabile di circa 2000 metri quadrati tra la chiesa e la Valle Grande detto “il campo di S. Lorenzo” coltivato da vari volontari ma anche dal parroco stesso. Esistendo l’antica chiesa di S. Lorenzo contemporaneamente a quella di S. Maria è logico chiedersi quale fosse allora la funzione della chiesa di S. Maria che dalla famosa data sopra la porta laterale sembra nata nel 1325. Da questa ricerca emerge che la chiesa di S. Maria nacque quasi di certo come cappella privata di qualche famiglia potente, come i Maffeis, donata poi alla comunità zognese agli inizi del 1400 forse perché l’antica chiesa di S. Lorenzo era in parte danneggiata dal Brembo o perché era insufficiente per l’accresciuta popolazione. Il documento più antico inedito che ne testimonia l’esistenza è il testamento non a caso di un Maffeis del 1423, di oltre cinque anni più antico di quello indicato dal Tagliabue come prova dell’esistenza di tale chiesa.

   Nel libro ci sono parecchie novità riguardanti anche la costruzione della nuova chiesa di S. Lorenzo. Don Giulio ha affermato in base ad una lapide commemorativa ora scomparsa, citata da don Mangili, che è stata costruita tra il 1431 e il 1452 interpretando la data incisa 02/05/1452 scoperta da lui durante i lavori di ristrutturazione come la data di completamento della chiesa. Ma le cose non stanno così. Numerosi documenti notarili nuovi dimostrano un ben diverso processo di realizzazione poiché il castello fu atterrato dopo il 1432 e perché fino a tutto il 1436 al suo posto esisteva un vasto piazzale nudo. Inoltre nel testamento di Giovanni Coriggi detto Visconti del 1448 si offrono al comune tre ampie terre per costruire la nuova chiesa: una posta all’inizio della via Mazzini, una presso il centro attuale e un’altra presso la contrada Capaniccioli cioè vicino a quella vecchia segno che nel 1448 vi era ancora un dibattito molto aperto su dove realizzare la nuova chiesa senza dire che alcuni volevano ingrandire la chiesa stessa di S. Maria aggiungendo una o due campate. La nuova chiesa di S. Lorenzo fu iniziata perciò nel 1452 e terminata grazie a infinite offerte della popolazione nel 1465 comprendendo la costruzione complessa del campanile in tre fasi. La data 02/05/1452 è dunque la data della posa della prima pietra non quella della fine costruzione. Non a caso la consacrazione della chiesa che era completamente sconosciuta ad oggi, supposta senza prove il 10/08/1472, avvenne in realtà il 14 settembre 1466 ad opera del vescovo di Crisopoli un’antica città sul Bosforo oggi corrispondente a un vasto borgo dell’attuale Istanbul sulla costa turca asiatica. Il vescovo si chiamava Giovanni Bucelleni, bergamasco originario di Gromo in Valle Seriana molto amato dalla comunità zognese e non era il vescovo ufficiale di Bergamo di quel periodo. Ciò avvenne per decreto concesso al Bucelleni da papa Pio II Piccolomini scavalcando in maniera eccezionale il vescovo ufficiale.   

   Dopo il completamento del corpo principale dell’edificio sono infiniti i testamenti degli zognesi che fanno donativi per realizzare altari laterali, tovaglie preziose per coprire sia gli altari che i calici, per cucire gli abiti dei sacerdoti per le varie cerimonie religiose, per dipingere molti affreschi sulle pareti interne e per installare almeno tre campane di cui una grande, detta campanone, fusa in Venezia entro il 1480.  Entro tale data fu installato anche un orologio sul campanile ad opera dell’artigiano Martino Fanzago della Valle Seriana antenato di Pietro Fanzago che ha realizzato il famoso orologio planetario di Clusone. Sempre nella stessa data fu costruita la sacrestia mentre il primo scalone monumentale di accesso alla chiesa da ovest, davanti alla porta principale, partendo dalla piazza del paese fu realizzato nel 1481 con pietre scavate sotto la contrada Piazza Monaci. La nuova chiesa non ebbe un portico che fu realizzato solo nel 1856 verso nord grazie a una donazione della famiglia Marconi Maffeis e spostato da don Giulio nel 1972 sulla facciata della chiesetta della Confraternita. Quasi di certo resti di pietre dell’antica chiesa di S. Lorenzo abbandonata furono usati meno di due secoli dopo nella realizzazione del noto mulino del Capo in via Locatelli. Poco dopo questi completamenti alla chiesa di S. Lorenzo si registrano molte novità anche su come la chiesa di S. Maria fu ceduta dal comune ai frati Serviti e come essi costruirono il convento la cui prima pietra fu posata con una grande suono di campane e con una processione solenne il 06/04/1491.

