Saggi Storici
Zogno Notizie

Edizioni don Giulio Gabanelli, stampa Carminati Stampatore, Almè - Zogno

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Giovan Giacomo Maffeis pioniere dell'imprenditoria zognese

(n. 5, ottobre 1999)


Negli anni scorsi era stata illustrata su queste pagine con una lunga serie di puntate la storia di varie rogge di Zogno (1). Arricchita in seguito con altri appunti e rilievi storici è stata recentemente pubblicata, come è noto, sotto forma di libro con lo stesso titolo grazie all'iniziativa dell'Archivio Storico di S. Lorenzo (2).
Queste rogge, tutte assai antiche, sono quattro e tra di esse la più importante risulta la roggia Traini-Brembati che attraversa ancora oggi il centro del nostro paese. Su Zogno Notizie prima e sul libro poi era già stato sottolineato come le numerose e sorprendenti vicende che costituiscono la storia di questi canali, supporto alle attività lavorative e fonte di vita per tante famiglie zognesi, si intrecciassero con le vicende umane di vari personaggi di rilievo a livello pubblico non solo della comunità zognese ma anche di quella vallare e della città di Bergamo.
Tra questi personaggi, tutti sconosciuti prima di questa pubblicazione, era già stato indicato Giovan Giacomo Maffeis rappresentante di spicco dell'omonima famiglia, che sarebbe più corretto definire casato, il quale nel corso del XVI secolo non solo era diventato esclusivo proprietario della roggia Traini-Brembati, a quel tempo di dimensioni inferiori a quelle attuali, ma era stato anche il costruttore nel 1581 di un importante maglio situato dove oggi si trova la ex cartiera Lucca. L'affresco rinvenuto anni fa durante i lavori di ristrutturazione di questa cartiera, datato 1581, recante la sigla Z-I-M si dimostrò rappresentare le iniziali del suo nome: ZOAN (Giovan) IACOBO (Giacomo) MAFFEIS.
Nel corso della sua vita, durata più di ottant'anni, egli intraprese molte attività tra cui si devono ricordare oltre a quella di artigiano lavoratore del ferro, quella di abile fonditore di questo minerale per ottenere proiettili da artiglieria leggera e quella di impresario edile capace a tal punto da essere nominato direttore dei lavori nella costruzione della Strada Priula nel tratto da Villa d'Almè a Zogno nel periodo 1591-93 (3). E' inutile ricordare poi il suo ruolo di mediatore nella compravendita di immobili costituiti sia da terreni che da case e di cui si è già ampiamente scritto nella pubblicazione citata.
Nella ricerca storica indicata alla nota 3) e condotta sempre da chi scrive si era poi sottolineato il fatto che Giovan Giacomo Maffeis nel 1604, poco dopo la conclusione dei lavori per la Strada Priula e poco prima di morire ultra ottantenne, aveva inviato il proprio figlio Regino a Venezia affinchè sostenesse al cospetto del senato veneto la causa della realizzazione di un canale navigabile dal fiume Brembo all'Adige che doveva iniziare presso Clanezzo dimostrando tutti i vantaggi economici di un simile progetto. Questo problema a dire il vero non costituiva una novità essendo stato discusso dallo stesso Giovan Giacomo con il podestà di Bergamo Alvise Priuli durante i lavori per la Priula ed essendo già stato dibattuto dalle autorità venete tempo prima, attorno al 1570 (4), quando si pensava di costruire una via commerciale lungo la direttrice Venezia, Bergamo, passo S. Marco, passo Spluga e Coira da affiancare alla più importante e insostituibile direttrice da Venezia attraverso Verona, Bolzano e il passo del Brennero, a Monaco di Baviera.  
Durante questi lunghi dibattiti era stato consultato il famoso cartografo e ingegnere veneto Cristoforo Sorte che aveva dimostrato la fattibilità tecnica di un'impresa del genere disegnando su una carta la presa d'acqua e l'inizio di un simile naviglio nel luogo ritenuto più adatto, per l'appunto la stretta di Clanezzo. Questo importante disegno realizzato nel 1569 e scoperto da poco tempo da alcuni studiosi, confrontato con la relazione che Giovan Giacomo aveva inviato al senato veneto nel 1604 per il tramite del figlio Regino, dimostra che egli aveva trattato questo problema non solo col podestà Alvise Priuli ma quasi di certo anche con lo stesso Cristoforo Sorte accompagnando di persona questo ingegnere veneto lungo le rive del Brembo per mostrare i luoghi più favorevoli alla costruzione di una possente diga per deviare l'acqua del fiume nel progettato canale.
