Saggi Storici
Zogno Notizie

Edizioni don Giulio Gabanelli, stampa Carminati Stampatore, Almè - Zogno).

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Viabilità ieri e oggi a Zogno

(n.2, aprile 1982)
7/10

La volta scorsa si è mostrato come l'antico ponte di Zogno alla fine del 1400 era uno dei due ponti di Sedrina: quello sopra il Brembo. Questa affermazione continua a rimanere valida anche durante il 1400 e il 1300 come risulta (e ora si può dire con certezza) dai documenti citati all'inizio della puntata precedente in cui si dice che Piazza Monaci era situata a Est del ponte in questione. Fu sempre così anche in epoche ancora più lontane?
Bisogna innanzitutto dire che nei documenti anteriori a questo periodo compare sempre e solo l'espressione "Ponte di Zogno" e non più quella di "Ponte di Sedrina". Inoltre i riferimenti geografici che accompagnano il nostro ponte sono assai imprecisi o addirittura mancano.
Ad esempio negli Statuti della Valle Brembana, concessi da Venezia nel 1428 (7.1), si legge che si debbono considerare autonomi dalla città di Bergamo, per certi problemi giuridici e fiscali, tutti quei paesi della valle che stanno "citra supraque Pontem de Zonio" senza altre precisazioni. Un secondo esempio è dato dai due documenti che descrivono i confini di Zogno nel 1395 e nel 1304, già citati dal Belotti e dal Tosino, e riportati integralmente su Zogno Notizie del giugno 1979; in essi compare solo una volta l'espressione "Pontem de Brembila" in un contesto piuttosto oscuro mentre non compaiono mai le parole "Ponte di Zogno"; pertanto la nota a pag. 21 di quel numero di Zogno Notizie è errata.
Volendo essere rigorosi bisogna poi aggiungere che prima del 1300 non si è nemmeno in grado di dire con certezza che l'antico ponte di Zogno stava proprio sopra il fiume Brembo. E' il dubbio che rimane leggendo il documento del Mazzi del 1279 visto nella puntata precedente. Lo stesso dubbio è presente anche in un documento famoso (7.2) citato la prima volta dal Fornoni (7.3) e ripreso quasi integralmente da P. Tosino (7.4).
Esso racconta della pace avvenuta nel 1253 tra i Panizzoli - Gariboldi di Zogno e gli Zanchi di Acquafredda (Cà Fregia) di Poscante dopo che gli Zanchi avevano ucciso un certo Lanfranco, detto Valerio de Panizzoli, lasciando così orfano il figlioletto Giuseppino.
La pace si svolse con le seguenti modalità: mentre i giudici pacieri stavano nel mezzo, i Panizzoli e i Gariboldi stavano, senza alcuna arma, "in capo al ponte di Brembilla in territorio di Zogno"; gli Zanchi di Acquafredda erano invece disposti, pure senza armi, "sulla riva posta sopra il ponte di Zogno nel territorio di Almenno tra Stabello e Sedrina".
P. Tosino interpreta facilmente queste righe dicendo, senza giustificazioni, che il primo è il ponte sopra la Brembilla e il secondo quello sopra il Brembo detto un tempo di Zogno, cioè gli attuali ponti di Sedrina. Questa interpretazione fu accettata senza critiche anche dal Belotti e dal Rinaldi.
Un'analisi approfondita del documento dimostra però che questa affermazione non è così scontata. Infatti si può dire senza grossi dubbi che la prima espressione indica la riva sinistra del fiume Brembilla nelle vicinanze del Brembo, in quanto la linea di confine tra il comune di Zogno e di Brembilla nel 1253 probabilmente non era ancora stata definita a livello istituzionale (il primo documento che descrive i confini di Zogno è del 1304); perciò questo lembo di territorio in quel periodo poteva essere detto di Zogno benchè si sappia che dal 1300 esso fa parte del comune di Brembilla (foto 1, 2).
