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Edizioni don Giulio Gabanelli, stampa Carminati Stampatore, Almè - Zogno

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Il Brembo svela un nuovo capitolo di Storia della Valle Brembana

(n.5, ottobre 1987)

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La piena del Brembo del 18 luglio scorso che tante rovine e lutti ha disseminato, specie in alta valle, deve essere considerata straordinaria non solo per i suoi effetti disastrosi ma anche per il fenomeno singolare e nuovo che ha prodotto: il ritrovamento di svariati e antichissimi manufatti dell'uomo che stavano sepolti da tempo immemorabile sotto metri di terra lungo le rive del fiume.
Il Brembo dunque in questa circostanza si è rivelato archeologo di se stesso, della sua millenaria storia ricordandoci che già altre volte nel passato le sue acque dispensarono la vita e seminarono la morte, ora creando con i depositi nuovi spiazzi per gli insediamenti umani ora travolgendo con violenza gli insediamenti già stabiliti secondo un giuoco le cui regole sfuggono alla comprensione dell'uomo.
Il Brembo ha così voluto ribadire che la vita dell'uomo dipende dalle forze della natura, espressione di una energia vitale caotica, irrequieta e di proporzioni cosmiche e ristabilire un antico e dimenticato ordine di valori nell'universo. Spetta ora agli abitanti della valle raccogliere questo messaggio e mettere a frutto i suggerimenti di questa lezione costruendo in futuro un rapporto più rispettoso ed equilibrato con l'ambiente.
I manufatti di cui si è accennato e di cui è già stata data notizia, per la verità confusa, sul quotidiano "L'Eco di Bergamo" dei giorni 22 e 23 agosto scorso sono stati ritrovati tutti nel greto del fiume o in profondità al di sotto della superficie erbosa di prati, a volte nemmeno tanto vicini al fiume, erosi dalla furia delle acque. Essi sono i seguenti.

A S. Giovanni Bianco.
Per merito del sig. Giuseppe Pifferi, cento metri a monte della centrale idroelettrica dell'ex-ferrovia della valle, è stata rinvenuta una fontana d'angolo in roccia sedimentaria.

A Mezzoldo.
Sono stati individuati vari manufatti o resti di manufatti per merito del sig. geometra Vincenzo Salvini, ex sindaco di quel paese per più mandati.
Cento metri a monte del luogo in cui la valletta Dumino sbocca nel Brembo è stata recuperata una pesta a due cavità (olle) in serizzo ghiandone rosso (roccia metamorfica) che serviva a frantumare vari tipi di cereali come frumento, orzo, segala, miglio e in tempi più vicini ai nostri granoturco e noci.
Poco a monte della contrada Scaluggio, sulla sinistra orografica del fiume, sono stati scoperti abbondantissimi resti di scarti da fusione di ferro, testimonianza dell'esistenza in quel luogo di un antichissimo forno. Nella medesima località, ma sulla destra orografica, è stato individuato uno strato di carbone dello spessore di 20-30 centimetri per una lunghezza di 80 metri ed una larghezza di 20 pari ad un'area complessiva di 1600 metri quadrati.
Nella località Ponte dell'Acqua è stato individuato un analogo strato di carbone per una lunghezza di 100 metri ed una larghezza di 25 pari ad un'area di 2500 metri quadrati circa. Di questi strati, resti della produzione di carbone da legna con la tecnica del "Poiat", sorprendono soprattutto le dimensioni mai riscontrate così ragguardevoli in tutta la valle.

A Valleve.
Nella contrada Sottocorna, per merito del sig. Marino Cattaneo, sono state recuperate due peste a due cavità ciascuna per la macina di vari cereali e due ruote da mulino (palmenti), mentre una terza ruota risulta spaccata a metà.
Delle peste una è in serizzo ghiandone rosso, l'altra è in serizzo grigio-verde con grana molto fine. Analoghe considerazioni valgono per le ruote da mulino.
Nella contrada Cambrembo è stata rinvenuta in mezzo al greto del fiume un'altra ruota da mulino assai consumata pure in serizzo ghiandone rosso.
Per merito del sig. Piero Cattaneo, vice sindaco di Valleve, sulla destra orografica del fiume, sempre a Cambrembo, sono stati scoperti i resti di due fornaci per cuocere e produrre la calce.
Per capire l'entità dell'erosione prodotta dal fiume in quel punto basti dire che il bordo superiore di questi forni si trova a circa 4 metri al di sotto della superficie del prato!
Tutti i manufatti illustrati sono stati ricavati scalpellando grandi ciotoloni, ma sarebbe più corretto dire massi, che si ritrovano abbondanti nell'alveo del Brembo in quelle località.
Questi reperti confermano che l'insediamento dell'uomo in alta valle Brembana avvenne molti secoli fa quando, in cerca probabilmente di metalli, egli risalì la valle dalla pianura Padana o forse vi discese provenendo dal cuore delle alpi svizzere e tedesche.
A causa della chiusura estiva degli archivi di stato di Bergamo e di Milano non è stato possibile approfondire queste problematiche. Pertanto sulla presente pubblicazione viene proposta solo una carrellata dei manufatti più significativi mentre sul prossimo numero di Zogno Notizie verranno fornite le spiegazioni più esaurienti sul modo di utilizzare tali manufatti, sulla loro più probabile età e sul significato della loro scoperta.    

Foto 6: Fontana d’angolo rinvenuta a S. Giovanni Bianco. Dimensioni: cm. 106x106. Altezza del blocco totale cm. 140, profondità del lavello incompiuto cm. 27. 

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