Non bisogna dimenticare infatti che nel 1569 Giovan Giacomo Maffeis era nel pieno della maturità della sua vita, circa quarantenne, ed aveva già alle spalle una profonda conoscenza teorica e pratica di tecniche idrauliche gestendo in prima persona quella che divenne la roggia Traini-Brembati a Zogno.
Nella realtà poi questo grandioso progetto non si concretizzò a causa degli eccessivi costi, nemmeno nella forma più contenuta di semplice canale di irrigazione delle campagne immediatamente a sud di Bergamo. Tuttavia il fatto che il Maffeis avesse fatto proprie queste idee, senza alcuna esitazione, dimostra di quale immaginazione e inventiva egli fosse dotato.
A ulteriore conferma dell'intraprendenza industriale di Giovan Giacomo poco tempo fa è stato indicato da uno studioso che si occupava della lavorazione del ferro in valle Brembana la presenza di un maglio a Lenna di un certo "Maffei da Zogno". Il documento ripreso e approfondito da chi scrive ha rivelato che si trattava del nostro Giovan Giacomo il quale risultava proprietario nella seconda metà del XVI secolo di questo cospicuo maglio situato "nel loco dela Coltura" non lontano dall'omonimo e noto santuario alla Madonna (5).
Il documento, del 4 settembre 1600, è l'inventario di tutti gli attrezzi in ferro e legno che si trovavano in quell'opificio essendo stato appena venduto da Giovan Giacomo a certo Lossetti di Gromo. L'intermediario di Giovan Giacomo, molto anziano, è ancora una volta il figlio Regino mentre per Lossetti è certo Domenico Pachiallo pure di Gromo che era giunto a Lenna dalle valle Seriana attraverso la val Canale e il passo Branchino.
Nell'edificio sono presenti numerosissimi attrezzi in legno di noce come banconi, mastelli, pali di vario genere, lavelli, cassepanche, pale e palette, martelli, cunei e ruote. Tra gli attrezzi in ferro vi sono varie stadere, punteruoli, mazze, grandi pinze, vari "chignoli de fero" (cunei), "rampini" (ganci), una quantità imprecisabile di martelli e la "mazza del maleo" cioè il percussore infilato all'estremità di un grande tronco azionato come un martello dall'acqua grazie ad un eccentrico fissato sull'asse della ruota idraulica.
A proposito di questo percussore si deve notare che si precisa che il suo peso è stato stimato in circa 3 quintali ma che tuttavia non è stato misurato effettivamente non essendoci in quei luoghi un'unità di misura tanto grande per fare il "confronto" (la pesatura). Ciò permette di affermare che quell'opificio era di cospicue dimensioni, confrontabile con l'altro maglio che il Maffeis aveva sulla roggia Traini-Brembati a Zogno.
Purtroppo non è dato sapere per quale motivo Giovan Giacomo abbia acquistato o, forse chi sa, costruito quell'importante opificio in alta valle che lavorava il ferro proveniente dalle miniere di Valtorta e Carona dato che egli ne possedeva uno analogo a Zogno. Considerata la personalità poliedrica di questo personaggio di certo non deve essere stata solo la sete di guadagni a spingerlo in questa impresa ma anche il desiderio di affermazione di se stesso e dei suoi progetti che avevano sempre un risvolto positivo per l'intera comunità.
Alla storia del maglio Maffeis della contrada Coltura di Lenna è legato anche un fatto di cronaca drammatico. Un giovane operaio, certo Pesenti, che Giovan Giacomo aveva portato con sè da Zogno, un giorno durante gli abituali lavori attorno al maglio, che era in azione, rischiò di rimanere orribilmente schiacciato da questa specie di rudimentale pressa. Fu impossibile capire per quale circostanza favorevole, durata un battito di ciglio, il giovane rimase solo ferito ed ebbe salva la vita. Egli stesso e i suoi compagni di lavoro, grandemente spaventati, gridarono subito al miracolo ottenuto per intercessione della Madonna. Ancora oggi nel santuario della Coltura di Lenna è possibile osservare l'ex voto risalente alla seconda metà del XVI secolo che ricorda quell'evento miracoloso.


BIBLIOGRAFIA
1) Zogno Notizie: dicembre 1985; febbraio, aprile e giugno 1986; febbraio, aprile, giugno, agosto, ottobre, dicembre 1995; febbraio, aprile, giugno, agosto, ottobre, dicembre 1996; febbraio 1997.
2) Giuseppe Pesenti: Le Rogge di Zogno, Ed. Archivio Storico S. Lorenzo, Zogno (BG) 1997.
3) Giuseppe Pesenti - Franco Carminati: Una Strada, Una Valle, Una Storia, Ed. Archivio Storico S. Lorenzo, Zogno (BG) 1988, pag. 284 e ss. 
4) Istituto di Storia Economica dell'Università di Trieste: "Relazioni dei rettori veneti in Terraferma, Podestaria e Capitanato di Bergamo" Ed. A. Giuffrè, Milano 1978. (vedi la relazione del podestà Giulio Contarini e altri).
5) A.S.BG.: Fondo Notarile: notaio Calvi Pietro Giacomo fu Michele di Valnegra; cartella 3629.