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Edizioni don Giulio Gabanelli, stampa Carminati Stampatore, Almè - Zogno).

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Viabilità ieri e oggi a Zogno

(n.4, agosto 1982)
9/10

Dal dicembre dello scorso anno è stato aperto al traffico il nuovo ponte in cemento armato sopra il Brembo ad Ambria, per agevolare il collegamento tra la statale della valle Brembana e la provinciale della valle Serina.
Confrontato con questa recentissima costruzione il ponte vecchio di Ambria, frutto di una tecnica ancora artigianale, quasi scompare (foto 1). Tuttavia la sua storia ricca e pittoresca ci costringe a tenerlo in più ampia considerazione.
Il lettore cui piace talvolta gironzolare sulle rive del Brembo avrà notato, guardando dal greto del fiume, che l'attuale ponte vecchio di Ambria è costituito da due ponti accostati in senso longitudinale: l'uno a monte in pietra viva (è il più vecchio); l'altro a valle in cemento. Mentre quest'ultima parte è stata aggiunta subito dopo la seconda guerra mondiale per agevolare il passo alle sempre più numerose automobili, la prima risale a una sistemazione del 1875 allorchè fu costruita la strada di fondovalle che da Ambria, lungo gli orridi di Bracca, conduce a Serina (9.1).
Era il periodo in cui stava nascendo, per i ricchi signori di quel tempo, il turismo domenicale e stagionale e quindi qualche carrozza o landò cominciava faticosamente a salire a Serina da Bergamo e talvolta anche da Milano. Per questi motivi e per poter trasportare più comodamente i minerali di zinco dal monte Arera ad Ambria, il ponte in questione fu un po' allargato, senza però che ne fosse modificata la struttura la quale risaliva a circa cento anni prima, esattamente al 1781. E' un anno molto importante questo nella storia del ponte vecchio di Ambria perchè venne ristabilita di nuovo la comunicazione tra la valle Serina e la strada della valle Brembana dopo ben ventisei anni di liti, di discordie e di tremendi disagi per la popolazione.
E' interessante riportare una sintesi di queste controversie non solo per conoscere la storia di questo ponte ma anche per mostrare la mentalità degli uomini di quel tempo dalla quale si deduce che, in fatto di rapporti sociali, il comportamento dell'uomo da allora ad oggi, ahimè!, è migliorato ben poco.
Come si rileva dall'archivio di Stato di Venezia, tutto cominciò un giorno del 1755 allorchè per una forte piena del Brembo caddero due dei tre archi in pietra del ponte vecchio di Ambria o, come allora si diceva, di Tiolo al Ponte (9.2).
Subito le comunità di Spino e di Bracca, che avevano fatto costruire a proprie spese quel ponte nel lontano 1505, denunciarono al Capitano di Bergamo la propria impossibilità a ricostruirlo per mancanza di denaro. Nel contempo pregarono l'intervento del governo veneto suggerendo l'idea che tutti i comuni della valle Brembana Superiore (l'attuale valle Serina), che usufruivano del vantaggio di quel passo, fossero costretti a partecipare in modo proporzionale alle spese della ricostruzione.
Dopo qualche mese il senato veneto fece sapere che, non costituendo quel ponte un bisogno di primaria importanza per il bene della "Serenissima Repubblica", non era il caso che fossero scomodate autorità tanto lontane e che perciò la questione doveva essere risolta a livello locale, così come era uso fare da secoli in simili circostanze.
A questa risposta poco incoraggiante seguì qualche tempo dopo una precisazione dei comuni della valle Serina i quali affermarono, con documenti alla mano, che essi dal 1505 in poi avevano sempre contribuito a sostenere solo le spese di gestione e di manutenzione del ponte e nulla di più. Pertanto mentre si dichiaravano disponibili a condividere ancora questo tipo di spesa si ritenevano svincolati dal sostenere l'onere della costruzione poichè, essi dicevano, questo ponte serviva solo gli interessi di Spino e di Bracca.
