VALLE BREMBANA
Una terra da scoprire

 

Capitolo: Zogno

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Storia politica economica - Personaggi di rilievo - La Parrocchiale di San Lorenzo - La chiesa parrocchiale di Endenna - La chiesa parrocchiale di Grumello de Zanchi - La chiesa parrocchiale di Poscante - La chiesa parrocchiale di Miragolo S. Salvatore - La chiesa parrocchiale di Stabello - Il Museo San Lorenzo - Il Museo della Valle - Il Museo del Soldato

Storia politica economica

Il documento più antico in cui appare per la prima volta il toponimo di Zogno è una pergamena del 1102 in cui Gisalberto e suo figlio Nantelmo dei conti di Bergamo vendono a vari privati dei terreni e delle case situate in Valle Brembana in questo luogo. In altre pergamene, sempre di quel secolo, altri rappresentanti degli stessi conti di Bergamo cedono terreni e immobili di vario tipo al Monastero di Pontida e al Monastero di Astino, posti nella medesima località, i quali poi riaffittano subito tali immobili per la loro gestione a persone del luogo, segnale questo della presenza in Zogno di una certa iniziativa individuale. La primitiva chiesa di questo paese, dedicata a S. Lorenzo, appare invece citata per la prima volta in una bolla di papa Lucio II del 1144 in cui si afferma chiaramente che essa dipende dal Capitolo della cattedrale di S. Alessandro di Bergamo.
In questo periodo mentre le cittadine più sviluppate della pianura Padana si stanno organizzando in liberi comuni, a Zogno sopravvivono ancora gli ordinamenti feudali fin verso la metà del XIII secolo in quanto i suoi rappresentanti, paragonabili al console o al sindaco di epoche successive, sono chiamati “decani”. Essi devono riferire amministrativamente alla città di Bergamo essendo Zogno inserita nella “squadra” abbinata alla porta di S. Alessandro, una delle quattro parti o sezioni in cui la città aveva suddiviso il territorio sotto la sua influenza. Solo nel XIV secolo Zogno appare organizzata compiutamente in comune sotto l’influenza di varie famiglie locali tra le quali predominano i Sonzogno, in prevalenza di orientamento politico guelfo, e i Maffeis di orientamento ghibellino. Dalle famiglie Maffeis di Zogno discendono vari Maffeis abitanti a Bergamo, in città alta, molto amici e a volte congiunti con rappresentanti della famiglia Suardi la più importante esponente bergamasca della politica ghibellina. Non a caso vi sono testimonianze di aspri scontri tra le due fazioni anche a Zogno che, attraverso varie vicende e contrapposti successi, portano alla realizzazione di un cospicuo castello nel luogo dove oggi sorge la chiesa parrocchiale.
Con l’arrivo del governo veneto, Zogno diviene sede del vicariato della Valle Brembana Inferiore e il lungo periodo di pace conseguente porta a un discreto sviluppo economico e sociale. Tra i fatti salienti vi è da sottolineare la costruzione dell’attuale chiesa parrocchiale nel luogo del castello visconteo, alla metà circa del XV secolo, non nella forma che si vede al presente tuttavia in quanto essa fu ristrutturata in modo consistente a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo. Un secondo fatto importante è la realizzazione del convento abbinato alla chiesa di S. Maria a partire dal 1488. Zogno diventa presto anche sede stabile di un importante mercato di interesse vallare e si distingue per alcuni suoi abitanti che mostrano precoci capacità imprenditoriali. Tra questi si deve citare “mastro” Giovan Giacomo Maffeis che nella seconda metà del 1500 costruisce a Zogno un poderoso maglio sulla roggia che diventerà successivamente la Brembati-Traini per trasformare i pani di ferro, provenienti dall’alta valle, in vari attrezzi agricoli ed anche in proiettili di cannone che smercia in tutta la valle e nella pianura bergamasca. Egli risulta proprietario per vari anni anche di una famosa fucina a Lenna presso il santuario della Coltura. Nel 1569 e più tardi nel 1604, con suo figlio Regino, propone al governo veneto la possibilità di costruire un canale navigabile dal Brembo sino all’Adige partendo dalla località Clanezzo per favorire i commerci tra Venezia e i Grigioni (Svizzera). Questa poderosa opera non verrà realizzata per i costi ma si trasformerà in una serie di canali irrigatori delle campagne limitrofe. Egli fu anche uno dei propugnatori della costruzione della Strada Priula, importante e comoda mulattiera interessante l’intera valle, realizzata per fini militari tra il 1592 e il 1594 e successivamente divenuta strada commerciale. Egli fu nominato anche direttore dei lavori della stessa strada nel tratto da Villa d’Almè a Zogno. Un altro personaggio importante è il conte Francesco Brembati, originario di Bergamo, che visse però per molte estati a Zogno in una casa di villeggiatura e che ampliò la roggia del Maffeis costruendo nel 1625 una cartiera in grado di smerciare i suoi prodotti in tutta la Lombardia. La ristrutturazione dell’antica roggia voluta dal Brembati permise ad altri artigiani di costruire poco dopo un altro maglio, una segheria ad acqua, un torchio da olio, due cospicui folli e un gran numero di mulini. Tutti questi edifici insieme ad altri dello stesso tipo e di una nuova conceria di pelli realizzati su altre tre rogge dirimpetto a Zogno, sulla sinistra orografica del Brembo per l’esattezza in territorio di Endenna, Grumello de Zanchi e Stabello, fecero di Zogno un centro artigianale e commerciale di prima grandezza in valle fino alla metà del XIX secolo e oltre. ( foto-01)
