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Zogno Notizie

Edizioni don Giulio Gabanelli, stampa Carminati Stampatore, Almè - Zogno).

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Viabilità ieri e oggi a Zogno

(n.5, settembre 1981)
4/10

Nel nostro viaggio a ritroso nel tempo si affronterà questa volta il periodo che va dagli anni della Priula fino al Mille, una delle tappe più belle ed affascinanti: gettare sprazzi di luce su un passato così lontano è infatti emozionante come quando da bambini si ascoltava, senza fine, i racconti dei grandi o dei genitori e si era condotti per mano, con infinito piacere, a dare piano piano forma, colore e vita a qualcosa di oscuro, indefinibile e misterioso.
Che cosa c'era dunque prima della Priula? La risposta non è semplice e deve essere articolata nello spazio e nel tempo.
Cominciando dal centro del paese, bisogna suddividere il periodo sopra indicato, e così fissato solo per comodità di esposizione, in due parti: l'una posteriore, l'altra anteriore al 1427, anno in cui Venezia si annette la quasi totalità del territorio bergamasco.
Con la dominazione veneta comincia per Zogno una stagione abbastanza lieta. Dopo due secoli di lotte sanguinose tra i vari comuni della valle, causate dalle opposte fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini, Venezia attua saggiamente una politica di tranquillità e pace sociale permettendo ai suoi nuovi sudditi, stremati, di ritornare alle attività quotidiane di un buon vivere civile, ad un ritmo di vita più normale.
Senza entrare nei dettagli di queste vicende, trattate in modo esauriente da noti studiosi quali P. Tosino e Bortolo Belotti, si vuole qui ricordare solo alcuni fatti salienti per dare un'idea del contesto in cui si inserisce l'argomento in esame.
Per stroncare ogni particolarismo e campanilismo comunale, il governo veneto, già dai primi anni, ordina che vengano distrutte tutte le roccaforti più importanti della valle tra cui spiccano quella del monte Ubione (sopra Clanezzo) ed il castello di Almenno.
Sicuramente rientra in questo vasto disegno, anche se non è l'unico motivo, il fatto che attorno al 1430 incominciano i lavori di trasformazione del castello di Zogno in chiesa parrocchiale la quale prima era situata presso il convento delle Monache di Clausura.
Quando questi lavori terminano, verso il 1450, Zogno diviene anche sede stabile del vicariato della valle Brembana Inferiore benchè il Vicario debba dividere il suo tempo tra il nostro paese e quello di S. Giovanni Bianco. Al vicario viene assegnato inoltre un locale che doveva trovarsi nella ex casa Musitelli, posta sotto la Chiesa a sinistra per chi sale la gradinata e rivolta verso la piazza Garibaldi. Quasi contemporaneamente si risolve anche un'annosa questione circa la possibilità di tenere mercato tra S. Giovanni Bianco e Camerata Cornello (4.1). Poichè questi due paesi, pretendendo uguali diritti, si danneggiavano a vicenda e disturbavano anche il mercato di Zogno, che aveva luogo in piazza Garibaldi, nel 1451 Venezia concede loro il permesso di tenere mercato in giorni distinti in modo da non sovrapporsi però a quello di Zogno, riconoscendo implicitamente a quest'ultimo una sorta di privilegio.
Tutte queste cose dimostrano come dall'inizio della dominazione veneta l'attuale piazza Garibaldi diventi gradualmente la piazza centrale, il cuore del paese.
Questo processo si completa quando in qualche momento del 1500, o forse nei primi decenni del 1600 (il problema è ancor aperto), viene costruita la gradinata della Chiesa, naturalmente non nella forma attuale, cioè più corta e più ripida. Di pari passo le vie Cavour, Dei Mille e Mazzini diventano le più trafficate del paese, il passaggio obbligato per chi per motivi di commercio o altro giunge a Zogno dall'alta valle o dalla pianura.
Attorno alla metà del 1500 (4.2), all'incirca nel luogo ove oggi c'è l'officina meccanica Chiesa-Gustinetti, un consigliere comunale, un certo Francesco Sonzogni, soprannominato il Capo per la sua riottosità, fa costruire (a proprie spese?) un molino che da lui prende il nome e che sopravvive fino ai primi decenni del nostro secolo. Lo stesso Belotti dice che esso esisteva ancora all'inizio della seconda guerra mondiale; è probabile dunque che sia anche nella memoria di qualche anziano di oggi.