La seconda espressione ha invece un significato assai più incerto. I dubbi derivano dal fatto che non si fa  riferimento  al  fiume Brembo e che non si conoscono con esattezza quelli che erano i confini dell'antico territorio di Almenno. Poichè questo problema non ha avuto ancora oggi una soluzione soddisfacente, a seconda delle ipotesi che si accettano si perviene a due conclusioni diverse.
Se per territorio di Almenno si intende rigorosamente quello dell'antica Corte Regia Longobarda, che in valle stava solo sulla sponda destra del Brembo, allora "la riva posta sopra il ponte di Zogno nel territorio di Almenno tra Stabello e Sedrina" deve stare sulla destra del Brembo (foto 2). Sotto queste condizioni benchè si parli apparentemente di due ponti, quello di Brembilla e quello di Zogno, in realtà si può intendere che ci si riferisca a un solo ponte considerando che anticamente si indicava un ponte non solo col nome del luogo in cui esso si trovava, ma anche con i nomi dei luoghi verso i quali esso permetteva di andare: cioè lo stesso ponte poteva essere chiamato in modo diverso a seconda del punto di vista.
Il ponte in questione potrebbe essere allora il ponticello a schiena di mulo sopra la Brembilla,  all'altezza  della cava Ghisalberti, che dista solo 200 metri dallo sbocco di questo torrente nel Brembo (foto 2, 5, 6). Si può giustificare abbastanza bene perchè questo ponte poteva essere detto di Zogno: benchè non vicino al nostro paese, era il passaggio obbligato per andare da Almenno, che nel periodo longobardo era il centro di riferimento, a Zogno (o a Brembilla) attraverso Clanezzo e Ubiale, lungo la sponda destra del Brembo. Si noti inoltre che anche rispetto a questo ponticello Piazza Monaci si trova ad Est. Ciò è in accordo con quanto detto la puntata precedente circa la posizione relativa tra Piazza Monaci e l'antico ponte di Zogno. Dunque è almeno lecito sospettare che verso la metà del 1200 questo ponticello potesse avere l'appellativo di "Ponte di Zogno". E' abbastanza strano che P. Tosino, Belotti e Rinaldi non abbiano mai scritto nulla in tal senso.
D'altra parte è anche vero che nel 1253, benchè sopravvivessero ancora certi diritti longobardi, la Corte di Almenno era già disgregata e di fatto inesistente.
L'espressione "territorio di Almenno" potrebbe avere allora un peso minore e indicare un territorio dipendente da Almenno in senso generale e quindi più vasto. Acquisterebbe più importanza allora la precisazione "tra Stabello e Sedrina" e la riva di cui si parla potrebbe essere la sponda sinistra del Brembo. In tal caso si avrebbe a che fare con due ponti distinti, come dice il Tosino, di cui quello sul Brembo sarebbe stato detto di Zogno (foto 2, 4).
Anche in questo caso si può giustificare perchè era detto di Zogno un ponte che era assai più vicino a Sedrina: esso era l'unico collegamento tra la Corte Signorile di Almè, il nuovo centro di riferimento, e alcuni terreni in territorio di Zogno che erano ancora di proprietà di questa Corte agli inizi del 1100 (7.5).
Questo punto di vista porta però a una difficoltà: in queste condizioni bisogna immaginare infatti che, al momento di fare la pace, i Panizzoli-Gariboldi si trovassero in territorio di Zogno e gli Zanchi in territorio di Sedrina sulla  sinistra  del  Brembo (foto 2, 4). Il lettore che conosce le caratteristiche dei luoghi di cui si sta parlando converrà allora che la distanza tra i due gruppi di persone risulta decisamente eccessiva, innaturale. Queste due interpretazioni, basate solo sul documento del 1253, sembrano perciò poco esaurienti:  la prima perchè un  pò forzata, la  seconda perchè troppo semplicistica. Se anzichè considerare questo documento a sè stante lo si inserisce nel contesto di tutti quei documenti trattati nella puntata precedente, si può trarre una terza interpretazione che nella sostanza è identica a quella fatta per la prima volta da P. Tosino ma che a differenza di quella si basa su dati e considerazioni ben più fondate.