L’arrivo del governo francese turbò le coscienze con le nuove idee di libertà, spesso anticlericali, propagandate in modo radicale ma dell’istruzione pubblica gratuita e di un nuovo sistema di comunicazioni postali a carico dello stato tanto sbandierate a Zogno non fu realizzato nulla a causa delle continue guerre di Napoleone. Venne applicata subito invece la pratica della coscrizione obbligatoria, assai odiata, e funzionale alle guerre napoleoniche. L’unica opera pubblica compiuta è la costruzione per la prima volta, tra il 1808 e il 1810, di un cimitero lontano dalla parrocchiale per motivi di igiene e sanità pubblica. La stessa cospicua sopraelevazione e ristrutturazione della chiesa parrocchiale in stile neoclassico, come si vede al presente, fu un merito esclusivo delle generose offerte della popolazione e dell’intraprendenza del parroco del tempo don Giuseppe Grigis. Il tutto avvenne tra il 1796 e il 1804.  
Ciò che non fu compiuto dal governo francese fu realizzato invece dal governo austriaco con la trasformazione della Strada Priula, percorribile prima solo da animali e persone a piedi, in strada carreggiabile ai carri e alle diligenze a quattro ruote da Villa d’Almè sino ad Olmo tra il 1822 e il 1827. Tale ristrutturazione era finalizzata oltre che a migliorare i commerci in generale anche a realizzare i servizi postali pubblici. Non a caso la strada della valle così riformata venne classificata come “Strada Regia Postale”. Gli Austriaci costruirono anche numerosi nuovi ponti e molte strade secondarie almeno birocciabili, cioè percorribili da carri a due ruote, come quella che da Ambria di Zogno saliva a Serina attraverso Cornalta lungo il versante sinistro di quella valle e di cui oggi rimangono cospicui resti. Il governo austriaco realizzò nel nostro paese anche le prime scuole pubbliche corrispondenti ai primi quattro anni delle elementari moderne. Costruì anche vari acquedotti, introdusse maggiori rotazioni nelle coltivazioni dei campi e nella gestione dei boschi e per la prima volta costruì argini di riparo alle piene del Brembo ottenendo nuovi terreni coltivabili proprio nelle piane che precedono il centro del paese. A Zogno poi non tralasciò di ingrandire più del doppio e di abbellire il cimitero di origine francese. In epoca austriaca furono introdotte anche nuove tecnologie in vari settori economici come nella lavorazione del ferro, nella costruzione dei carri, nella produzione di lane e sete e nelle costruzioni civili.
L’esistenza nel territorio di Zogno di numerose e antiche derivazioni dell’acqua del Brembo per sfruttare la forza dell’acqua in caduta libera suggerirono nella seconda metà del XIX secolo il potenziamento di vari edifici artigianali che incominciarono a diventare edifici industriali mentre nei primi anni del XX secolo questo suggerimento si trasformò nella costruzione di più cospicue derivazioni o canali per realizzare alcune tra le prime centrali idroelettriche d’Italia segnando l’inizio di un vero e proprio sviluppo industriale della valle testimonianza dello sviluppo economico generale dell’Italia di quel periodo. Per quanto riguarda Zogno non si può tacere della nascita nel 1903 della centrale elettrica dell’ing. Ettore Conti, la seconda per potenza in valle, e nel 1907 del cotonificio Manifattura di Valle Brembana ad opera della famiglia Polli originaria di Intra sul lago Maggiore. Purtroppo non molti anni dopo questo iniziale sviluppo fu interrotto dallo scoppio della prima Guerra Mondiale. Il tributo a questa guerra in sangue e in reduci invalidi gravi per il paese di Zogno, come del resto per altri paesi, fu spaventoso. Il XX secolo segna per il comune di Zogno anche una fondamentale variazione politico-amministrativa in quanto con regio decreto del 16 febbraio 1928 il suo territorio, che prima stava solo sulla destra orografica del Brembo, venne ampliato con l’aggiunta dei territori dei piccoli comuni limitrofi tutti insediati sulla sinistra del fiume: Poscante, Grumello de Zanchi, Stabello, Endenna, Somendenna e Spino al Brembo. Vi è da dire comunque che tutti questi paesi da secoli gravitavano verso Zogno avvertito come un centro naturale. Questa situazione politico-amministrativa non è più cambiata da allora.   

