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Edizioni don Giulio Gabanelli, stampa Carminati Stampatore, Almè - Zogno

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Costruzione e sviluppo del cimitero di Zogno

(n. 1, febbraio 1993)


Nel giugno del 1804 il governo napoleonico con l'editto di Saint-Cloud stabiliva per tutto il territorio francese che, in forza di norme igieniche, non si doveva più seppellire un morto, per quanto illustre, se non nel luogo appositamente destinato a tale scopo denominato cimitero.
Veniva così proibita per sempre la sepoltura nelle chiese, nelle piazze e nelle strade delle città. Va ricordato che le ultime due  sepolture erano riservate in genere a qualche insigne personaggio che nella vita aveva ottenuto un pubblico riconoscimento di stima e di distinzione.
La legge inoltre stabiliva che le tombe dovevano essere tutte uguali e che le iscrizioni funerarie dovevano essere soggette ad una apposita censura che non accettava troppe divagazioni espressive in omaggio allo spirito egualitario e giacobino di quei tempi. Per inciso, il fatto di accomunare nello stesso luogo personaggi illustri e gente comune senza un  segno immediato di riconoscimento fornì ad Ugo Foscolo, per reazione, l'ispirazione del bellissimo poemetto "I Sepolcri".
A dire il vero questa legge non era una novità assoluta. Già da un ventennio circa nelle maggiori città francesi e tedesche, per motivi di igiene pubblica, si era incominciato a seppellire i morti in un luogo appartato ma la cosa sembrava destinata ad interessare solo le città europee più popolate e culturalmente più evolute.
Nel 1806 tuttavia l'editto di Saint-Cloud venne esteso a tutto l'Impero Francese e in modo particolare al Regno Italico. Nelle cattolicissime province italiane il fatto all'inizio suscitò molto scalpore specie nelle gerarchie ecclesiastiche, che avvertivano in questa legge un profondo spirito anticlericale, ma in seguito il buon senso e gli evidenti vantaggi pratici indussero tutti i sudditi italiani di Napoleone ad accettare di buon grado la nuova normativa.
Alla metà del 1807 la Prefettura del "Dipartimento del Serio" (la provincia di Bergamo) interpretando le richieste del ministero della Sanità Nazionale ordinava che tutti i comuni del dipartimento si dotassero del cimitero informando nello stesso momento che ci sarebbe stato un contributo alle spese da parte delle finanze dello stato.
I progetti dei cimiteri di tutti i comuni appartenenti al "Cantone primo di Zogno" (distretto) furono disegnati dall'architetto Giovan Battista Capitanio, delegato dalla Prefettura a tale scopo. Il preventivo di spese per il camposanto di Zogno fu di lire italiane 3072 ritenuto però dalla Prefettura di Bergamo eccessivo e pertanto ridotto d'ufficio alla metà: 1500 lire.
La realizzazione fu bandita all'asta e data al miglior offerente al ribasso. L'asta fu vinta il 15 settembre 1808 dall'impresario di Zogno Pietro Cortinovis fu Melchiorre di 48 anni che garantì di portare a termine la costruzione per sole 1379 lire italiane. I lavori iniziarono quasi subito e si svolsero durante l'anno 1809. Contemporaneamente furono battute le aste per la realizzazione dei cimiteri degli altri paesi del "Cantone" (1).
Limitatamente al solo territorio di Zogno al 20 ottobre 1809 risultavano costruiti e già pronti per essere utilizzati i camposanti di Stabello, Poscante, Spino al Brembo e Somendenna mentre i rimanenti, vale  a dire  quelli di Endenna, Grumello de Zanchi, Miragolo S. Marco, Miragolo S. Salvatore e Zogno furono pronti per essere attivati solo il 20 marzo 1810. Alla stessa data risultavano completati anche tutti i camposanti dei restanti comuni del "Cantone" ad eccezione  di quelli  di Peghera,  Brembilla, Frerola, Pagliaro, Piazzo alto, Piazzo Basso e S. Giovanni Bianco per i quali erano ancora incomplete le mura di cinta.
A dire il vero anche il cimitero di Zogno, benchè attivato, mancava ancora di qualche dettaglio non essenziale come, ad esempio, un piccolo porticato con funzione solo decorativa che avrebbe dovuto abbellire la porta d'ingresso. Questo porticato al 31 marzo 1811 non era stato ancora costruito e per questo motivo il Comune non aveva saldato i conti finali all'impresario (2). In realtà da altri documenti (1) si ricava che questo porticato non fu mai realizzato.