Essa è la seguente: si è detto che durante il 1400 e il 1300 il ponte di Zogno era dei due ponti di Sedrina quello sul Brembo. Se si ammette che ciò fosse vero anche nel 1253, cioè cinquant'anni prima, (e fare questa ipotesi non richiede alcuno sforzo), allora la frase "sulla riva posta sopra il ponte di Zogno nel territorio di Almenno tra Stabello e Sedrina" si può pensare che indichi la riva dell'isolotto roccioso, posto tra il torrente Brembilla e il fiume Brembo, su cui poggiava un capo dell'antico ponte di Zogno. Infatti poiché questo isolotto roccioso nelle mappe più antiche che si conoscono è indicato sempre come parte del comune di Brembilla (foto 1), mai come parte del comune di Sedrina, è spontaneo pensare che anche questo isolotto fosse considerato una parte del territorio della sponda destra del Brembo, cioè dell'antico territorio di Almenno. La precisazione "tra Stabello e Sedrina" starebbe a indicare allora che la porzione di territorio di Almenno in questione era situata, lungo il Brembo, in un punto compreso tra Stabello e Sedrina, il che è perfettamente vero anche oggi.
Come si può notare l'espressione usata nel documento in oggetto viene così spiegata in modo abbastanza naturale senza sindacare troppo sugli esatti confini dell'antico territorio di Almenno sui quali è praticamente impossibile avere notizie certe. La conseguenza più importante di questa interpretazione è che la pace tra i Panizzoli-Gariboldi e gli Zanchi avvenne non sul ponte di Zogno, quello sopra il Brembo, come affermano Tosino, Belotti e Rinaldi, ma sul ponte sopra la Brembilla (foto 3).   
Infatti dopo quanto detto è spontaneo concludere che i Panizzoli-Gariboldi stavano "in capo al ponte di Brembilla in territorio di Zogno" mentre gli Zanchi di Acquafredda stavano sull'isolotto roccioso vicini sia all'altro capo del ponte sopra la Brembilla che a un capo del ponte di Zogno, quel capo che proprio per il fatto di appoggiarsi all'isolotto in questione, e non alla sponda sinistra del Brembo (foto 2, 4), poteva considerarsi in territorio di Almenno. Ciò si accorda bene anche con la parte rimanente del documento in cui si vieta agli Zanchi dal giorno della pace in poi, cioè per sempre, di recarsi nel luogo o nel territorio di Zogno senza uno speciale permesso dei Panizzoli-Gariboldi. Infatti se pensiamo che gli Zanchi si trovassero sull'isolotto, essi erano al di fuori del territorio di Zogno già al momento di stabilire la pace, come le clausole richiedevano. Questa interpretazione, motivata come detto sopra, sembra la più calzante e la più naturale. Termina qui l'elenco dei documenti che contengono riferimenti geografici sull'antico ponte di Zogno.
Considerando tutto quanto detto fino ad ora, la conclusione più corretta circa la sua antica localizzazione è la seguente: poichè l'influenza della Corte Signorile di Almè sopravvisse sino alla fine del 1100, poichè si sa con certezza che dal 1144 la Chiesa di S. Lorenzo di Zogno dipendeva dai canonici di Bergamo e in base all'analisi del documento del 1253, è abbastanza sensato intendere come ponte di Zogno, durante tutto il corso del 1200, ancora uno dei due ponti di Sedrina: quello sopra il Brembo. Esso metteva in comunicazione Zogno con Almè e Bergamo passando per le località: Somasedrina (poco a monte di Sedrina), Mediglio (poco a monte della Botta), nei pressi della Casa Giungo (a metà circa della valle del Giungo), per il passo di Bruntino Alto e Villa d'Almè.
