Saggi Storici
Quaderni Brembani

Edizioni Centro Storico Culturale Valle Brembana, Corponove, Bergamo

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Un antichissimo ponte fortificato sul Brembo
(n. 3, 2005)


Diversi anni fa, durante una ricerca storica all’Archivio di Stato di Venezia riguardante la gestione di beni demaniali in valle Brembana, ho potuto scoprire un disegno inedito riproducente l’antico ponte sul Brembo di Ponte S. Pietro anteriore all’epoca austriaca alla quale risale invece il ponte ancora oggi visibile, ad un solo arco, nel centro storico di quel paese.
Il disegno, eseguito nel 1723 dall’architetto veneto Carlo Giuseppe De Vincenti [1], mostra in modo assai dettagliato e realistico un ponte costituito da due arcate diseguali appoggiantesi ad un poderoso pilastro in mezzo al fiume Brembo  sopra il quale campeggiano i resti di una grandiosa torre quadrata. L’antichità e l’eccezionalità di questa immagine inedita convinse la Biblioteca Comunale di Ponte S. Pietro a pubblicare nel 2001 i risultati di questa ricerca in un volumetto che fu distribuito a tutte le famiglie della cittadina e al quale si rimanda il lettore che volesse approfondire la problematica [2].
Ora benché l’argomento interessi maggiormente un luogo un poco lontano dalla parte centrale e montuosa della valle Brembana, esso ha a che fare comunque con il fiume Brembo in un modo assai ricco, particolare ed intenso. Poiché tutto ciò che riguarda un fiume riguarda anche tutta la popolazione che vive lungo quel fiume in quanto tra una popolazione e il “suo” fiume si instaura nel corso dei secoli un dialogo peculiare e caratterizzante per entrambi, fatto di millenarie esperienze comuni, forti, legate spesso alla sopravvivenza, che si sono stratificate nella coscienza di chi vive lungo le rive permeandone in modo indelebile il vissuto e la cultura, è sembrato interessante e utile riproporre qui in breve i risultati salienti di questa ricerca anche perché, per ovvi motivi di distanza, in questa parte della valle Brembana non vi è stata la possibilità di diffonderli in modo adeguato.
In questo lavoro dunque si dimostra che il disegno è l’unica, e la più antica immagine giunta sino a noi, che rappresenta questo ponte con una poderosa torre al di sopra del pilastro centrale di cui prima della pubblicazione indicata esistevano solo due o tre cenni scritti in documenti d’archivio ma in una forma generica ed incerta.
Questa immagine spiega anche perché lo stemma comunale di Ponte S. Pietro riporta ancora oggi schematicamente questo ponte con la torre nel mezzo. Esso fu copiato, diventando così un simbolo della cittadina, da un bassorilievo dello scultore Antonio Pirovano che eseguì tale opera nel 1747, cioè in epoca di poco successiva al disegno dell’architetto De Vincenti, di certo per tramandare agli abitanti del luogo il ricordo di quella torre tanto antica e tanto ricca di significati per quella comunità. Per inciso questa scultura è ancora visibile in copia, per motivi di protezione e conservazione dell’originale, inserita nel muro di cinta del sagrato della chiesa parrocchiale di quel paese.
La ricerca dimostra pure che il ponte dotato di torre così come si vede nell’immagine del 1723 è sopravvissuto alle due eccezionali piene del Brembo, abbastanza note per gli appassionati di storia locale, dell’agosto 1493 e del giugno 1646 che tante distruzioni e morti causarono non solo a Ponte S. Pietro ma anche in tutta la valle Brembana. A Ponte S. Pietro nel 1646, per ricordare quell’evento drammatico, proprio nel muro della casa attigua a quel ponte sulla sinistra orografica e ancora oggi visibile, fu posta una lapide indicante l’altezza quasi incredibile raggiunta dalle acque del Brembo in quell’occasione. Ebbene la posizione di questa lapide, mai cambiata nel tempo dal 1646 ad oggi, e la configurazione del ponte con la torre in quell’epoca lontana hanno permesso di accertare che il livello raggiunto dalla piena del 1646 è veritiero e corretto ed è confrontabile con quello di un’altra piena eccezionale del Brembo assai più recente però: quella del luglio 1987 che pure tantissime distruzioni e vari morti ha provocato in valle Brembana.
Un’altra importante caratteristica del disegno consiste nel fatto che l’architetto De Vincenti lo ha realizzato in pianta, in alzato e in prospettiva alla scala di 16 braccia bergamasche cioè in modo assai rigoroso e fedele dovendo precisare e distinguere i diritti publici da quelli privati in quel luogo con una documentazione grafica di tipo catastale. Ciò permette di affermare che il pilastro centrale di questo manufatto, che poggiava su un grandioso masso in mezzo al fiume, aveva una forma quasi quadrata con lato di circa 6 metri, mentre la torre che vi stava sopra era perfettamente quadrata con lato di 4 metri ed era ancora alta circa 10 metri. Inoltre essa era dotata di un sottopasso o sottoportico rispetto al piano di calpestio del ponte ed infine, verso la parte alta, presentava ancora due feritoie di natura sia difensiva che offensiva in perfetta corrispondenza con quanto si osserva, sia pure schematizzato, nello stemma cittadino.
Dunque nel 1723 per le persone e gli animali l’attraversamento del Brembo in quel luogo era doppiamente obbligato non solo perché bisognava passare sopra un ponte abbastanza stretto ma perché bisognava passare anche sotto il portico della torre, simile ad una forca caudina, il che ci fa comprendere in modo immediato e concreto che cosa significava in tempi lontani controllare un punto cruciale per la viabilità.
Sorprendenti risultano poi le dimensioni murarie dell’intera struttura soprattutto se si pensa che la torre nel 1723 appare sbrecciata a causa dell’usura del tempo. Quindi in epoche più antiche è plausibile supporre che essa fosse ancora più alta. Ciò si accorda bene anche con l’esigenza di controllare dalla sua cima non solo il passaggio sul fiume ma anche, grazie alla sua quota superiore a quella delle rive del Brembo, l’avvicinamento al ponte lungo le strade provenienti da Bergamo, da Lecco e da Trezzo d’Adda.