Personaggi di rilievo

Tra i personaggi che si sono messi in vista si deve citare il cardinale Giuseppe Alessandro Furietti nato a Bergamo nel 1685 il cui padre Giovanni era nato a Zogno. La famiglia Furietti derivava in realtà da una famiglia Sonzogni soprannominata Furia. Giuseppe Alessandro si mise in evidenza a Roma non solo come ecclesiastico ma soprattutto come letterato e archeologo. A lui si devono le scoperte di due centauri marmorei di notevole bellezza tra le macerie della villa dell’imperatore Adriano a Tivoli e di vari mosaici romani tra cui il famoso quadro delle colombe. Il Furietti riuscì anche a trovare dopo annose controversie una sede stabile per la Compagnia dei Bergamaschi in Roma nella chiesa di S. Maria della Pietà e nel suo testamento, poco prima di morire nel 1764, regalò alla città di Bergamo una notevole libreria che contribuì alla nascita della Biblioteca Civica Angelo Mai.  
Don Giovanni Antonio Rubbi nacque a Zogno nel 1693 e dopo essere diventato sacerdote resse per cinque anni la cappellania della Beata Vergine della Neve nella contrada di Tre Fontane. Divenne poi parroco di Poscante, di Monte di Nese e a partire dal 1740 parroco di Sorisole dove rimase sino alla morte nel 1785. Ben presto si fece notare per i suoi costumi di vita innocenti, semplici, umili e austeri perché pervasi da un senso profondo del proprio ruolo e missione sacerdotale. ( foto-02) Fu dunque molto attivo nel suo apostolato nell’annunciare la parola di Dio, nel confessare le persone, nel condannare i vizi, nell’assistere gli infermi in qualunque condizione e nel dare l’esempio del digiuno e della preghiera diurna e notturna. A Sorisole incominciò a guarire gli ammalati sia fisici che spirituali, o indemoniati, in un modo che sembrava a tutti miracoloso. Perciò fu soprannominato da tutta la popolazione “il prevosto santo”. La sua fama si sparse presto in Lombardia e in Italia tanto che, negli ultimi anni della sua vita, la gente che accorreva a lui da ogni dove si calcolava in alcune migliaia al giorno. Oggi sono in corso le pratiche per avviare il processo della sua beatificazione.  
Zogno si segnala anche come il comune italiano ad aver dato, sul finire del dominio austriaco, il maggior numero di volontari, ben cinque, alle camicie rosse di Garibaldi per lo sbarco a Marsala. Questi giovani con pesanti sacrifici della propria vita testimoniano il desiderio e l’anelito di vedere la nascita di un’Italia tutta unita, libera e indipendente da influenze straniere che senza questa impresa memorabile forse non si sarebbe compiuta. Essi sono: Francesco Bonetti nato nel 1841 da Giuseppe e Teresa Risi nominato tenente in questa campagna e morto ad Alessandria a circa 60 anni; Barnaba Gamba nato nel 1824 falegname e morto in povertà all’ospedale di Bergamo nel 1894 circa; Vittorio Moroni nato nel 1828, non originario di Zogno ma ivi residente da tempo con la famiglia, e morto anch’esso all’ospedale di Bergamo nel 1867; Agostino Pasquinelli  nato nel 1840 da Giacomo e Benedetta Cameroni nominato tenente nella campagna militare; Pietro Volpi nato nel 1843 da Giovanni e Maria Calderara partito per la spedizione a soli 17 anni, nominato sergente e morto a Zogno nel 1911.