Questa dichiarazione, palesemente di parte e mirante ad ottenere il massimo vantaggio con la minima spesa, conteneva però un fondo di verità. Alla metà del 1700 infatti una parte dei traffici della valle Serina si dirigeva verso Bergamo ancora lungo l'antica via passante per Trafficanti, Aviatico, Selvino e Nembro, mentre quella corrente commerciale che proveniendo da Serina e passando per Cornalta scendeva ad Ambria e s'incanalava nella strada Priula, in mancanza del ponte vecchio di Ambria poteva sfruttare, sia pure con un giro un pò vizioso, il ponte vecchio di Zogno.
Dopo dichiarazioni tanto decise e contrapposte seguì un lungo periodo di stallo durante il quale ciascuna parte con "giusti motivi" accusava l'altra della scarsa volontà di ricostruire il ponte in esame. Nel frattempo i disagi della popolazione crescevano sempre più come si può ricavare da numerose lettere inviate dai Sindaci di alcuni paesi della valle Serina al Capitano di Bergamo e, per conoscenza, al Senato Veneto e al Doge. Tra queste merita di essere riportata la seguente che sembra la meno intrisa di giustificazioni politiche e la più vicina ai veri bisogni della popolazione:
"Serenissimo Prencipe
Sono corsi ben dieci anni dacchè per l'impeto dell'acque del fiume Brembo è precipitato il ponte sopra del medesimo edificato nella contrata di Tiolo distretto della valle Brembana Superiore di questo territorio. Tanto hanno potuto sin'ora le ripugnanze di quella valle e dei comuni, che ne rissentono il danno, che l'esenziale rifabrica ancora viene contesa e differita. Intanto venti e più contrate e  communità situate a levante di quel fiume, e forse altretante a ponente, sofrono intercetta la reciproca communicazione. Gli edifici di macina, sega e torchio posti nel circondario delle prime sono inutili al benefizio degli abitatori delle seconde, che ne scarseggiano o mancano affatto. I privati possessori dei beni dell'una e dell'altra riva non sanno come riunire i loro raccolti, e i loro agricoltori espostisi più volte a valicar con barchette quel rapidissimo fiume, vi hanno alcune volte lasciato la  vita.  La ferrarezza che  si fonde in Serina e  oltre il Colle S. Bartolomeo (Oltre il Colle), le pannine che si fabbricano a levante del fiume nel discendere a questa parte; la lana, il formaglio e i viveri che di qua vi ascendono, sono soggetti a tutte quelle vicende che possono derivare dall'uso di una strada per necessità sostituita, che forma il margine del fiume per il corso di tre miglia tanto disastrosa, angusta e quasi impratticabile che in pochissimi luoghi basta al cambio dei muli carichi (è la mulattiera che da Ambria passando per la frazione Acquada,  ai margini  delle piane  di Camanghè, Malpasso e Romacolo giunge al ponte vecchio di Zogno).
Tanti inconvenienti di gravissimo incommodo e pericolo a quei popoli e di sommo pregiudizio mi sono sembrati troppo degni dei ripieghi autorevoli del Principato doppiamente ferito nel reggio suo interesse e nella providente predilezione dei sudditi. Internati i miei studi...
Paulo Spinelli Capitano; Bergamo 30 aprile 1765."