L'esistenza di questo molino fin da quegli anni fa pensare che avesse molta importanza anche il viottolo che da via Vittorio Emanuele conduce alla suddetta officina, come già affermato nella precedente puntata (foto 1).
Qui però si può aggiungere che a questo molino probabilmente si poteva accedere anche dal portico dove oggi si trova la "Taverna degli Alpini" e che conduce alla stazione delle Autolinee.
Non lo si può dire tuttavia con certezza poichè il possibile collegamento tra questo portico e il viottolo in questione era già occupato da abitazioni nel 1812, come appare evidente dalla mappa di Zogno di quell'epoca. Rimane però indiscutibile  il fatto  che P. Tosino ricorda che a questo portico, e alla zona  lungo  la  stradetta che porta al piazzale della ex ferrovia della valle Brembana, qualche anziano ancora diceva, nel 1930 circa, "alla Caneva".
E' dunque ragionevole supporre che un'osteria pubblica, questo è il significato di Caneva, si trovasse su una pubblica via, per l'appunto quella che conduceva verso il "Molino del Capo" e di là al ponte vecchio di Zogno.
Non è possibile dire se in questo periodo esistesse una mulattiera che da piazza Garibaldi conducesse direttamente al piazzale delle Autolinee, fiancheggiando l'asilo infantile Cavagnis. Nella mappa del 1812 questa viuzza si nota bene, però essa porta chiaramente alla cartiera Lucca e, poichè non ci sono prove dell'esistenza di una cartiera a Zogno prima del 1600 o del 1500, non si può dire nulla al riguardo.
Pare tuttavia che nei pressi di questa cartiera, o addirittura al suo posto, ci fosse una chiesetta assai antica permettendo così di rispondere in senso affermativo alla domanda (il problema però non è mai stato trattato a fondo, anche per la mancanza di documenti).
Questo è dunque il quadro viario di Zogno nel primo periodo della dominazione veneta. Naturalmente ciò non significa che queste strade nacquero in quegli anni; esse esistevano anche molto tempo prima ma assunsero una particolare importanza solo a partire da questo momento.
E' possibile individuare quali erano le vie più importanti anche prima del 1427, sia pure con più incertezze.
Infatti cercando notizie anteriori a questa data viene a mancare completamente il supporto dell'archivio di stato di Venezia e informazioni si possono avere solo a Milano, che nel periodo comunale ha avuto dei rapporti con alcuni paesi della valle, a Bergamo e in alcuni nostri archivi comunali.
E' inutile dire però che i documenti sono pochi e che il loro stato è spesso cattivo per cui bisogna cercare di interpretare pezzi di frase o parole fidandosi dell'intuizione. Per questi motivi è risultato uno strumento essenziale la mappa del 1812 che riporta nomi di località citati in scritti assai antichi e tramandati fino a noi oralmente. Il ricordo delle persone anziane è un altro strumento molto valido perchè fino agli inizi del nostro secolo, quando le mappe non erano molto diffuse, i nomi di luoghi, case, fiumi e valli si tramandavano rigorosamente di padre in figlio. Ancora oggi sulle cartine militari moderne compaiono nomi sorprendenti che sono stati presi direttamente sul posto in base ai detti degli abitanti del luogo.
Un'altra importante considerazione da fare è che il modo di vivere degli uomini, le strutture economiche e sociali, e quindi la configurazione dei paesi, hanno subito veloci trasformazioni solo negli ultimi 70-80 anni o meno, per cui ciò che si vede nelle mappe dei primissimi anni del 1800 è anche, ragionevolmente, ciò che vi era diversi secoli prima. Pertanto se ci si spinge 150-200 anni più indietro del 1427, in pieno periodo comunale, si possono ricavare i seguenti risultati.
Il paese di Zogno era costituito da un grumo di case situate al di sotto del castello, la residenza del potente signorotto di turno, e disposte prevalentemente nella contrada del Ghèt. Infatti già nel 1144 è accertata l'esistenza della Chiesa Parrocchiale, posta assai probabilmente nei pressi del convento di Clausura.
Bortolo Belotti (4.2) dice inoltre che alla fine del 1800, durante lavori di restauro di una casa nella contrada del Ghèt, venne alla luce una lastra di pietra recante la data 1304. Questa stessa contrada  alla  fine  del  secolo  scorso  era  ancora  chiamata "ol Castèl".  