Qualche incertezza nei riferimenti geografici e certi motivi di carattere giuridico lasciano un pò di spazio (poco per la verità) al dubbio che già in quel secolo potrebbe intendersi come ponte di Zogno anche il ponticello a schiena di mulo sopra la Brembilla, all'altezza della cava Ghisalberti. Questo sospetto diventa sempre più corposo man mano ci si spinge all'indietro nel tempo, prima del Mille, specie attorno al 700-800 dopo Cristo, quando la media e la bassa valle Brembana, sulla sponda destra del Brembo, erano possedimenti della Corte Regia Longobarda di Almenno e quando la nostra chiesa doveva dipendere da quella plebana di quel paese.
Naturalmente con ciò non si vuol dire che questo ponticello, così come si presenta oggi (foto 6), abbia mille anni; però, poichè esso si nota già molto bene in una mappa napoleonica del 1812 col nome di "Ponte di Ubiale" (foto 1), poichè in un documento di quell'anno si dice che "l'antichita' di questo (ponte) non lascia riscontrare l'epoca della costruzione" e poichè dal 1812 ad oggi non si hanno notizie di un suo rifacimento, è logico dedurre che esso abbia almeno 300-400 anni, il che lo rende il ponte più antico di tutto il nostro territorio. Perciò esso è meritevole di qualche attenzione da parte delle autorità competenti sia di Zogno, per ragioni storiche, che di Brembilla e Ubiale, trovandosi oggi a cavallo della linea di confine tra questi due comuni.
Si deve aggiungere infine un'importante novità riguardante l'antico ponte di Zogno ed è il fatto che esso è più antico di quanto si credesse fino ad oggi: viene infatti citato per la prima volta (7.6) non nel  1253  ma  nel 1178, in  un documento inedito (foto 7) che merita di essere riportato integralmente non tanto per i riferimenti geografici, che sono assenti, quanto per l'immagine nuova e delicata che esso ci offre delle abitudini di tempi così lontani: "Nel Nome di Cristo - Anno dell'Incarnazione del Signore 1178, Mese di Giugno, nell'undicesima indizione. Mia sempre dolcissima sposa Oliva figlia di Cuppe della località di Zogno: nel nome di Dio, col permesso di mio padre, io, Zambelli figlio di Lanfranco de Montenari della località di Stabello, tuo sposo e offerente, ho fatto la mia dichiarazione alla presenza dei testimoni.
Ho presente la circostanza di quel giorno in cui ti sposai; avevo promesso di darti la tua parte secondo la mia legge longobarda denominata Morgincap, vale a dire la quarta parte di tutte le case e di tutti i terreni e dei mobili di mia proprietà e anche dei beni familiari, sia di ciò che ora posseggo sia di ciò che nel frattempo con l'aiuto di Dio avrò potuto guadagnare o acquistare; per tuo amore dò, cedo, consegno, conferisco e con la presente dichiarazione di diritto Morgincap ti confermo nel possesso e nell'uso che tu e i nostri eredi vorrete comunque fare, secondo la legge, di questa mia generosissima donazione. Così infatti tra loro convennero. Redatto al Ponte di Zogno.
Impronta  della mano posta da Zambelli che chiese di stendere la presente dichiarazione detta Morgincap col permesso del padre come è stato fatto sopra.
Impronte  delle mani di Zamboni de Montenari, di Giovanni Caisoni e di Pietro Busoli, testimoni; e qui lo stesso Lanfranco padre del medesimo Zambelli investì la stessa Oliva, sua nuora, di una pezza di terra campiva di sua proprietà che possedeva presso Stabello a "Prae Tegetis": (posta) a mattino (est) dei figli di Alberto di Briolo, a mezzogiorno (sud) degli uomini di Scano, a sera (ovest) e a monte (nord) degli uomini di Briolo in modo chiaro che ella medesima e i suoi eredi e quelli che ne abbiano diritto possano avere e possedere la soprascritta terra come superiormente si legge in garanzia di soldi 43, di cui metà di buoni denari antichi e imperiali, che egli stesso ha dichiarato di avere da lei ricevuto come dote e di dover conservare per il soprascritto impegno a vantaggio suo e dei suoi eredi per sempre.