Bortolo Belotti nacque a Zogno nel 1877 discendente per linea femminile da un’antica famiglia Bonetti di Baresi. Frequentò il liceo Paolo Sarpi a Bergamo e si laureò in giurisprudenza nel 1899. Dal 1900 si trasferì a Milano dove condusse la maggior parte della sua vita esercitando l’avvocatura. Nel 1913 fu eletto deputato al Parlamento per il collegio di Zogno e nel 1919 per la circoscrizione di Bergamo. Nel 1921-1922 fu Ministro per l’Industria e il Commercio nel governo Bonomi. Nel 1924 rinunciò alla candidatura politica dedicandosi a ricerche storiche-scientifiche sfociate in molte pubblicazioni che lo hanno reso famoso tra cui la “Storia di Bergamo e dei Bergamaschi”, la “Vita di Bartolomeo Colleoni” e altre minori comprendenti la Storia di Zogno. Pubblicò con discreto successo anche raccolte di poesie. Fu arrestato per antifascismo dall’ottobre 1930 all’aprile 1931 e in seguito si rifugiò, a partire dal novembre 1943, a Sovico di Lugano in Svizzera dove morì nel 1944.
Un trisavolo dell’onorevole Belotti, Bortolo Bonetti albergatore benestante, subì nel 1805 una grave estorsione di 5000 lire attraverso un sequestro della sua persona per opera del bandito Vincenzo Pacchiana nato presso il ponte vecchio di Zogno in comune di Poscante e noto come Pacì Paciana, il quale si accanì anche contro altri “ricchi” borghesi di Zogno. In queste azioni criminose egli riuscì per due anni a tenere testa alla polizia francese, soprattutto nascondendosi, per cui derivarono alcuni esagerati racconti delle sue imprese. Morì tuttavia poco dopo in modo drammatico tradito e ucciso da un sicario-spia. In senso negativo anche Vincenzo Pacchiana ha lasciato un ricordo non comune di sé.

La parrocchiale di San Lorenzo

Nel corso dei secoli la generosità della popolazione locale ha permesso la realizzazione di varie opere artistiche di natura prevalentemente pittorica e di notevole pregio raccolte in varie chiese della zona. La parrocchiale di Zogno, ristrutturata come detto in stile neoclassico da una base tardo-gotica di cui rimane una interessante iscrizione su un architrave (2 maggio 1452), contiene i quadri più noti. Al primo altare laterale destro vi è una pala rappresentante la Natività dipinta nei primi anni del 1500 ed è attribuita oggi con certezza al famoso pittore di Serina Palma il Vecchio. (foto-03) La tela è un esemplare di pittura veneta: il caldo cromatismo, il paesaggio, l’equilibrio classico della composizione ricordano Giorgione e Tiziano. All’altare laterale di fronte c’è una pala dipinta nel 1630 da Francesco Cavagna detto il Cavagnolo raffigurante la Vergine col bambino, S. Giuseppe a destra, S. Giovanni Battista a sinistra e alla base S. Sebastiano e S. Rocco. Nella controfacciata, sopra la bussola, notevole è una grande tela anonima del XVII secolo che rappresenta la fuga in Egitto ricca di spunti drammatici e assai scenografica e spettacolare per le dimensioni.  
Nel coro, dietro l’altare principale della chiesa, c’è una grande pala di Vincenzo Angelo Orelli (1785 circa) con la Madonna e i Santi Lorenzo, Marco e Marcelliano: le posizioni in diagonale, i colori vivaci e le pose enfatiche esaltano il gusto tardo barocco del pittore ticinese, presunto autore anche degli affreschi della volta; ancora nel coro si possono vedere gli affreschi di Enrico Albricci (1773), noto come pittore di comiche “bambocciate”, che qui si propone come pittore neoclassico.
Nel secondo altare a sinistra c’è un bel crocifisso ligneo del XVII secolo.
Tra gli altri arredi lignei si deve citare il coro intagliato nel 1788, i confessionali e la bussola dell’ingresso principale, tutte opere della famiglia di scultori zognesi detti i “Marina”. Anche la sacrestia è ricca di pezzi interessanti come tele, affreschi strappati e mobili antichi tra cui un bellissimo armadio con cassettiere del XVII secolo. Nei pressi del sagrato si trovano sculture assai antiche: due facce di epoca romanica e un fallo di epoca protostorica. Nella chiesa sussidiaria di S. Maria Annunciata si osserva scolpita in pietra sopra la porta a sud una croce di epoca tardo-romanica con la data in latino 1325.