Dopo anni di polemiche sterili alla fine del 1764 sembrò aprirsi uno spiraglio allorchè "tre particulari" (privati) di nome Pietro Stilfoni, Pellegrino Stilfoni e Antonio Giupponi "tutti trè della contrata di Tiolo" inviarono una lettera al Capitano di Bergamo dicendo di essere disposti a costruire subito a proprie spese un comodo ponte di legno del costo di "vent'una milla lire conteggiate da Stimatori" e a sostenere per sempre la manutenzione purchè "essi e i loro discendenti" fossero investiti "in perpetuo" del diritto di riscuotere il pedaggio solo per il passaggio delle persone e degli animali secondo tariffe identiche a quelle in vigore per il ponte di Briolo, le quali tariffe erano:
" Per cadauna persona sia a piedi, in carrozza, in sedia o a cavallo soldi 1; per ogni carrozza soldi 2; per ogni sedia soldi 2; per ogni barella soldi 2; per ogni carro carico o discarico soldi 2; per ogni cavallo, bue, vacca, somaro o mullo carico o discarico che sia soldi 1; per ogni pecora, capra et altra sorta d'animale consimile soldo mezzo.".
Le tariffe per le merci, diverse da queste appena indicate, sarebbero state riscosse ancora dal governo.
Questa proposta, che testimonia come si stesse formando e sviluppando l'iniziativa privata, segno premonitore di tempi nuovi, colse in contropiede il Senato Veneto. Ci furono perciò numerose consultazioni soprattutto all'interno del Consiglio dei "5 Savi alla Mercanzia", l'organo preposto a legiferare in fatto di commerci e di strade.  Dopo diversi mesi i "5 Savi" fecero sapere che il governo apprezzava e stimava l'iniziativa di "quei particulari" ma che la loro richiesta di riscuotere un pedaggio perpetuo era inaccettabile essendo questa una prerogativa dello Stato; pertanto a quei privati sarebbe stata concessa la riscossione del pedaggio solo per il tempo necessario a coprire le loro spese e a trarre un ragionevole guadagno. Ma i due Stilfoni e il Giupponi ritenendo troppo forte la somma di denaro da impegnare subito e troppo lungo il tempo per coprire queste spese, considerando inoltre che in questo tempo essi avrebbero dovuto sborsare altri soldi per l'inevitabile manutenzione del ponte, non essendo certi di ricavare un apprezzabile guadagno, lasciarono decadere la loro proposta.
Bisogna aggiungere inoltre che mentre erano in corso queste trattative, il Capitano di Bergamo aveva informato "con publico stridore" i comuni della valle Serina di questa iniziativa con lo scopo di conoscere la loro opinione al riguardo. Mentre quasi tutte le comunità interessate si dimostrarono favorevoli, Spino e Bracca, temendo forse di perdere le effimere entrate di un pedaggio fissato per altro da leggi antiquate, si dichiararono contrarie perché l'iniziativa metteva in discussione il loro diritto di proprietà su quel ponte, cosa proclamata inalienabile da antichi documenti. Tutte queste difficoltà vanificarono perciò la coraggiosa proposta dei tre privati di Tiolo e così, dopo circa tre anni di discussioni, si ritornò alla situazione di partenza.
Dopo di ciò le cose si trascinarono stancamente per altri anni fin verso il 1778 allorchè si ha notizia di trattative in corso tra i comuni di Spino e Bracca e un impresario di Zogno, il sig. Giovanni Lazzaroni "padre del Magnifico Reverendo Sig. Don Giacomo Lazzaroni di Zogno". Non è stato possibile sapere quando sia nata questa iniziativa la quale comunque non è di molto anteriore al 1778. Essa si riassume così: poichè i disagi per la popolazione erano diventati insopportabili, Spino e Bracca decisero di risolvere la questione in proprio. Poichè dopo oltre 20 anni dal crollo del ponte il materiale sul greto del Brembo era ancora cospicuo e in buono stato e altrettanto buono si presentava l'arco superstite, si chiese al sig. Lazzaroni se fosse possibile riutilizzare tutto questo materiale sottraendo alla spesa della ricostruzione il valore di esso oppure, in modo equivalente, rimborsando ai comuni di Spino e Bracca la cifra corrispondente. La risposta grazie alla paziente mediazione di Don Giacomo Lazzaroni e di un esperto, un certo Matteo Pozzi di Zogno, fu finalmente positiva.
