Saggi Storici
Quaderni Brembani

Edizioni Centro Storico Culturale Valle Brembana, Corponove, Bergamo

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Scoperta antica mappa inedita di San Pellegrino Terme
(n. 2, 2003/2004)


Qualche tempo fa durante una ricerca storica all'Archivio di Stato di Venezia, con obiettivi del tutto diversi da quello trattato in questa sede, sono letteralmente inciampato per caso in un'antica mappa inedita riproducente una parte del paese di S. Pellegrino Terme. Nonostante per me quel caso fortunato non fosse il primo, forte è stata l'emozione nello scoprire il ritratto di una terra brembana in una città tanto lontana, anche se capitale un tempo di quel territorio.
Non avendo avuto occasioni propizie di inserire questa mappa in mie precedenti pubblicazioni, con piacere la sottopongo ora all'attenzione degli appassionati lettori di questa rivista convinto che essa costituisce una fonte assai ricca di informazioni storiche riguardanti non solo S. Pellegrino Terme ma anche la valle Brembana in generale.
Si tratta di un acquerello assai colorito con dimensioni effettive di cm. 75 X 50, datato 10 luglio 1753.
Esso riproduce in modo alquanto fedele la contrada attorno alla chiesa parrocchiale di S. Pellegrino Terme e la contrada adiacente, a monte e a valle, all'attuale via Caneva. Il territorio rappresentato si estende da poco prima del luogo, dove è sorto di recente il nuovo centro commerciale MARKET L.D., fino alla diga sul Brembo, inizio del canale idroelettrico dell'Enel. E' un tratto lineare di circa 650 metri nella scala singolare ma rigorosa di 1 a 715, espressamente indicata. Il disegno si può leggere da lati opposti, caratteristica questa abbastanza diffusa in quell'epoca quando l'autore, senza conoscere le regole della prospettiva, voleva rappresentare in pianta anche ciò che si vedeva in alzato nella realtà delle cose.
Nella parte centrale è tracciata molto bene l'antica strada della valle Brembana, detta "strada publica" o Priula, che si immette in via Caneva, affiancata poco lontano, verso il Brembo, da una roggia o "seriola" lunga circa 450 metri di proprietà di un certo Giuseppe Monaci. In effetti questa mappa fu commissionata dal signor Monaci ad un "agrimensore", il cui nome è rimasto sconosciuto, per sostenere le proprie ragioni in una lite confinaria con i vicini signori Sonzogni e Oprandi i cui orti e prati, assai vasti, risultano a contatto con la roggia stessa.
Notevole è il fatto che questa "seriola" è larga due metri e che aziona tre cospicui e distinti opifici, anch'essi ben evidenziati: dai documenti allegati risultano essere due mulini e un follo, tutti di proprietà Monaci. La roggia ha inizio nello stesso luogo dove oggi si trova la diga dell'Enel sul Brembo e termina nel fiume in corrispondenza del citato centro commerciale. Il suo alveo, grazie alla sua ampiezza, nei secoli successivi fu dapprima sfruttato per azionare i tre opifici trasformati in un'unica grande filanderia dal signor Augusto Beaux nel corso del XIX secolo; poi fu adattato come primo tratto del canale che alimenta la centrale idroelettrica di Zogno dalla società Conti & C. Di Milano agli inizi del XX secolo.
Sembra un risultato particolarmente importante di questa ricerca, e forse una novità assoluta, segnalare che l'imprenditore Augusto Beaux, di origini milanesi, risulta tra i soci fondatori dell'odierna Banca Popolare Commercio e Industria di Milano, nata il 28 dicembre 1888 col nome di "Società Anonima Cooperativa per la Stagionatura e l'Assaggio delle Sete ed Affini"[1].

