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Edizioni don Giulio Gabanelli, stampa Carminati Stampatore, Almè - Zogno).

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Viabilità ieri e oggi a Zogno

(n.1, gennaio 1982)
6/10

Dopo aver visto che il territorio di Zogno già nel corso del 1100 è caratterizzato da una fitta rete di collegamenti tra le sue accertate località, è spontaneo chiedersi in che modo esso comunicasse col mondo esterno.
Chi dalla cima del Canto Alto ha già spaziato con lo sguardo all'intorno ricorderà che la conca di Zogno, come un grande imbuto avente la parte stretta verso i Ponti di Sedrina e la parte larga verso le dolci colline del Monte Basso, di Poscante, di Grumello e di Endenna, è separata dalla pianura Padana dalla dorsale del Canto Alto che scorre in direzione Est-Ovest dal passo del Monte di Nese fino al paese della Botta.
Pertanto la nostra conca è a un tempo vicina e lontana dalla fertile pianura: vicina perchè la distanza Zogno-Bergamo in linea d'aria è questione di pochi chilometri, lontana perchè nella pratica bisogna aggirare, lungo il corso del Brembo, tutta questa dorsale allungando così il tragitto.
Dalla costruzione della Priula fino alla fine del 1800 questa via è sempre stata la più frequentata ma non la sola, mentre dall'inizio di questo secolo, cioè dalla nascita dell'automobile ad oggi, essa è diventata l'unica via per recarsi a Bergamo e in generale in pianura.
Infatti, grazie alla grande variante di Sedrina inaugurata pochi mesi fa e ad altre sistemazioni recenti che sono sotto gli occhi di tutti, oggi è possibile raggiungere Bergamo da Zogno in 30 minuti circa di automobile. Tuttavia alcune persone anziane di Grimolto, Poscante e Castegnone testimoniano che i loro genitori, verso la fine del 1800, ed essi stessi agli inizi del nostro secolo, si recavano talvolta a Bergamo passando, per fare più in fretta, per il Monte di Nese ed Alzano e lo stesso facevano altre persone di Zogno quando non dovevano portare pacchi troppo pesanti con sè; diversamente era meglio affidarsi ai carretti e seguire il percorso della Priula più lungo ma pianeggiante oppure, ma solo dopo il 1906, prendere il treno oppure, ma dopo la prima Guerra Mondiale, usare la bicicletta. Dunque cento anni fa il passo del Monte di Nese era ancora frequentato con una certa regolarità. Se ci si spinge ancora più indietro nel tempo, prima della Priula, è evidente che questa mulattiera, per la sua disposizione geografica, era la comunicazione più breve tra Zogno e Bergamo. Ciò non significa però che la nostra bella conca non avesse uno sbocco anche verso la bassa valle Brembana, non tanto per andare a Bergamo quanto per recarsi ad Almè, Almenno e nella valle di Astino.
Nel corso del 1100 infatti il monastero di Astino possedeva diversi terreni nel territorio di Zogno dati in affitto, per la coltivazione, a gente del luogo (6.1). La stessa chiesa di Zogno prima del 1144 dipendeva quasi sicuramente da quella plebana di Almenno; sembra perciò scontato che per interessi economici e religiosi Zogno gravitasse fortemente, in questo periodo, verso Almè, Almenno, Astino e forse verso Pontida dove vi era un altro importante monastero (6.2). E' impensabile quindi che non vi fossero importanti comunicazioni lungo il Brembo con queste terre.
Riesce più difficile invece giustificare gli spostamenti degli abitanti di Zogno verso l'alta valle anche se vi erano sicuramente delle comunicazioni con essa; basti pensare che i nomi di Dossena, Lepreno e Serina compaiono nei documenti già attorno al Mille.
Quindi tra gli anni della Priula e il 1000, tre erano gli sbocchi documentati per il territorio di Zogno: il primo verso Almè e Almenno, il secondo da Ambria verso l'alta valle e la valle Serina, il terzo verso il Monte di Nese. Gli antichi ponti del nostro territorio permettevano a queste direttrici di superare il Brembo e le sue convalli. Dove esattamente?