Alla fine dei lavori dunque il camposanto di Zogno, localizzato poco a nord della chiesa parrocchiale, risultava costituito da un'area circolare del diametro di 28 metri delimitata da una cinta muraria in cui era stata ricavata una modesta apertura a cancello con inferriata accompagnata, ai lati, da due finestre. Questo ingresso era rivolto verso la chiesa parrocchiale. Purtroppo il disegno tracciato dall'architetto Capitanio non si è potuto trovare, pertanto di questa struttura si ha solo un'immagine indiretta  attraverso  la  mappa  censuaria  di  Zogno del 1812 (3).
A causa dei tagli al bilancio operati dalla Prefettura di Bergamo, per contribuire alle spese delle incessanti campagne militari di Napoleone, apparve subito chiaro a tutti gli abitanti di Zogno che l'ampiezza del cimitero era insufficiente.
Caduto il governo francese e instauratosi un clima politico più tranquillo con l'arrivo degli Austriaci, il problema dell'allargamento del cimitero fu affrontato con decisione e approvato nel maggio del 1819 sia dal Consiglio comunale che dalla "Regia Deputazione Provinciale" (amministrazione provinciale) che diede il suo benestare per quanto riguardava il rispetto delle norme salvaguardanti la salute pubblica. Subito furono acquistati dal Comune due appezzamenti di terreno adiacenti nelle piane di Campelmè: il primo avente una superficie di metri quadrati 888 dal signor Carlo Astulfoni fu Francesco di Zogno, il secondo di metri quadrati 410 dal signor Pietro Pelicioli di Bergamo per un totale di lire austriache 600.
L'ampliamento del camposanto avvenne nel seguente modo. Alla primitiva area circolare venne aggiunta, verso ovest, un'area rettangolare lunga metri 30,50 e larga metri 28 pari cioè al diametro del vecchio cimitero. La parte rettangolare fu chiusa, verso ovest, da un semicerchio pure del diametro di metri 28. Il risultato fu una figura dalla forma identica a quella di un moderno stadio di calcio con i lati lunghi, paralleli, disposti in direzione est-ovest.
La superficie utile per le sepolture passò da circa 615 metri quadrati a 1470. Tutta l'area fu delimitata da un muro di cinta ricoperto da tegoloni. Il primitivo cancello d'ingresso e le due finestre laterali furono spostate verso ovest di vari metri per ragioni di simmetria della costruzione. Attorno all'ingresso, all'esterno, fu costruito un portico rettangolare lungo 10 metri e largo 5 "per permettere a ciascuno di fermarsi a suo piacere a pregare i defunti difeso dalla  pioggia o dai raggi cocenti del sole". Il porticato era delimitato da quattro colonne di marmo di cui due sul lato lungo verso la chiesa parrocchiale e due, una per lato, sui lati corti a est e a ovest. Il pavimento del porticato era costituito da "cogoli del Brembo" (ciottoli).  La facciata presentava un frontone triangolare che suggeriva nell'insieme l'immagine di un antico tempio greco.
In corrispondenza del portico e dell'ingresso ma sul lato nord del cimitero, vale a dire verso il Monte di Zogno, fu costruita una nuova cappelletta semicircolare del diametro di metri 5 i cui muri erano di "pietre vive" (scolpite) mentre la copertura, a forma di sfera, era di "pietre Toffi (tufo) estratte dalla cava del Tiglio (sul Monte di Zogno) perchè non sia ecessivo il peso". Dentro la cappelletta fu posta "una mensa (altare) sopra tre gradini di marmo".
Tutta la superficie del cimitero fu ricoperta da uno strato di terra "umida e grassa" (ricca di umori naturali) spesso 70 centimetri perchè ci si era accorti, a distanza di 10 anni dalla prima costruzione, che il terreno originario del luogo non era riuscito "a consumare i cadaveri celermente". Non potendo riutilizzare il terreno delle precedenti sepolture, senza questa terra aggiuntiva si stimava che si sarebbe dovuto ampliare il cimitero in futuro ogni 15 anni circa (4).
I lavori iniziarono alla fine del 1820 e si protrassero sino a quasi tutto il 1822. Essi furono affidati all'impresario Bartolomeo Zanchi fu Bono di Endenna. Ad opera completa le spese furono le seguenti: lire austriache 1110 per tutti gli interventi riguardanti il muro di cinta, lo spostamento del cancello d'ingresso e la sistemazione  della terra per le sepolture;  lire 146 per la nuova cappelletta sul lato nord e lire 163 per il nuovo porticato sul lato sud. Di questo progetto è stato possibile trovare un disegno eseguito nel 1819 dal perito comunale di Zogno Bonetti e consegnato all'impresario Zanchi per l'inizio dei lavori l'11 ottobre 1820 (4). In esso sono dettagliate, in alzato, le nuove strutture architettoniche (foto 2).