Io Attone, Notaio del Signor Federico Imperatore, fui presente, consegnai e, richiesto, scrissi. "
Vale la pena di fare qualche osservazione che può servire a meglio comprendere questo documento.
Per prima cosa è da notare che il nome "Cuppe" potrebbe derivare dal latino "Cyprum” (si legge cùprùm = rame ed è sinonimo di rosso o rossiccio); potrebbe essere perciò che il padre di Oliva fosse un abitante della frazione Carubbo (da Ca Ròbe o Ca dei Rubis = Ca del Rosso o dei Rossi, forse per i capelli); però è solo un'ipotesi.
Come seconda cosa, la legge Morgincap era detta anche il "Dono del mattino" che lo sposo dava alla sposa il mattino seguente al matrimonio solennemente davanti ai famigliari e ai testimoni, col permesso del padre, e che la sposa poteva tenersi anche in caso di vedovanza per sè e i propri eredi: era detta anche "Donum matutinale vel virginitatis". Questo atto aveva valore di donazione secondo la promessa fatta il giorno del matrimonio, ma anche di testamento agli effetti dell'eredità. E' importante osservare che questa legge si è tramandata quasi immutata nella sostanza fino a noi: essa non è altro che quella legge che i nostri genitori fino a qualche tempo fa chiamavano la "Legittima".
Come terza cosa è da notare che l'espressione "Impronta della mano" dovrebbe essere tradotta "croce": il segno fatto da chi non sapeva scrivere davanti ai testimoni e al notaio. Inoltre l'Imperatore Federico cui si fa riferimento nel testo è proprio il famoso Federico 1° detto il Barbarossa, Signore di Germania e di gran parte della Francia e dell'Italia.
E' da sottolineare infine che l'atto è stato steso, firmato e controfirmato al ponte di Zogno che nel 1178, quasi certamente, e' ancora dei due ponti di Sedrina quello sopra il Brembo.
Se si rammenta che una procedura simile fu seguita anche per la pace tra i Panizzoli-Gariboldi e gli Zanchi nel 1253, se ne ricava che nell'antichità i ponti dovevano avere un particolare significato: per il fatto di collegare materialmente territori divisi da ostacoli naturali, essi erano anche il simbolo di un riavvicinamento nel mondo dei sentimenti umani, lacerato dall'odio e dai rancori, o anche il simbolo e l'augurio del rafforzamento di una unione già avvenuta.
Dunque i ponti non erano solo strumenti per superare gli ostacoli della natura ma anche simboli di pace e quasi un monito agli sposi a rimanere uniti per affrontare meglio le avversità della vita.        


BIBLIOGRAFIA
7.1) Biblioteca Civica Bergamasca Angelo Maj: Fondo Manoscritti, Privilegia Quaedam Vallium Bergomatum  a saeculo XIII ad XVII.
7.2) Biblioteca Civica Bergamasca Angelo Maj:  Fondo Manoscritti, A. Mazzoleni, Zibaldone di Memorie riguardanti Bergamo, volume B.  Di questo documento il Fornoni citò solo le due o tre righe centrali che fanno riferimento al Ponte di Zogno, mentre P. Tosino lo tradusse quasi totalmente in maniera un pò troppo libera.
7.3) Elia Fornoni: Fonte di Bracca e dintorni; Istituto  Italiano d'Arti Grafiche, Bergamo 1908.
7.4) P. Tosino: Scritti vari pubblicati su "L'Eco di Bergamo" tra il 1935 e il 1937.
7.5) M. Lupo: Codex Diplomaticus, volume II, colonne 839-840.
7.6) Biblioteca Civica Bergamasca Angelo Maj: Fondo Pergamene del Monastero del S. Sepolcro di Astino passate alla B.C.B. e ora note anche come Pergamene del Comune di Bergamo; pergamena n. 1094. 


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