Bisogna innanzitutto dire che l'attuale ponte vecchio di Zogno non coincide con quello citato più volte nei documenti anteriori al 1500. Questa affermazione già fatta da P. Tosino, dal Belotti e dal Rinaldi nei loro scritti, non è però mai stata giustificata da nessuno di loro.
La spiegazione certa sta invece in due documenti, l'uno del 1400 (6.3), l'altro inedito del 1300 (6.4), che descrivono rispettivamente i confini dei comuni di Sedrina e Stabello verso il Brembo e Zogno.
In essi si afferma che partendo dal "Ponte de Zonio" e muovendosi "versus mane" (= mattina, cioè verso Est) si arriva nel territorio di Piazza Monaci; il che non può succedere al nostro attuale ponte vecchio (foto 1).
In un terzo documento del 1279, citato da A. Mazzi (6.5), a proposito dei confini della Vicinia di Almenno si legge "Vicinia de Lemene videlicet finis ponte de Zonio versus Vallem Brembanam citra Brembum usque ad vallem que dicitur de Monacis". Stranamente il Mazzi intende questa valle come una valletta che si trova a Nord delle colline di Bergamo verso il Petosino e detta in Bergamasco Val di Mongh, ma è assai più naturale, considerando il contesto, intenderla come la valletta compresa tra Stabello e Piazza Monaci la quale tra l'altro non può essere confusa nemmeno con la Valle Possogno che è citata già nel 1125, in un documento inedito, nella forma inconfondibile di "Valle Pasonia" (6.6).
Quindi senza dubbi, dalla fine del 1200 a tutto il 1400, il territorio di Piazza Monaci risulta localizzato alquanto a Est dell'antico Ponte di Zogno.
Dove si trovava esso dunque? Non rimane che cercare nei dintorni dei Ponti di Sedrina soltanto rispetto ai quali Piazza Monaci si trova ad Est (foto 1).
L'idea che in tempi lontani gli attuali Ponti di Sedrina potessero chiamarsi in modo diverso non è nuova, tuttavia non è mai stato indagato a fondo sul momento e sui motivi per cui può essere avvenuta una simile trasformazione. E' quello che si tenterà di fare qui.
Dalla metà del 1800 ad oggi, in molte mappe (foto 3) e in numerosissimi documenti di varia natura, con l'espressione "Ponti di Sedrina" si intende chiaramente il luogo in cui il fiume Brembilla confluisce nel Brembo, dove, per la presenza di un isolotto roccioso si hanno due ponti, l'uno sopra il Brembo, l'altro sopra uno dei due sbocchi della Brembilla nel Brembo.
Sulle mappe austriache e napoleoniche risulta la stessa cosa però in un documento di manutenzione stradale del 1812 (6.7) il tecnico addetto ai sopraluoghi sulla Strada Dipartimentale da Bergamo a Zogno si esprime così: "Primo ponte di Sedrina detto ponte del Brembo" e "secondo ponte di Sedrina detto ponte della Brembilla" in cui sembra che il tecnico, buon conoscitore dei luoghi e condizionato dalla tradizione locale, vuole precisare che benchè i due ponti in quel periodo si dicano entrambi di Sedrina, in precedenza (quanto?) essi erano considerati come distinti e indicati abitualmente dalla gente con nomi diversi (foto 4, 5).
Nel 1793 l'ingegnere veneto Giovan Antonio Urbani, descrivendo a grandi linee la strada della valle Brembana, parla genericamente dei Ponti di Sedrina, ma quando deve indicare le riparazioni da farsi in ogni tratto e a quali comuni competono le spese, dice che il comune di Zogno "comincia al Termine posto in vicinanza del Ponte sopra il fiume Brembilla che è unito a quello di Sedrina" (6.8). Sembra qui che si faccia riferimento per la prima volta a un solo "Ponte di Sedrina" che dal contesto dello scritto risulta essere senza dubbi quello sopra il Brembo.
Nel 1781 Giovan Francesco Avesani "publico ingegniero" dice che "ai ponti di Sedrina comincia la Giurisdizion (sopra la strada) della Val Brambana Inferiore" (6.9).