La chiesa parrocchiale di Endenna

Nella chiesa della frazione Endenna, ristrutturata completamente alla metà del XIX secolo pure su base tardo-gotica, spicca il Trittico di San Bernardino, originale tavola lignea di fine XV secolo. Al centro la figura di San Bernardino, dipinto su un fondo dorato, decorato con cornice intagliata a colonnine tortili, foglie, guglie e stemma raggiato; ai lati l’Annunciazione e Sant’Antonio abate e San Sebastiano in basso. Il dipinto è stato variamente attribuito a pittori locali (forse i Marinoni di Albino) o ad una bottega senese; lo stile è arcaico, ancora gotico, per la presenza dell’oro, per la staticità delle figure, per l’insistenza sul volto scavato di San Bernardino ( foto-04). Nella sacrestia una bella tela di una Pietà firmata dal veneto Nicola Grassi. Per gli arredi si deve citare un originale bassorilievo in alabastro dei primi anni del 1500 che rappresenta un’Adorazione dei Magi e un bel Crocifisso attribuito a un certo Zambelli e una statua dell’Immacolata dei Fantoni (1670). Capolavoro di scultura in legno è la tribuna dell’altare maggiore dove si intrecciano decorazioni vegetali, colonnine tortili, nicchie con figure di Santi e angioletti, in un tripudio di oro e colori barocchi.

La chiesa parrocchiale di Grumello de Zanchi

La frazione Grumello de Zanchi, staccatasi nel 1453 dal comune e dalla parrocchia di Poscante come testimonia la data incisa sopra la porta laterale, possiede una chiesa della stessa epoca rimaneggiata più volte nel corso dei secoli e particolarmente ricca di dipinti. In particolare, sull’altare nella parete sinistra, vi sono cinque tavole di Vittore Carpaccio, un unicum per la nostra provincia del grande pittore veneziano. ( foto-05) Si tratta di ciò che resta di un polittico smembrato con i Santi Giacomo e Giovanni Evangelista al centro, Dio Padre nella lunetta in alto e San Girolamo e Sant’Antonio abate in basso. ( foto-06) ( foto-07) E’ una pittura di altissima qualità nell’atteggiamento delle due figure monumentali, improntate a un senso di sospesa meditazione e di forte senso plastico, e nell’intenso naturalismo dei paesaggi dei due Santi eremiti. La pala centrale con la Madonna del Rosario, San Domenico e papa Pio V è firmata da Leandro Bassano, altro protagonista della pittura veneziana tra i secoli XVI e XVII. Sempre nel coro due piccole tavole con Sant’Antonio abate, che tiene in mano il fuoco e Sant’Antonio da Padova, attribuite alla bottega di Palma il Vecchio. Lungo le pareti della navata due bellissime tele di Antonio De Pieri detto lo Zoppo, opere ricche di effetti scenografici e cromatici tipicamente veneti. Nella volta della sacrestia un originalissimo affresco di Vincenzo Angelo Orelli, che raffigura le allegorie delle Virtù su una mongolfiera, singolare sintesi “illuminista” tra spirito progressista e tradizione! Tra gli arredi preziosi da segnalare una croce astile con elementi figurati datata 1559.