mappa di San Pellegrino del 1753


E' invece abbastanza risaputo che la società Conti divenne in seguito Edison e che fu assorbita dall'Enel nella seconda metà del XX secolo.
L'epoca della prima realizzazione di questa roggia, dal passato lungo e glorioso, rimane purtroppo sconosciuta ma nei documenti allegati a questo acquerello si dice che essa esisteva già da molto tempo, dunque è ragionevole supporre che sia stata costruita assai prima del 1753.
Nel disegno è ben evidenziata anche la valletta detta degli Zocchi che trae le sue origini nei pressi della contrada Sussia, a circa 1000 metri di altezza, e che sbocca correttamente nel Brembo poco a nord della chiesa parrocchiale. Nella mappa si nota che la strada Priula, prima di immettersi in via Caneva, supera questo torrente senza alcun ponte poichè, come si afferma nelle carte allegate, essa era una comoda mulattiera larga circa due metri che con un cunettone selciato scendeva dolcemente nell'alveo del torrente e risaliva dalla parte opposta. Dunque durante l'attraversamento della valle degli Zocchi le mandrie, le greggi, i cavalli e i muli, carichi o scarichi di merce, erano costretti ad entrare in acqua. Solo ai pedoni e, in modo particolare ai bambini e alle signore di un certo lignaggio, era riservato il passaggio su un ponticello di legno situato poco a monte di questo luogo e che si vede nel disegno.
Un'altra caratteristica importante di questa mappa è la rappresentazione della chiesa parrocchiale.
Essa rivolge la facciata verso la strada della valle (Priula), cioè in direzione ovest-est, sottolineata dalla indicazione dei quattro punti cardinali e rispetta dunque le esigenze costruttive della tradizione classica cristiana. La sagrestia e la canonica si trovano a immediato contatto sul lato sud, con la stessa forma e con le stesse finestre che si vedono oggi. Non si osserva invece l'ampia gradinata attuale che scende verso la strada provinciale poichè essa risale ad un periodo successivo, per l'esattezza ai primi anni del XIX secolo.
L'unico collegamento tra la strada della valle e la chiesa, saparate da una lunga fila di case, appare costituito da una stretta mulattiera ancora oggi esistente che si trova a contatto, verso sud, dell'odierno albergo Papa e che sbocca nella piazza S. Francesco d'Assisi tenendosi adiacente al lato nord della chiesa stessa. Per inciso è interessante ricordare che gli abitanti non più giovanissimi di S. Pellegrino Terme conoscono questa viuzza, che si incunea anche oggi tra le case antiche, col nome di "la stretta degli asini".
Sembra dunque che l'ingresso principale della chiesa parrocchiale nel 1753 fosse posto non nella facciata a est ma a nord verso la valle degli Zocchi e verso le due contrade della Caneva e di Opel, quest'ultima posta a poca distanza dalla prima ma più lontana dai luoghi oggetto delle contestazioni e quindi schematizzata nel disegno con una sola casa.
L'ultimo elemento da sottolineare è la forma della facciata della chiesa.
Essa non presenta in alto il profilo triangolare del tetto con un grande rosone centrale, tipico di uno stile tardo gotico lombardo, ma due serie sovrapposte di finestre ad arco a tutto tondo, con un corpo centrale rialzato e più ristretto della base. Questo corpo è inoltre sormontato da un piccolo timpano triangolare dotato al centro di un foro di alleggerimento del peso della muratura e nello stesso tempo di ornamento. Anche il portone di ingresso, rettangolare, è sormontato da un timpano triangolare mancante però del vertice in alto. Queste caratteristiche, presenti non a caso tutte insieme, tradiscono senza ombra di dubbio le origini tardo rinascimentali di questa facciata [2] e lasciano supporre anche un rifacimento della chiesa, sconosciuto sino ad oggi, avvenuto in un periodo precedente a quello noto risalente all'epoca a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo.

BIBLIOGRAFIA

1) Banca Popolare Commercio e Industria 1888 – 2002, la storia continua ... Arti Grafiche Amilcare Pizzi, Cinisello Balsamo (MI), 2003.

2) Le due serie di finestre sovrapposte a tutto tondo e la presenza di fori di alleggerimento e di ornamento hanno un deciso richiamo allo stile della facciata della chiesa di S. Zaccaria a Venezia del bergamasco Mauro Coducci (Codussi).