Nel 1761, in tre documenti diversi, il Protto (geometra) Moroni (6.10) in un caso usa la forma "Dal detto sito (abitato di Sedrina) devonsi in seguito alzar li Ponti nel principio per  l'altezza  di brazza 7 all'incirca e degradando sin al fine delli due ponti", ma in altri tre casi dice: 1° "Dal confin di Sedrina (abitato) sin tutto  il Ponte  pur di Sedrina ove principia il confin di Zogno"; 2° "Dal principio delle case sin passata la Villa  (di Sedrina) non vi vuol spesa. Indi sin al Ponte di Sedrina vi vuole il risanamento del salizzo (selciato) per tramite di cavezzi 30, sarà la spesa di ducati 90"; 3° per indicare i limiti della pertinenza di Zogno "Dal Ponte di Sedrina sino alla valle di Lavel ove principia il confin della Villa di Sto Pelegrino".
Come si nota, accanto alla forma "I Ponti di Sedrina" viene usata frequentemente, e non a caso, quella di "Il ponte di Sedrina" con l'intenzione esplicita di riferirsi al ponte sopra il Brembo.
Nel 1727 invece, in occasioni di riparazioni di un certo rilievo alla Priula, il Doge Alvise Mocenigo ordina "la restaurazione del Ponte sopra la Brembilla" senza altre precisazioni. Dal tono fermo e deciso della lettera, riportata per esteso sulla terza puntata di questa storia, si intuisce che l'espressione usata dal Doge è chiara a tutti, sia ai politici che ai tecnici.
Un appassionato di storia locale di Brembilla (6.11) in una sua ricerca si riferisce a un documento trovato, tempo fa, nell'archivio dei "3 Sindici della Comun di Sto Giovanni Laxolo" e che è interessante riportare, tra l'altro, anche per la vivacità dello scritto che è un misto di italiano e di dialetto: Adì 15 setembre 1690. L'illustrissima Città di Bergamo et il Spettabile Territorio devono dare lire 80 a me mastro Andrea Gratardo per aver risarcito le sponde sopra  lo  Ponte  della Valle chiamata Brembilla vicina al fiume Brembo sopra la strada Priula et messo di sopra dette sponde li suoi coperti di lastra di pietra ove mancavano, et quelli impironati l'uno con l'altro (agganciati tra loro con chiavi di ferro). Così resarcito et refatto ove mancavano le ala di detto ponte tanto verso Sedrina quanto verso Zogno, et anco rizzolato et accomodato il solo (suolo) di detto ponte sino alla corna, confini di Zogno, et sino al confino dell'altro ponte sopra il Brembo verso Sedrina, il tutto giusti li ordini et concerti fatti con li Illustrissimi Signori Giudici alle strade, et al Spettabile Signor Cancelliere del Spettabile Territorio, in fede dico lire 80 al mstro Gratrdo". Seguono le firme di un notaio e di due Giudici che testimoniano che le opere sono state fatte "laudabilmente bene".
Nel 1617 un esperto militare veneto, Lodovico Rota, in una sua relazione (6.12) al Capitano di Bergamo indica come luogo che vada assolutamente difeso da eventuali nemici d'oltralpe il nostro paese perchè "Zogno quasi chiave della Valle, rinchiude in sè tutti i paesi, fuorchè quel di Brembilla, che termina al ponte di Sedrina; onde o dall'Olmo, o da Taecchio (Taleggio) calino i nimici, come questo posto è ben difeso e ben guardato questo ponte, che dovrà essere cura particolare di chi assisterà a Zogno, rimangono impediti, nè possono più oltre passare".
Giovanni da Lezze nella sua famosa relazione del 1596, descrivendo il comune di Sedrina, una volta scrive genericamente "doi ponti", un'altra "li ponti detti di Sedrina" e una terza volta, parlando della strada Priula da poco terminata, "il Ponte di Sedrina".
Nulla risulta indicato nelle bellissime carte del 1575 del noto cartografo veneto G. Sorte e nulla traspare dagli schizzi più antichi della Valle Brembana (1503 circa) disegnati niente di meno che da Leonardo da Vinci (6.13).