   I parroci antichi cioè dal 1100 ai primi anni del 1500 individuati da don Giulio e da don Tagliabue erano 25 ma la presente ricerca ne ha aggiunti 10 di nuovi. Tra questi c’è un clerico Oprando della cattedrale di Bergamo nel 1170 circa e un vedovo con figli grandi, si tratta dunque di una vocazione adulta, che apparteneva all’antica famiglia di notai Valle attorno al 1285. I parroci più antichi nell’intero corso del 1300 oltre alle cerimonie religiose fanno di tutto: affittano una propria mucca e proprie pecore ai privati per arrotondare la loro prebenda mensile, accudiscono personalmente un pollaio e arano e coltivano il campo della chiesa, tengono pulita la chiesa scopando i pavimenti, intervengono come testimoni e saggi consiglieri nelle discussioni dei consigli comunali che si tengono sotto il portico della chiesa, fanno da pacieri tra famiglie non solo per furti di oggetti, attrezzi da lavoro o animali ma anche nei casi di ferimenti per i contrasti politici tra Guelfi e Ghibellini, non per gli omicidi che  non sono pochi, per i quali è richiesto l’intervento di un giudice di Bergamo. Provengono da luoghi impensabili: Pavia, Padova, Milano, Lodi, Ancona, Novara, Crema, Monza e per luoghi più vicini a noi da Treviglio, Valle Imagna, Rigosa, Cornello dei Tasso, Moio de Calvi. Tra i parroci noti anche prima è stato possibile correggere inoltre per molti la durata del loro mandato che spesso è stata allungata di 3, 4, 5 anni o più. Tra questi è importante ricordare il parroco Angelo Fugazza originario di Poscante che era anche notaio il quale dopo un primo mandato tra il 1482 e il 1490, avendo contribuito a sostenere la causa tra il comune di Zogno e la Curia di Bergamo affinchè Zogno godesse del privilegio di poter nominare liberamente il proprio parroco, fu incaricato per la seconda volta tra il 1501 e il 1503 come primo parroco ad essere nominato dagli zognesi col diritto di Juspatronato. Non fu dunque Lorenzo Panizzoli, l’ultimo degli antichi, ad essere nominato per primo con il diritto di Juspatronato in quanto fu incaricato solo tra il 1506 e il 1528 ma senza il contributo in denaro dei componenti della parentela dei Sonzogni una minoranza che non accettava ancora il diritto della maggioranza per antichi contrasti tra Guelfi e Ghibellini. I Sonzogni infatti erano guelfi mentre i Panizzoli, che non si erano mai dichiarati politicamente, erano abbastanza amici dei Maffeis ghibellini. Quindi Lorenzo Panizzoli non era ritenuto molto trasparente cioè al di sopra delle parti.  

   Nel libro sono presenti alcuni importanti aggiornamenti successivi al periodo del Medioevo propriamente inteso come un coro ligneo e affreschi nuovi nell’abside con esempi di vita di S. Lorenzo eseguiti a cavallo tra il 1600 e il 1700 dal noto pittore bergamasco Bernardo Luca Sanzi. Vi è poi l’installazione del primo organo realizzato da una ditta di Brescia nel 1604 e alcuni aggiustamenti al sagrato. Mentre per la chiesa di S. Maria vi è pure un coro ligneo e la sopraelevazione del primo chiostro del convento nel 1630.   

   La seconda parte di questo libro è dedicata alla scoperta archivistica, esplicita e non generica delle fortificazioni, tutte realizzate tra il 1200 e la fine del 1300, nel territorio di Zogno e in territori limitrofi che erano però in comunicazione visiva diretta con quelle di Zogno. Il castello di Zogno sostituito in toto dalla nuova chiesa, cioè l’attuale parrocchiale, nasce come successivo ampliamento di una casa fortificata, quasi di certo dei Maffeis, nella seconda metà del 1300 ed è citato numerose volte in varie forme. Da riferimenti indiretti era costituito da 4 o 5 locali per circa 30 soldati: vi era una cucina, una mensa, una stalla, un deposito di armi, un locale riservato al capo della guarnigione e una cisterna d’acqua sotterranea, usata in tempi successivi come cimitero, e riscoperta nel 1960 quando fu installata per la prima volta la caldaia per la chiesa. È stato di proprietà alternata tra Maffeis ghibellini e Sonzogni guelfi in funzione dell’andamento delle guerre. Fu completamento distrutto nel 1435 e di esso rimane solo l’antemurale cioè il sagrato attuale e nemmeno la torre campanaria di oggi è quella del castello essendo stata rifatta tutta ex novo. Di data più antica e certa (1371) è la rocca di Stabello di proprietà esclusiva di alcuni Maffeis originari però di Zogno costituita da due torri e da corpi di case che le collegavano e che in parte si vedono ancora oggi. Nel libro sono descritti anche vari scontri tra guelfi e ghibellini zognesi per i quali è intervenuto varie volte anche il parroco come paciere.  