ponte fortificato

L’antico ponte di Ponte S. Pietro, visto da valle, in un disegno di tipo architettonico cioè corredato di misure, proporzioni e scala, eseguito nel 1723 dall’architetto veneto De Vincenti.


In effetti su questo ponte anche nei secoli più lontani convergevano tre direttrici molto importanti sia dal punto di vista militare che commerciale: il collegamento tra Bergamo e Milano attraverso il “porto” di Trezzo d’Adda; il collegamento di Bergamo con Lecco e quindi con la Valtellina; il collegamento tra Venezia e la fedele alleata Parigi, attraverso Brescia, Bergamo, Lecco, il passo dello Spluga, Coira, Basilea, Zurigo e Digione, che comprendeva in parte il percorso precedente.
Tutti questi elementi insieme all’indicazione, sia pure schematica, dell’esistenza di questo ponte in pietra dotato di torre in una mappa del 1450 circa [3] e in un’altra del 1440 [4] concorrono a dimostrare che questa grandiosa opera trae le sue origini, alla metà del XIV secolo, dalle furibonde lotte tra le più potenti famiglie bergamasche guelfe e ghibelline per il controllo del territorio alle quali si sovrapponevano ormai, confondendosi, le politiche di conquista, di segno opposto, delle due città più importanti dell’Italia settentrionale in quel periodo: Milano e Venezia.
Questo ponte così particolare dunque nasce come avamposto fondamentale di difesa dagli assalti di un nemico vicino e nello stesso momento come prova tangibile della forza dell’autorità che lo detiene in un dato momento. Non a caso nella mappa del 1450 esso è rappresentato con la torre dotata di merlature quadrate segno inconfondibile che in quell’epoca la struttura era in possesso di famiglie guelfe alleate di Venezia. I documenti d’archivio ci dicono che questo avanposto di difesa, col mutare repentino dei rapporti di forza tra i contendenti, si è tramutato anche in un trampolino di lancio formidabile per avviare e portare a termine azioni offensive contro i nemici con scopi di conquista e che ciò è avvenuto varie volte, in direzioni opposte,  proprio a cavallo tra il XIV e il XV secolo.
Considerando il carattere strategico del controllo del passaggio sul Brembo a Ponte S. Pietro, poiché solo in quel luogo l’alveo del Brembo in pianura si restringe tanto da rendere il suo superamento relativamente facile, e considerando che tutta la zona adiacente al fiume e l’intera valle Brembana in quei secoli era un territorio di confine incerto e insicuro nelle mire di importanti forze politiche, appare evidente che l’immagine del 1723 di questo ponte ci propone ancora il clima di un’epoca di forti contrasti, di difficili condizioni di vita, vicine alla sopravvivenza, basata su una lotta quotidiana non solo per vincere le avversità della natura ma anche per fronteggiare un contesto sociale particolarmente violento e senza regole. Un ponte fortificato, cioè una struttura civile ma con caratteristiche spiccatamente militari, era perciò il più adatto a svolgere le funzioni richieste in un perdurante clima di guerra.  

BIBLIOGRAFIA

1) Archivio di Stato di Venezia: Rason Vecchie, busta n. 216.

2) Quaderni del Fiume Brembo - 2 : Una Comunità tra due Ponti di Giuseppe Pesenti, Ponte S. Pietro, Tipografia Dimograf, 2001.

3) Biblioteca Nazionale di Parigi : Mappe Antiche, Carta della Lombardia del XV secolo, dipinta a colori su pelle.

4) Biblioteca Comunale di Treviso, Mappe Antiche, Giovanni Pisato.