Se si guarda attentamente la mappa del 1812 si scopre che il viottolo che, staccandosi da piazza Garibaldi si dirige verso Ovest e muore dietro la casa dove oggi si trova il negozio conosciuto come "La Bottega dell'operaio", appare ancora aperto verso il Convento delle Monache, segno sicuro di una linea di passaggio in tempi remoti. Dunque in un lontano passato questo vicolo doveva fare concorrenza alla via Cavour.
Un'altra mulattiera importante nel periodo  comunale  era  la stradetta delle Monache (via 11 febbraio) che portava all'ingresso occidentale del Castello. Lo stesso faceva la via Umberto 1°, oggi considerata la via del Ghèt per eccellenza.
Verso mezzogiorno vi era un altro ingresso cui si accedeva con la più nota via Axina, quella parte di via Dei Mille che è adiacente alla gradinata della Chiesa. Come era abitudine nel periodo comunale, nelle immediate vicinanze di questa seconda entrata doveva esserci quasi certamente un altro nucleo di case, la contrada Axina, il cui ricordo è giunto intatto fino ai primi anni di questo secolo.
Non si sa se esistesse una terza porta verso Est, ma è probabile, considerata la disposizione delle vie rispetto al Castello, che anche via Mazzini facesse capo all'ingresso a Sud.
La piazza Garibaldi, in diretta comunicazione col Castello tramite la via Axina, in quegli anni doveva essere più che altro uno spiazzo erboso su cui forse i soldati di quel tempo facevano le esercitazioni, una piazza d'armi insomma.
Se si pensa che la ex casa Musitelli era probabilmente la sede delle carceri, è facile attribuire a tutta questa zona un aspetto militare, severo, tetro, ben diverso dall'aspetto raffinato che doveva avere nel mezzo del periodo veneto quando la piazza Garibaldi era circondata da eleganti case e, sullo sfondo, in maniera scenografica, si prolungava nella gradinata.
L'ultimo problema che si deve affrontare, riguardante Zogno comunale, è quello delle mura circondanti il villaggio e quindi delle sue porte.
Sia P. Tosino (4.3) sia il Belotti affermano di non aver mai trovato alcun documento che parli esplicitamente delle mura di Zogno e dei luoghi dove esse si trovavano. La stessa cosa vale anche per chi scrive in questo momento. Tuttavia mentre ai precedenti studiosi erano sconosciute, perchè inaccessibili, le mappe napoleoniche, queste oggi sono disponibili ed hanno permesso di ricavare qualche interessante novità: in quella di Zogno infatti si vede benissimo una via segnata a chiare lettere come "Strada Comunale detta delle Muracche" la quale inizia presso l'officina meccanica Chiesa-Gustinetti, si dirige all'incirca fino all'officina meccanica Gritti e quindi, piegando a sinistra ad angolo retto, sbocca in via Mazzini seguendo la stradetta che collega il viale Martiri della Libertà con questa ultima.
E' difficile, per quanto detto più sopra, pensare che questo nome non abbia alcun legame con il passato, con qualche forma di muro là esistente in tempi remoti.
Per amore di verità comunque chi scrive vuole sottolineare che immaginando che la mulattiera seguisse all'incirca il percorso delle mura, appare un pò strano che esse nel periodo comunale si spingessero tanto lontano dall'abitato il quale era tutto raccolto attorno e sotto al Castello. Non si ha nessuna indicazione di dove esse si svolgessero nella parte centrale del paese anche se l'immaginazione non ha difficoltà a trovare suggerimenti.
Si hanno notizie certe invece di due porte e ciò basta per dire che in ogni caso pure a Zogno esistevano delle mura. Infatti in un documento del dicembre 1815 l'ingegnere in capo Vidali Simon Felice prescrive a un tecnico di riparare la strada dipartimentale dalla chiesetta del Carmine al "Portone di Zogno" perchè oltre questo punto la strada, scorrendo nel "tramite del caseggiato", è di pertinenza del comune (4.4).
Non ci sono dubbi sul luogo: nei pressi della piazza del Municipio all'inizio dell'attuale via Roma (foto 2).
E' motivo di meditazione il fatto che esistesse ancora questa porta in una data abbastanza vicina a noi (1815) e che essa abbia resistito, così pare, fin oltre la metà del 1800. E' improbabile comunque che essa fosse la porta originale del periodo comunale; durante il periodo veneto infatti fu rimaneggiata e forse spostata un poco dalla sua posizione originaria.
