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Edizioni don Giulio Gabanelli, stampa Carminati Stampatore, Almè - Zogno

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Un'antica pesta arricchisce la Storia della Valle Brembana

(n. 6, novembre 1989)


E' stato finalmente recuperato, dopo la segnalazione avvenuta qualche tempo fa per opera del sig. Vincenzo Gamba di Ubiale, uno splendido e antico manufatto in pietra per essere destinato all'istituendo Museo di S. Lorenzo di Zogno.  Le operazioni di recupero, alquanto difficoltose, si sono svolte in varie fasi per merito dei sigg. Onorato Pesenti, Franco Carminati (Prida), Marino Corna (marmista) e della modesta collaborazione di chi scrive e sono terminate il 28 settembre scorso.
Si tratta di una pesta a due cavità (olle) in pietra locale del tipo dolomia (roccia calcarea), a forma quasi perfetta di parallelepipedo dalle ragguardevoli dimensioni di cm. 114 x 62 x 60. Le olle hanno un diametro di cm. 36 e risultano bucate sul fondo per il logorio dovuto ad un uso prolungato.
La funzione di questo strumento consisteva nel macinare vari tipi di cereali quali frumento, orzo, avena, miglio e, in tempi relativamente vicini ai nostri, granoturco e noci. Permetteva inoltre la frantumazione e la successiva macerazione di cortecce d'albero nella concia delle pelli (soprattutto cuoio) (1). 
Nel Medioevo erano in genere le donne che, munite di lunghi e pesanti bastoni, colpivano ripetutamente e alternativamente i mucchietti di chicchi posti sul fondo delle cavità. Dopo l'introduzione e la diffusione del mulino ad acqua questo strumento perse un pò della sua importanza. Esso non fu più utilizzato come strumento finale per ottenere la farina ma come supporto all'azione del mulino. Infatti le grosse scaglie di chicchi ottenute in modo preliminare con i colpi violenti della pesta meglio si adattavano all'azione abrasiva più lenta  e più precisa delle macine (palmenti) dei mulini (2). Per questo scopo la pesta subì una riconversione e da un uso manuale passò ad un uso meccanico, semi-automatico, grazie all'introduzione di un ingranaggio di legno capace di trasformare il movimento rotatorio verticale di una ruota, mossa dall'acqua, in movimento rettilineo verticale alternato di due percussori, secondo lo schema illustrato nella foto 2.
Il funzionamento della pesta in oggetto fu quasi certamente solo idraulico. Essa è stata trovata seminterrata ai bordi di una valletta poco lontano da una casa nota localmente come antico mulino. Ancora oggi si osservano infatti i resti di un canale che portava l'acqua dal torrente alla casa.  Il proprietario del terreno e dell'edificio, il sig. Giuseppe Banchi, ha fatto sapere, tramite l'affittuario Aldo Busetti, che la pesta giaceva in quel luogo da vari decenni, abbandonata sicuramente perchè, con le olle bucate, risultava inservibile. Se si pensa che il fondo delle olle, spesso circa 20 cm., è stato perforato dall'usura e se si considera che la roccia calcarea è abbastanza tenera e facilmente soggetta all'abrasione, dovrebbe essere ragionevole attribuire a questo manufatto un' età non superiore ai 300-400 anni. Per confronto può essere utile ricordare che le analoghe peste ritrovate a Mezzoldo e a Valleve, dopo l'eccezionale alluvione del Brembo nel luglio del 1987 (2), presentavano le cavità assai levigate ma non perforate grazie al fatto che esse erano ricavate in una roccia metamorfica (serizzo ghiandone) assai più dura del calcare.  
La pesta in oggetto è stata ritrovata in una località detta "Valle dei tre mulini" per la presenza nelle vicinanze di altri due edifici di questo genere, da tempo abbandonati. La località è situata a circa 700 metri di quota, poco a monte di Rigosa ma nel territorio comunale di Aviatico (3). Nel 1766 la comunità di Aviatico contava oltre 200 abitanti (4): era dunque abbastanza numerosa da giustificare la presenza di uno o più mulini nel suo territorio comunale nell'unico punto in cui due vallette che scendono dal monte Poieto, riunendosi, fornivano acqua sufficiente per svolgere tale attività. Il mulino che serviva Rigosa era situato lungo lo stesso torrente ma assai più a valle (5).
La pesta a due olle in argomento non è la sola in valle Serina.  Già nel dicembre del 1987 ne era stato segnalato un altro esemplare a Rosolo (6). A queste se ne deve aggiungere una terza presente nella località Follo di Algua di proprietà del sig. Dolci. Questo manufatto però è in cattive condizioni essendo parecchio sbrecciato e presentando un taglio netto tra le due cavità che dimostra l'uso prolungato di questo oggetto come vasca di una fontana. Nella struttura tuttavia è molto simile a quelli ritrovati a Mezzoldo e a Valleve nel 1987 essendo pur esso in serizzo ghiandone rosso.
Per concludere vale la pena di fare un'osservazione.  Gli esperti in materia hanno asserito più volte che il ritrovamento di peste accoppiate fosse un fatto abbastanza raro, almeno nell'Italia settentrionale, attribuendo a questo strumento un uso prevalente manuale e collocandolo perciò di preferenza in regioni meno ricche d'acqua, per l'appunto nel Sud d'Italia o in zone limitrofe. Tuttavia la scoperta negli ultimi anni nella sola valle Brembana di ben sette esemplari dimostra che le ricerche di storia locale non devono esaurirsi sulle carte degli archivi ma devono essere affiancate da una ricerca approfondita sul territorio perchè di frequente i documenti cartacei, da soli, sono una sintesi imprecisa e sbiadita dei numerosi fatti accaduti nella realtà.
Si può capire perciò quanto sia importante la raccolta e la conservazione di questi manufatti  rappresentativi di un'antica cultura, unici e irripetibili, che andrebbero diversamente perduti per sempre.   E' da augurarsi che la pregevole collezione di simili opere, che fanno bella mostra di sè nel cortile del Museo di S. Lorenzo, ma non solo nel cortile, susciti più sensibilità e rispetto verso queste vestigia del nostro passato.  


BIBLIOGRAFIA 
1) Relazione del Capitano di Bergamo Giovanni da Lezze nel 1596.  (A.S.VE.: Senato, serie Sindici Inquisitori di Terra Ferma, busta  63).
2) Per altre informazioni sul funzionamento di queste particolari macine vedi anche: Zogno Notizie: ottobre 1987, dicembre 1987.
3) Vedi mappa dell'Istituto Geografico Militare, scala 1:25000, Foglio 33, Albino, anno 1974. 
4) Biblioteca Civica di Bergamo Angelo Maj: Catalogo Nuovo, Voce Bergamo - Anagrafe 1766-1789.
5) A.S.BG.: Mappe e Cabrei, mappe catastali del XIX secolo: Aviatico rett. nel 1843; Rigosa  rett. nel 1845, allegato A.
6) Zogno Notizie: dicembre 1987.