La chiesa parrocchiale di Poscante

Nella chiesa della frazione Poscante, rinnovata completamente alla metà del XIX secolo pure su base tardo-gotica come dimostra la data 27 aprile 1498 incisa sul basamento del campanile, si può ammirare una serie di tele seicentesche, alcune anonime, altre di autori certi: il Battesimo di Gesù è opera di Francesco Cavagna, detto il Cavagnolo, la tela centrale, con San Giovanni Battista e i Santi Pietro e Andrea, è opera di Vincenzo Angelo Orelli, pittore ticinese tra rococò e neoclassicismo. Gli altri dipinti e gli affreschi sono moderni. Nella vicina cappella del Carmine si trova un affresco strappato che ritrae la Madonna col Bambino di stile tardo gotico e due dipinti settecenteschi del veneziano Gian Nicola Grassi, con forti effetti di luce e tagli diagonali di gusto tiepolesco. Notevole è la dotazione di oggetti preziosi tra cui calici d’argento, lampade, candelieri in bronzo e abiti ecclesiastici di varie epoche: dal XVI al XVIII secolo.

La chiesa parrocchiale di Miragolo S. Salvatore

Nella chiesa parrocchiale di Miragolo S. Salvatore al primo altare laterale sinistro si trova un quadro firmato con data incerta del pittore Giuseppe Belli di Ponteranica che fu per alcuni anni collaboratore di Lorenzo Lotto. Rappresenta la Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor che era il titolo della chiesa sino alla fine del XV secolo quando da essa si staccò la chiesa di Miragolo S. Marco. Nella tela lo stesso Gesù e i vari profeti e apostoli, testimoni della trasfigurazione, sono caratterizzati da fisionomie e corporature popolari tipiche del bergamasco. (foto-8) Tale quadro risale a poco dopo il 1550 ed è considerato dai critici piuttosto importante rivelando alcune influenze derivanti dal Lotto.  

La chiesa parrocchiale di Stabello

La chiesa della frazione Stabello, profondamente ristrutturata nella seconda metà del XVIII secolo in stile neoclassico, sul lato a nord presenta una croce in pietra primitiva ma ben rifinita scolpita in epoca romanica che testimonia la sua lontanissima origine. All’interno vi sono varie opere del XVI secolo quali una Pietà e una Madonna della cintura mentre del secolo successivo sono una Madonna del Rosario del veronese Pio Piatti, una Madonna che consegna la veste a Simone Stock, un’Adorazione dei pastori e un Transito di San Giuseppe.
Questa chiesa ha una ricca dotazione di arredi lignei: un bellissimo armadio in sacrestia, gli stalli del coro, il pulpito intagliato e intarsiato. Da notare anche la vasca battesimale e il lavabo in sacrestia e la dotazione di paramenti sacri e di manufatti preziosi come reliquiari, candelieri, turiboli, carteglorie, un messale con guarnizioni d’argento, calici e vassoi in argento tutte opere dei secoli XVII e XVIII. Dello stesso periodo sono alcuni abiti ecclesiastici quali pianete ricamate e intessute.

Il  Museo di San Lorenzo  

Per iniziativa dell’emerito parroco di Zogno Monsignor don Giulio Gabanelli sorse nel 1980 il museo di S. Lorenzo che raccoglie una quantità davvero grande di oggetti antichi che riguardano tutti gli aspetti della vita religiosa brembana del passato. Ci sono affreschi e tele con soggetti sacri di epoca compresa tra la fine del XIV secolo e i tempi moderni e sculture in pietra e in legno altrettanto antiche che nel loro insieme costituiscono il nucleo più prezioso dell’esposizione. Ci sono poi calici, ostensori, croci astili, candelieri e turiboli di varie epoche. Numerose sono le vesti di stoffe antiche e preziose quali pianete e tuniche ricamate anche in oro e argento, alcune risalenti al XV secolo, che i sacerdoti indossavano in varie festività religiose. (foto-9) Non mancano camici ricamati in modo sontuoso e pizzi in lino di vario tipo formanti tovaglie d’altare e copri calice. Numerosi sono i paramenti per la chiesa e gli arredi di vario genere come un cero pasquale, i residui di raggiere luminose che circondavano gli altari nelle festività solenni, forme diverse di acquasantiere, vassoi in argento per raccogliere le elemosine, lanterne cinquecentesche per processione e stendardi. Ci sono esempi di antiche campane di svariate dimensioni, orologi da campanile e organi da chiesa portatili e non. Richiederebbe troppo spazio elencare qui altri oggetti molto particolari e sorprendenti quali ad esempio lo stampo in ferro delle ostie, simbolo del corpo di Cristo, per cui non si può fare a meno di invitare il lettore ad una visita di persona.  