In un primo accordo il residuo del ponte fu stimato in 70 ducati d'argento, in seguito su indicazione del sig. Matteo Pozzi la stima fu portata a 75 ducati. Seguirono altre piccole controversie sul modo di ripartire questo denaro tra Spino e Bracca ma nell'aprile del 1779 si firmò il contratto definitivo tra i due comuni e il sig. Lazzaroni con cui si vendeva a questo ultimo l'intero residuo del ponte crollato con la condizione che se nello smantellare il residuo "se in detto Pillone o Arco vi fosse  qualche  cosa  pressiosa, come di Balsamo, overo altre cose" queste dovevano essere restituite alle comunità di Spino e Bracca.
In realtà da altri documenti (9.3) si rileva che l'unico arco superstite, quello verso la riva destra del Brembo, non fu distrutto ma riutilizzato sul posto e che furono costruiti ex-novo solo altri due archi. I lavori, condotti sotto la direzione del Lazzaroni, terminarono con grande festa e soddisfazione di tutti nell'estate del 1781. L'azione svolta dal Lazzaroni deve essere stata particolarmente esperta perchè 30 anni dopo, nel 1812, un ingegnere del governo napoleonico, durante un sopraluogo, osservava che questo ponte era "in buon istato ben fatto e assai commodo" avendo un piano carreggiabile netto di metri 2,46 e risultando pertanto il più bel ponte di tutta la valle Brembana in quell'epoca. Così, dopo tanti anni di sacrifici e disagi, anche il periodo più infelice nella storia della viabilità nel territorio di Zogno terminava in maniera gloriosa. Uno degli aspetti più interessanti di questa lunga controversia sta nel fatto che i protagonisti, per sostenere le proprie ragioni, fanno riferimento spesso a documenti antichi permettendo così di trarre informazioni sulla storia di questo ponte prima del 1755. In questo modo è stato possibile correggere un'affermazione errata sostenuta da diversi studiosi.
Giovanni Rinaldi (9.4) e Bortolo Belotti (9.5) hanno scritto che ad Ambria fu costruito per la prima volta un ponte in pietra, a spese dei comuni di Spino e di Bracca, nei primi anni del 1300 in base ad una delibera del 9 novembre 1305, ricavando la notizia rispettivamente da P. Tosino (9.6) e dal Villa (9.7). Purtroppo questi due ultimi studiosi pur facendo quell'affermazione non citano la fonte. In realtà sia il Tosino sia il Villa hanno tratto la notizia  dal Maironi (9.8) il quale aveva scritto queste cose già nel lontano 1820 precisando inoltre che "la fabrica (del ponte) riuscì ardita e bella ma di poca durata". Tuttavia poichè nemmeno il Maironi si è preoccupato di citare la fonte, questa serie di affermazioni e ripetizioni non si appoggia su nulla di certo rendendo così poco attendibile la notizia.
Ora nella lunga controversia descritta sopra si fa riferimento a tre documenti scritti e approvati dai consigli comunali di Spino e di Bracca in tre momenti diversi nei quali si afferma che queste due comunità fecero costruire per la prima volta un ponte in pietra ad Ambria in base ad un "Istromento (delibera e/o rogito)" del 9 novembre 1505 con il quale si stabiliva che Spino doveva sostenere le spese della costruzione per 1/4 e Bracca per 3/4.
Poichè le tre date 9 novembre 1505, che si leggono molto chiaramente, sono identiche a meno del secolo a quella del 9 novembre 1305 citata per la prima volta dal Maironi e poichè la perfetta uguaglianza del giorno, del mese e dell'anno non può essere una semplice coincidenza, bisogna concludere che il Maironi ha visto l'originale o una copia della delibera dei comuni di Spino e Bracca in cui però non si leggeva bene l'anno 1505 oppure, più probabilmente, nel suo libro vi è un errore di stampa cioè è stato scritto 1305 al posto di 1505.