Della seconda si ha una notizia indiretta ma molto significativa. Nella più volte citata mappa di Zogno, la mulattiera che dall'odierna casa del parroco punta verso le contrade del Monte di Zogno è chiamata chiarissimamente "Strada Comunale detta della Porta del Lucchetto". Ogni commento è superfluo. E' probabile che questa porta, che forse nel 1812 era già scomparsa, coincidesse con quella che P. Tosino 120 anni più tardi chiama "porta del Turchetto", senza precisare se questo nome è tratto da qualche documento o dalla tradizione orale. Alla luce di queste scoperte sembra evidente però che "Turchetto" derivi dalla deformazione del termine "Lucchetto" prodottasi nel tempo e che quest'ultimo sia il nome più corretto, se non l'originario, di questa porta (foto 4).
Quasi sicuramente esisteva una terza porta verso Est.
Ancora P. Tosino la vuole situata, senza prove, nella contrada Furietti (vicina al Museo della Valle); il Belotti invece suppone che si trovasse alla chiesetta della Foppa. Questa tesi però è debole perchè questa chiesetta è posteriore al 1500. Considerando quanto detto più sopra, oggi si può sostenere in modo ragionevole che essa si trovasse nel punto in cui la cosidetta "Strada delle Muracche" incrociava l'attuale via Mazzini, cioè dove si trova il negozio di vini all'ingrosso dei signori Volpi; in questo punto infatti nel 1812 appare ancora una forte e inspiegabile concentrazione di case (4.5).
Ma ciò non è tutto. Oggi si può anche avanzare l'ipotesi che esistesse, se non proprio una porta, per lo meno un rastello che controllasse il passaggio sul viottolo che da via Vittorio Emanuele conduceva al Molino del Capo e di là all'importante ponte vecchio di Zogno, rivalutando così questo vicolo non meno ricco di storia della altre vie del paese.
Il tentativo di descrivere Zogno nel 1200 o prima è impossibile perchè la ricerca di documenti anteriori a questa data non ha avuto successo, ma è sensato credere che non dovrebbero esserci state radicali trasformazioni tra il 1200 e il 1000.
Prima di concludere bisogna ricordare che sarebbe un errore considerare le mura e le porte solo come l'elemento più caratteristico della viabilità comunale dal punto di vista topografico. Infatti mentre oggi è possibile entrare o uscire dal paese lungo qualunque direzione e col massimo grado di libertà, allora si poteva entrare o uscire dal villaggio solo attraverso pochi e obbligati passaggi, controllati a vista giorno e notte. Dentro le mura vi era il mondo amico, la sicurezza; fuori un mondo infido, ostile, particolarmente violento.
Ecco dunque che le mura e le porte materializzano la mentalità, gli schemi di vita, la cultura di un periodo storico in cui, per complessi motivi, la paura e l'ansia prevalevano sulla gioia di vivere.
Esse delimitavano due caposaldi, due punti di riferimento assoluto in un mare di insicurezza e incomprensione generale: da un lato la fortezza esteriore fatta di pietre, il Castello con le sue varie strutture; dall'altro la fortezza interiore, il senso del divino, della comunità religiosa, la Chiesa, strumenti indispensabili per affrontare condizioni di vita tanto difficili.
Le mura e le porte testimoniano perciò che il nostro paese ha partecipato a una delle fasi più tormentate nello sviluppo della vita dell'uomo in Italia e in gran parte dell'Europa.
La prossima volta si vedrà l'argomento qui volutamente trascurato: le mulattiere del circondario di Zogno, sempre nel periodo 1592 - 1000.    


BIBLIOGRAFIA
4.1) Biblioteca Civica Bergamasca Angelo Maj. Fondo: Manoscritti, Documenti Veneti spettanti a Bergamo  estratti dall'Archivio dei Frari, Senato Terra 1440-1551, volume I.
4.2) Bortolo Belotti: Storia di Zogno e di alcune terre vicine.
4.3) P. Tosino: scritti vari pubblicati su "L'Eco di Bergamo" tra il 1935 e il 1937.
4.4) Archivio di Stato di Bergamo. Fondo: Dipartimento del Serio, sezione strade, cartella 1351.
4.5) Nella citata mappa di Zogno l'attuale via Mazzini è accompagnata nel 1812 da un nutrito filare di case. Un buon numero di queste si sa con certezza risale però al 1600. Solo recentemente durante lavori di restauro alla casa Migliorini, ex casa Gariboldi alla fine del 1800, è apparso un affresco datato 1427 il quale fa di questa casa una delle più antiche del nostro paese. Forse non è una semplice coincidenza che questa casa si trova assai vicina all'incrocio di cui si sta parlando.  


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