Saggi Storici
Zogno Notizie

Edizioni don Giulio Gabanelli, stampa Carminati Stampatore, Almè - Zogno

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Le pietre di Zogno continuano a fare storia

(n. 4, agosto 1998)


Nello scorso mese di maggio è stata trovata per caso dal sig. Rino Berlendis, sotto uno degli archi di sostegno alla gradinata che dalla piazza Garibaldi sale al sagrato della chiesa parrocchiale, una pietra recante una singolare incisione.
Si tratta della riproduzione di una chiave con l'impugnatura rettangolare disposta tutta da un lato rispetto al perno della chiave stessa e che, presentando un prolungamento di un lato del rettangolo sulla parte opposta, rassomiglia vagamente ad una croce.
Il chiavistello che deve combaciare col buco della serratura ha pure una forma molto semplice, squadrata, ma essenziale per la funzione che doveva svolgere. Proprio questa essenziale semplicità è una caratteristica che rende l'oggetto rappresentato alquanto arcaico e che, insieme alla tipologia gotica dell'incisione, fa  risalire questa pietra ragionevolmente al periodo a cavallo tra il XIV e il XV secolo.
Disposta di traverso rispetto al perno della chiave, e ad esso retrostante, vi è una barra le cui estremità sembrano terminare con due alette o orecchiette a forma svasata. Su questa barra i­noltre si osservano con una certa chiarezza due striature con probabile scopo decorativo. Tale barra pertanto potrebbe rappresentare due oggetti diversi ma ugualmente importanti: il primo potrebbe essere il bastone del comando simbolo quindi di una rilevante autorità locale, il secondo invece uno strumento legato alla lavorazione della lana con il follo vale a dire una sorta di rocchetto su cui avvolgere il filo oppure una specie di doppio uncino con cui sciogliere i nodi naturali della lana grezza.
Considerando che questa pietra deriva sicuramente dai ruderi dell'antico castello preesistente alla chiesa parrocchiale, poiché è evidente che essa è stata riutilizzata nella costruzione degli archi della gradinata, non può sfuggire la stretta rassomiglianza di questa immagine con lo stemma della famiglia Gariboldi di Zogno, presente nello stemmario Camozzi, già pubblicato da chi scrive su questo notiziario (1) e qui riproposto. 
Lo stemma della raccolta Camozzi fu disegnato nella prima metà del secolo scorso per riprodurre fedelmente un'analoga figura incisa nella volta centrale della porta di una casa dei Gariboldi situata nel centro storico di Zogno e oggi non più individuabile.
In questa figura spiccano in modo evidente il doppio uncino, sovrapposto ad un oggetto che può identificarsi con una chiave, e soprattutto la rappresentazione di un poderoso castello che dovrebbe essere quello antico di Zogno. E' abbastanza chiaro dunque il riferimento da un lato alla professione dei Gariboldi, che oggi sappiamo essere stati esperti follatori di lana già alla metà del 1400 (2) e dall'altro alla chiave del castello.
Il ritrovamento della pietra in oggetto, residuo dell'antico castello, permette quasi di certo di completare questa interpretazione dicendo che i Gariboldi non solo furono importanti artigiani della lana ma anche, probabilmente attraverso i loro avi, i castellani di Zogno nel senso di custodi e difensori del castello il che confermerebbe le loro origini antiche e quasi nobili. Si deve sottolineare infatti che grazie a vari documenti notarili si sapeva già che la fami­glia Gariboldi risultava tra le più antiche di Zogno ma fino ad ora non erano mai emerse indicazioni probanti per questo loro ruolo sociale, molto particolare e insospettato. 


BIBLIOGRAFIA
1) Zogno Notizie: dicembre 1996.
2) Zogno Notizie: dicembre 1996; febbraio 1997.