Vi è un altro fatto certo che impedisce di considerare attendibile l'anno 1305 indicato dal Maironi. Negli statuti del comune di Bergamo del 1360 (9.9), all'articolo 43, si legge che tutte le comunità "aventi meno di sei fuochi (famiglie)" devono unirsi al comune più vicino; pertanto Stabello deve congiungersi con Sedrina, Olera con Poscante, Cornalta con Bracca e Spino con Zogno. E' assai improbabile perciò che nel 1305 Spino, in qualità di comune autonomo, potesse partecipare alla spesa della costruzione di un ponte in pietra sul Brembo. Ciò che sta scritto in questi statuti si accorda bene inoltre con quanto si legge nei documenti della nostra controversia in cui si afferma che nel 1505 Spino, pur essendo comune, era ancora tanto piccolo da poter sostenere solo 1/4 della spesa in argomento, ma non la metà.
Un altro motivo che fa dubitare che ci fosse un ponte in pietra ad Ambria prima del 1505 è che prima del 1500 doveva essere ancora in piedi il ponte del Ragno.
Pertanto chi da Zogno doveva recarsi a Spino o a Bracca poteva attraversare il Brembo sul ponte del Ragno, portarsi ad Ambria passando per la frazione Acquada e superare il facile guado della valle Serina. Lo stesso ed unico guado doveva superare chi proveniva da Endenna, Poscante o Stabello. Chi invece doveva recarsi a Spino o a Bracca, proveniendo da S. Giovanni Bianco o da S. Pellegrino, attraversava il Brembo sul ponte di S. Nicola in  questo paese, discendeva la riva sinistra del fiume fino all'antica contrada di Al Derò (di fronte ai nuovi stabilimenti delle Terme) per poi puntare con una facile e bella mulattiera, ancora oggi esistente, a Spino e quindi a Bracca.
Perciò prima del 1500 doveva esserci ad Ambria solo una passerella in legno o poco più. Lo stesso ponte costruito con delibera 9 novembre 1505, essendo stato pagato solo da Spino e da Bracca, dimostra che in quel tempo esso non era ancora concepito come mezzo di collegamento tra la valle Serina e Zogno ma solo come collegamento tra Bracca, Spino e Zogno.
L'importanza di questo ponte crebbe notevolmente solo dopo la costruzione della strada Priula allorchè Serina, temendo di rimanere isolata dalla nuova via commerciale, alla fine del 1600 fece costruire, col contributo di privati (9.10), un nuovo sentiero che da quel paese, tenendosi sulla sinistra del fiume Serina e passando per Cornalta giungeva ad Ambria nel punto dove oggi si trova la chiesa parrocchiale; da qui attraversata la valle Serina si immetteva nel ponte sul Brembo. Solo a partire da questo momento il ponte in questione divenne il crocevia di due correnti commerciali abbastanza importanti ma anche il pomo della discordia tra Spino, Bracca e i paesi della valle Serina perchè, nato inizialmente come manufatto di proprietà di Spino e di Bracca, col passar del tempo, esso era usato sempre più dagli altri comuni della valle.
A proposito della nuova mulattiera che collegava Serina con Ambria passando per Cornalta si deve aggiungere che essa fu resa birocciabile dal governo austriaco attorno al 1835 (9.11). Di questa trasformazione rimangono ancora oggi i ponti e resti cospicui (foto 1, 2); sarebbe perciò cosa apprezzabile se i comuni interessati adattassero questa strada, con modesta spesa, a passeggiata pedonale poichè essa da Ambria ad Algua scorre in mezzo agli orridi di Bracca, a valli selvagge e pittoresche, a fitti boschi e a verdi campagne che dovrebbero attrarre l'attenzione del turismo estivo (foto 2).
All'intervento austriaco risale anche il ponte ad Ambria sopra il fiume Serina poco prima che esso sbocchi nel Brembo (9.12) e che oggi appare puntellato da tubi metallici per il suo cattivo stato (foto 3).