Non si sono trovati altri riferimenti al nostro problema durante il 1500; in ogni caso è possibile trarre una prima conclusione: dalla fine del 1500 fino al 1760 circa, l'espressione "i Ponti di Sedrina" compare poche volte mentre si trova spesso l'espressione "Il Ponte di Sedrina" da sola o insieme all'altra "Il ponte sopra la Brembilla" con la chiara intenzione di dire che i due ponti non formano una cosa sola; dalla fine del 1700 e durante il corso del 1800 si afferma definitivamente la forma che si usa anche oggi. Sembra quindi accertato che quattro secoli fa si parlasse soprattutto di un solo ponte di Sedrina, quello sopra il Brembo. E prima di allora?
Si inserisce a questo punto il documento trasmessoci da P. Celestino (6.14) nel quale un testimone oculare, un certo Belfanto de Zanchi, descrive gli effetti della piena eccezionale del Brembo del 31 agosto 1493. Costui afferma che in poche ore le acque del fiume crebbero a tale misura da travolgere in tutta la Valle Brembana ben 24 ponti tra cui due archi del ponte romano di Almenno. Restarono in piedi solo "il Ponte di S. Vittore, che però fu molto guasto, quel di San Pietro et quel presso a Sedrina detto di Zogno".
P. Tosino, il Belotti e il Rinaldi basandosi soltanto su questo documento affermarono che anticamente uno dei ponti di Sedrina era detto di Zogno. Tuttavia questo documento essendo a carattere narrativo e non di tipo giuridico o notarile o ecclesiastico, in cui chi scrive è tenuto ad usare, almeno nelle intenzioni, la maggior precisione possibile, da solo non può avere una grande validità; se esso è invece inserito in una catena abbastanza lunga di documenti orientati nella stessa direzione, diventa un importante anello di congiunzione tra il modo di dire di un passato lontano e il modo di dire di un passato più vicino a noi.
Infatti l'interpretazione corretta dello scritto di Belfanto è la seguente: la piena del fiume Brembo ha risparmiato quel ponte presso Sedrina detto di Zogno. Ciò significa che questo ponte stava sopra il Brembo e non era quello sopra il torrente Brembilla, che pure è vicino a Sedrina. Ma allora esso non è altro che quel ponte che, dal 1500 in poi, in tutti quei documenti visti sopra, è chiamato spesso "Il Ponte di Sedrina".
Sembra perciò che la modifica da "Ponte di Zogno" a "Ponte di Sedrina" sia avvenuta a cavallo del 1400 e del 1500. Lo confermano altri tre documenti.
Il primo (6.15) con data 2 maggio 1473 dice: "Ordine del Prencipe per la fabrica del Ponte Fagino, che pria era di legno, acciò di pietra fabricato fosse nel luogo medesimo della Ditione di Zogno, con tansar quelli che ne ricevevano il beneficio e commodo a proporzione dello stato loro, per la spesa".
Il secondo (6.16) del 9 aprile 1476 dice: "Fu parimenti hoggi ordine del Prencipe di ridurre a perfettione il ponte di Zogno, posto sopra il fiume Brembo, alla cui spesa tutti i comuni di quella Valle havessero a concorrere. Fu l'ordine intimato e senza contradditione essequito".
Nel terzo (6.17) datato 1525 e trovato da P. Tosino nei registri del comune di Zogno si legge: "Pagato per la nostra parte della spesa ocorsa a far il ponte di pietra in loco de Sedrina, L. 21 d. 18".
I tre documenti considerati separatamente non danno alcuna informazione ma legati tra di loro, e a quelli visti sopra, permettono di fare considerazioni interessanti. Infatti nel primo il termine "Ponte Fagino" significa solo ponte di legno di faggio, e l'espressione "Ditione di Zogno" indica la giurisdizione del nostro comune che alla fine del 1400 era già vasta come oggi sulla destra del Brembo: non si può concludere altro.
Nel secondo il "Ponte di Zogno sopra il Brembo da terminarsi con i contributi di tutti i paesi della Valle" lascia intendere con chiarezza che si tratti di un ponte importante, utile a tutta la valle; è difficile pensare che l'opera non si riferisca al superamento del Brembo nella gola poco a monte di Sedrina (si noti però che solo da questo documento l'affermazione non è scontata); inoltre poichè il secondo scritto segue di soli tre anni il primo, è ragionevole concludere che anche il primo documento si riferisce al ponte citato nel secondo. Infine diversi studiosi riferiscono che ci sono notizie di lunghe liti tra i comuni della valle per il pagamento della costruzione di un ponte vicino a Sedrina verso la fine del 1400; si può sospettare allora in modo ragionevole che il "Ponte di Zogno" citato nel secondo documento è uno dei due ponti di Sedrina.