Il Museo della Valle         

Nel 1979 per merito soprattutto dell’avvocato Vittorio Polli si inaugurò il Museo della Valle uno dei primi musei etnologici della Lombardia che raccoglie strumenti e oggetti legati alle attività dell’uomo brembano quando l’economia prevalente della società era quella agricola. Nelle numerose sale oltre agli attrezzi in legno e ferro del mondo contadino sono illustrati in modo sontuoso gli strumenti del fabbro, del falegname, del calzolaio, della produzione della lana, della tessitura fatta in casa con telai arcaici, dell’allevamento del bestiame, della produzione del formaggio e delle attività del cacciatore, del macellaio, dell’oste e di tanti altri mestieri ormai scomparsi. E’ illustrata con dovizia di mobili e oggetti anche come era arredata una casa di contadini di medio tenore di vita compresi alcuni giocattoli per i bambini che per la loro semplicità di costruzione e i limitati movimenti permessi non possono che suggerire un misto di meraviglia e di tenerezza.
A partire dal settembre 2014 sono state inaugurate all’interno di questo museo due nuove sezioni, una di Archeologia e l’altra di Paleontologia. Nella prima sono raccolti numerosissimi reperti preistorici trovati a partire dal 1975 nelle caverne attorno a Zogno, in particolare ai piedi della cosiddetta Corna Rossa, e in parte in Valle Brembana, la cui epoca temporale si estende da circa 10000 anni prima di Cristo (Mesolitico) al Medioevo. Nella seconda sono raccolti numerosi fossili di rettili e pesci ritrovati sempre a partire dal 1975 tra Endenna e Poscante risalenti a circa 230 milioni di anni fa.   
I reperti preistorici comprendono numerose punte di freccia, raschiatoi, punteruoli e coltelli o pugnali in selce e in alcuni casi punteruoli in osso e pugnali in rame; abbondanti parti di vasi in ceramica grezza ma anche decorata; collane ricavate da denti e da ossa di animali ma anche con piccole pietre lavorate alle quali si abbinano pendagli di pietra e a volte di ambra. Non mancano pietre arcaiche usate per macinare alcune granaglie. ( foto-10) Il tutto dimostra che anche la Valle Brembana era frequentata da uomini preistorici già in tempi lontanissimi dai nostri e che la sua storia è assai più lunga di quanto si potesse immaginare prima di tali scoperte.
I reperti fossili di Zogno sono particolarmente importanti per vari motivi: perchè alcuni di essi appartengono a specie nuove definite grazie a queste scoperte; perché alcuni fossili hanno permesso di completare le caratteristiche di altre specie di rettili o di pesci conosciute in passato solo in modo approssimato; per la loro fortissima antichità che precede l’epoca dei dinosauri e infine per la bellezza e le dimensioni che essi hanno in generale, caratteristica questa alquanto rara. (foto-11) Nel complesso questi fossili compongono un capitolo nuovo e importante nella storia della evoluzione della vita sulla Terra in epoche primordiali quando al posto della Valle Brembana c’era un mare caldo e ricco di vita paragonabile agli attuali mari tropicali.

Il Museo del Soldato         

Nell’ex stazione ferroviaria di Ambria ha sede il Museo del Soldato, allestito a cura del Gruppo Alpini di Zogno. L’esposizione è eterogenea: armi, divise, distintivi, fotografie, lettere dal fronte, libri. Il fiore all’occhiello sono gli attestati con Croce di guerra dei reduci zognesi di tutte le guerre. Il Museo è dotato anche di una biblioteca con più di 300 libri di argomento militare, collezioni fotografiche, diari di memorie della guerra.