Come si può notare l'intervento austriaco fu davvero cospicuo. Esso ebbe l'obiettivo di raddoppiare, in misura abbondante, la superficie utile per le sepolture rendendola più adeguata alla popolazione di Zogno che nel 1822 superava le 1300 unità. E' da sottolineare il fatto che questo rilevante sforzo finanziario fu sostenuto proprio mentre fervevano i lavori per la costruzione della prima strada carreggiabile della valle che, nel giugno del 1822, nel solo territorio di Zogno (5) vedeva impegnati tra tecnici e operai oltre 1600 persone!  
L'impegno dell'amministrazione austriaca comunque non finì qui. Per accogliere pietosamente i corpi degli sfortunati morti lontani dalla propria casa per cause naturali o per incidenti, essendo tali casi in numero apprezzabile in tutto il distretto, nel 1838 fu costruita all'interno del cimitero di Zogno, capoluogo del distretto, "una camera ad uso sezione dei cadaveri o stanza anatomica" (6). Contrariamente a quanto si potrebbe pensare oggi, questi casi in quei tempi non erano pochi. Le statistiche nel corso di un anno segnalano morti improvvise nei campi, morti di qualche pastore o mandriano sui monti per malattie sconosciute, schiacciamenti avvenuti nei boschi durante il taglio degli alberi, annegamenti nel Brembo, rovesciamento di carri tra la gente, cadute da cavallo, omicidi per odio o vendetta personale ma più spesso per rapina da parte di banditi sulle strade di notte.
La ricerca, nei limiti della scienza medica del tempo, dell'esatta causa del decesso significò la possibilità di scoprire in anticipo il diffondersi di un'epidemia o di scoprire una malattia sconosciuta oppure di facilitare l'individuazione delle  responsabilità di terzi nei casi di morti violente, con la conseguente punizione dei colpevoli. Ciò contribuì da un lato a diffondere una maggiore consapevolezza dell'importanza dell'igiene pubblica e privata, dall'altro a far rispettare di più le regole della convivenza sociale promuovendo un più alto grado della coscienza civile.
In seguito il nostro cimitero subì altre modifiche ma non strutturali. Ad esempio sul finire del secolo scorso la "stanza anatomica" fu sostituita da un'altra più spaziosa (7) mentre incominciarono a sorgere, lungo le mura di cinta, le prime cappelle private delle famiglie benestanti zognesi.
Tra il 1920 e il 1925, su progetto dell'architetto Luigi Angelini, furono costruiti il porticato e il colonnato che abbelliscono l'ingresso meridionale e fu trasformata in scalone la precedente mulattiera, comoda e ampia ma pur sempre mulattiera, che collegava la chiesa parrocchiale al cimitero stesso. Un pò dopo la seconda guerra mondiale e ancora in tempi recentissimi furono aggiunti i colombari che si distendono verso nord-est e verso le piane di Campelmè, sopra il canale idroelettrico dell'Enel, nel modo che è sotto gli occhi di tutti.
La struttura portante ad "ovale" di epoca austriaca tuttavia non è scomparsa. Essa si può notare ancora bene guardando dall'alto lungo la mulattiera che sale alla contrada Colorita sul Monte di Zogno.


BIBLIOGRAFIA
1) Archivio di Stato di Bergamo. Fondo: Dipartimento del Serio, categoria Sanità, cartella 1234
2) Archivio Parrocchiale di Zogno.
3) Archivio di Stato di Milano. Fondo: Mappe cosidette di Maria Teresa, rotolo 2145, comune di Zogno. Vedi inoltre: Zogno Notizie, aprile 1981 pag. 14; Zogno Notizie, agosto 1981 pag. 20. In queste due foto, che sono particolari della mappa in oggetto, il camposanto è la figura contrassegnata con la lettera "K".
4) Archivio Storico Comunale di Zogno. Fondo: Sanità, titolo 4, cartella 16. 
5) Giuseppe Pesenti - Franco Carminati: Una Strada, Una Valle, Una Storia; Ed. Archivio Storico S. Lorenzo, Zogno, 1988, pag. 103.
6) Archivio Storico Comunale di Zogno. Fondo: Sanità, titolo 4, cartella 18. 
7) Archivio Storico Comunale di Zogno. Fondo: Sanità, titolo 4, cartella 19.