Questa interpretazione spiega bene anche il documento del 1525 in cui è da notare la forma usata dallo scrivano del nostro comune: essendo egli consapevole che il ponte è stato pagato da tutti i comuni ed essendo probabilmente di Zogno, cioè abbastanza conoscitore dei luoghi , non scrive "Ponte di Zogno" ma "il ponte in loco di Sedrina" perchè più vicino a quel paese che al nostro, confermando così che proprio in quegli anni si perde la denominazione di "Ponte di Zogno".
Questo ponte, per la prima volta in pietra, doveva già essere terminato nel 1493 quando Belfanto de Zanchi descrisse la famosa piena. Di questo ponte vi è anche una rappresentazione pittorica per mano del famosissimo Lotto nella Parrocchiale di Sedrina (foto 6).
Riassumendo, si può dire con grande sicurezza che, sul finire del 1400, "Il Ponte di Zogno" era uno dei due ponti di Sedrina: quello sul fiume Brembo. E prima di questa epoca? Si vedrà in seguito.


BIBLIOGRAFIA
6.1) Nel corso del 1100 le pergamene presenti nella B.C.B. Angelo Maj che testimoniano la compravendita o l'affitto di terreni nel territorio di Zogno da parte del Monastero di Astino sono oltre 40 (quaranta).
6.2) Il Monastero di Pontida possedeva invece diversi terreni nella frazione di Endenna come risulta da alcune pergamene provenienti dal cosidetto Capitolo di S.Alessandro e ora presenti nella B.C.B. Angelo Maj. Esse sono distinte con le date: febbraio 1086; ottobre 1086; 10 agosto 1218; 22 agosto 1275; 23 agosto 1275; 6 settembre 1275.
6.3) Biblioteca Civica Bergamasca Angelo Maj: Fondo Pergamene del Comune di Bergamo; Confini 2.26 (Sedrina).
6.4) Archivio Comunale di Sedrina (BG): Miscellanea di Manoscritti antichi: "Pateat de varj Istromenti indicanti li Confini et Termini dividenti li Comuni di Stabello, Sedrina e Sorisole" (copia manoscritta del XVIII secolo di un documento datato 1392).  
6.5) Angelo Mazzi: Corografia Bergomense, pag. 19.
6.6) Biblioteca Civica Bergamasca Angelo Maj: Fondo Manoscritti: Guiducci Ignazio, Compendio Archivio del Monastero di Astino, Case e Terre nel Zonio (manoscritto del XVII secolo).
6.7) Archivio di Stato di Bergamo: Fondo Regio Genio Civile, cartella 153.
6.8) Archivio di Stato di Venezia: Fondo "5 Savi alla Mercanzia", busta 777.
6.9) Nota identica alla 6.8) ma riferita ad altri fascicoli della stessa busta.
6.10) Biblioteca Civica Bergamasca Angelo Maj: Fondo Manoscritti: Giovanni Maironi da Ponte,  Archivio della Camera dei Confini di Bergamo, Confin di Monte, Tomo 43.
6.11) Johannes Salvi et Dominus Mansuetus: La Storia di Brembilla, 16a parte.
 6.12) Biblioteca Civica Bergamasca Angelo Maj: Archivio Brembati, Manoscritti del XVII secolo. In particolare circa la descrizione dei luoghi più importanti da difendere dal punto di vista militare, in tutta la valle Brembana, vedi nel fondo Manoscritti la voce: Mario Landi.
6.13) Bortolo Belotti: Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, volume terzo, pag. 190.
6.14) P. Francesco Celestino: Historia Quadripartita di Bergamo e sua provincia, volume primo, pag. 400.
6.15) Angelo Mazzi: Corografia Bergomense, pag. 19.
6.16) Donato Calvi : Effemeride, volume primo, pag. 414.
 6.17) P. Tosino: Scritti vari pubblicati su "L'Eco di Bergamo"  tra il 1935 e il 1937.


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