Un altro castello importante era ad Endenna, nella contrada omonima, fin dal 1330 in mano alla famiglia Mascheroni dell’Olmo originaria di Olmo al Brembo. Merino dell’Olmo era un noto capo guelfo che fu ferito a Endenna e morì a Bergamo per le ferite riportate nel 1383 mentre un suo figlio, Uniano, fu ucciso nell’anno 1400 e il suo cadavere fu esposto a Bergamo appeso ad una forca per vari giorni. Un fratello di Merino, Bertulino, fu ucciso al Castello della Regina nel 1382 ma anche il loro padre Viviano era stato ucciso e decapitato nel 1364. Siamo di fronte dunque a una famiglia guelfa molto combattiva ma sfortunata. A Somendenna alla località Torre vi era in realtà una rocca segnalata fin dai primi anni del 1400 e rappresentata in vari antichi dipinti. Fin dai primi anni del 1300 è segnalato un castello in cima al monte Castello di Miragolo da cui ha tratto il suo nome la contrada Poscastello, dal latino “post castellum” che significa dietro il castello rispetto a Poscante da cui dipendeva.  

   Nei primi anni del 1400 è certificata l’esistenza di una torre comunale di avvistamento nella contrada di S. Cipriano e una casa fortificata con torre cioè un castello, sia pure di limitate dimensioni, fin dal 1300 nelle contrade di Camissinone e Sonzogno, dal 1400 a Carubbo e alla contrada Castello presso Carnito e fin dai primi anni del 1300 due importanti torri di avvistamento e controllo ai ponti di Sedrina: una per poco in territorio di Sedrina e l’altra in territorio di Zogno sulla cresta rocciosa di fronte al di qua del Brembo. Sul Canto Alto un fortilizio è certificato già dal 1125 però come difesa dalle invasioni degli ultimi barbari, gli Ungari, che invasero l’Italia attorno al 954 d.C., riutilizzato e ampliato poi nelle lotte tra Guelfi e Ghibellini. Sono descritti inoltre vari scontri armati tra queste fazioni attorno e in cima a questo monte.  

   Nel libro all’esterno della conca di Zogno ma assai vicini e in comunicazione visiva con essa sono certificati fin dal 1200 il castello dell’Ubione, dal 1300 il Castello della Regina e varie torri nella valle di Brembilla, dal 1100 i più noti castelli di Almenno e Almè e altri castelli sul versante sud del Canto Alto nuovi e diversi da quelli più conosciuti di Sorisole (castello dei Pili) e di Ponteranica Alta (castello della Moretta) e infine 5 nuove torri dai primi anni del 1300 in Città Alta a Bergamo. Altre torri e piccoli castelli sono risultati a Bracca e a Rigosa fin dal 1400 mentre dal 1300 sono segnalate una torre ed una rocca sia a S. Pellegrino che a S. Giovanni Bianco con descrizioni alquanto articolate. 

   Dal contenuto complessivo del libro infine si ricavano due scoperte a carattere generale. La prima riguarda il fatto che il nome antico del paese in latino, cioè “Zonio”, in tantissimi documenti citati è anche il nome proprio delle persone residenti in questa località quali Zonio Mussinoni, Zonio Maffeis, Zonio Gariboldi, Zonio Rubis e Zonio Coriggi. Quindi non è molto affidabile la tesi secondo cui l’origine del nome “Zonio” derivi da un ibrido latino-barbarico leggibile come Zuff forse derivato da una deformazione di “Jugum” che significherebbe giogo. Sembra più probabile che il nome del paese derivi dal nome dei suoi antichi abitanti come è successo per varie sue contrade quali Carubbo da Ca dei Rubis, Capaniccioli da Ca dei Panizzoli, Costa Berlendis da Costa o Ca dei Berlendis . . . 
La seconda riguarda il fatto che molti personaggi secondari sconosciuti che intervengono negli scontri tra Guelfi e Ghibellini descritti nel diario o Chronicon di Castello Castelli appaiono presenti in molti atti notarili citati in questa ricerca per cui si deve dire che si è di fronte a personaggi comuni realmente esistiti il che permette di concludere che il Chronicon del Castelli è molto più affidabile di quanto ipotizzato sino ad oggi da vari storici.    

Indice degli argomenti e dei capitoli del libro.