Volendo essere obiettivi si deve precisare che solo dopo la costruzione della birocciabile Ambria-Cornalta-Serina la valle Serina fu dotata di un vero e proprio collegamento con la strada Priula. Da allora l'importanza del ponte vecchio di Ambria, per motivi economici e turistici, crebbe continuamente fino allo scorso anno quando, per evidenti carenze, gli è stato affiancato il nuovo ponte in cemento armato, più comodo e capace ma anche, in linea con le esigenze moderne, meno rispettoso dell'ambiente circostante.


BIBLIOGRAFIA
9.1) Di questi lavori non ci sono notizie molto dettagliate perchè essi si svolsero nel periodo in cui la nuova amministrazione del Regno d'Italia andava organizzandosi e sostituendosi a quella austriaca. Vi sono però numerosi cenni dispersi in vari archivi. Archivio di Stato di Bergamo: Fondo Regio Genio Civile. Archivio di Stato di Bergamo: Allegati alle mappe censuarie del periodo austriaco di vari paesi interessati a questa strada. Archivio Amministrazione Provinciale di Bergamo: cartelle varie della Sezione "Strade". Vedi anche lo scritto di Carrara Zanotti Luigi: Serina, Studi ed Osservazioni (1874).
9.2) Archivio di Stato di Venezia. Fondo: 5 Savi alla Mercanzia, serie Diversorum, busta 391. (A questa busta appartiene anche la lettera del Capitano Paulo Spinelli che è riportata quasi integralmente in questa parte della storia).
9.3) Archivio di Stato di Bergamo. Fondo: Regio Genio Civile, cartella 153. 
9.4) Giovanni Rinaldi: La Strada Priula (op. cit.), pag. 11.
9.5) Bortolo Belotti: Storia di Zogno e di alcune terre vicine, (op. cit.), pag. 28.
9.6) P. Tosino: L'Eco di Bergamo, 1 dicembre 1937.
9.7) Bartolomeo Villa: La Valle Brembana, pag. 65 (1895).
9.8) Giovanni Maironi da Ponte: Dizionario Odeporico o sia Storico-Politico-Naturale della Provincia Bergamasca, Volume 3°, pag. 120.
9.9) Biblioteca Civica Bergamasca Angelo Maj. Fondo: Manoscritti; A. Mazzoleni: Zibaldone di Memorie riguardanti Bergamo, volume C. (la copia originale tradotta dal Mazzoleni sta in: Biblioteca Civica Bergamasca Angelo Maj (Bergamo); Fondo Manoscritti, "Privilegia Quaedam Vallium Bergomatum a saeculo XIII ad XVII).
9.10) Carrara Zanotti Luigi: Serina, Studi ed Osservazioni (1874). 
9.11) E' possibile vedere questo nuovo sentiero in una bellissima mappa dei primissimi anni del 1700 che compare sui risguardi delle copertine dei seguenti libri: Terra di Bergamo, edito dalla Banca Popolare di BG con foto di Bepi Merisio e testi di Luigi Chiodi (1969); S. Pellegrino Terme e la Valle Brembana di G. Pietro Galizzi, edito dal comune di S. Pellegrino (1971). In questa mappa si notano assai bene il nuovo ponte presso Rosolo, sulla valle Serina, il ponte presso Algua di cui oggi nel fiume-torrente Ambriola si vedono ancora le palificazioni dei pilastri e il vecchio sentiero che passava per Frerola, Bracca e Spino. La ricerca di questa mappa nella Biblioteca Civica di Bergamo per potere assegnare con esattezza la data, che si intravede nei libri sopra indicati, non ha dato frutti. La qualità del disegno comunque garantisce che essa risale alla fine del 1600 o al più tardi agli inizi del 1700.
9.12) Archivio di Stato di Bergamo. Fondo: Regio Genio Civile, cartella 110. 


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