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Edizioni don Giulio Gabanelli, stampa Carminati Stampatore, Almè - Zogno

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Storia della Caserma dei Carabinieri di Zogno

(n. 3, giugno 1999)


La costruzione di edifici pubblici ha sempre costituito per una comunità di medie dimensioni come la nostra un notevole impegno finanziario oltre che un motivo di accese discussioni e sofferte decisioni, specie in passato.
Chi scrive ha già avuto modo di illustrare in questa sede nel 1990 (1) come nei secoli trascorsi si sia formato gradualmente a Zogno una struttura politico-amministrativa col duplice scopo di far rispettare la giustizia e di conservare l'ordine pubblico.
All'epoca della nascita del comune queste due funzioni erano accentrate nelle mani del cosidetto Console (l'attuale sindaco), la persona considerata più matura ed equilibrata, la cui azione si svolgeva entro l'ambito territoriale del comune mentre a partire dal dominio visconteo esse furono attribuite ad una figura "super partes", il Vicario, il quale aveva giurisdizione su più comuni ed  era nominato ed incaricato dal signore dominante, il duca di Milano, di svolgere questi compiti. Nelle sue mansioni egli si avvaleva del supporto di 3 o 4 soldati.
Il ruolo del Vicario non cambiò nella pratica con l'arrivo del governo veneto che si limitò a ridisegnare l'ambito geografico dei vicariati (oggi si direbbe distretti). Zogno divenne il capoluogo del vicariato della valle Brembana Inferiore e la dimora del Vicario era posta nella piazza del comune, l'attuale piazza Garibaldi a sinistra per chi sale lo scalone che conduce alla chiesa parrocchiale. Sul finire del dominio veneto, diventando sempre più complessa la struttura economica della società, apparve evidente che la persona che amministrava la politica e la giustizia, svolgendo essenzialmente compiti di magistrato e di giudice, non poteva svolgere anche compiti di guardiano cioè di controllore dell'ordine pubblico ma non si fece nulla per rinnovare questa istituzione.
Fu il governo napoleonico ad introdurre le nuove figure rispettivamente di pretore per quanto riguarda l'amministrazione della giustizia e di questore per quanto riguarda l'ordine sociale ripescando i termini dalla cultura classica romana. Tuttavia le incessanti guerre napoleoniche e la breve durata del governo francese impedirono di realizzare queste riforme. Fu il governo austriaco invece a dare concretezza a queste istituzioni, per altro esistenti da tempo nei territori soggetti al suo comando. Tra il 1819 e il 1823 esso trasformò in maniera cospicua l'antica sede vicariale in quella della nuova pretura, in modo veramente moderno per i tempi, dotandola di vari uffici, di sale predisposte per il dibattito processuale, di vari locali per le carceri e per l'abitazione del guardiano carcerario come ampiamente illustrato negli scritti citati. Il presidio militare addetto al mantenimento dell'ordine pubblico, che sul finire del governo veneto era composto da 6 o 7 soldati alle dipendenze dirette del Vicario, fu aumentato a 20 unità circa e fu scorporato dalle funzioni della pretura facendolo dipendere da un questore locale o Imperiale Regio Maresciallo. Esso trovò la sua sede nella casa privata, presa in affitto dopo modesti aggiustamenti, che dà sulla piazza del vecchio municipio chiuso da circa un anno, piazza Bortolo Belotti, e che oggi corrisponde alla ex-casa della famiglia Magoni. Ciò avvenne a partire dal 1818 come anticipato nei medesimi scritti e come si può osservare in una mappa di tipo catastale del 1822 che mostra quella parte del centro di Zogno.
Il presidio militare si chiamò ufficialmente Imperiale Regia Gendarmeria mentre la sede assunse il nome di Caserma per affinità con gli edifici che ospitavano stabilmente le truppe regolari dell'esercito. Sul finire dell'epoca austriaca questa sede tuttavia cambiò sia per la sopraggiunta necessità di un maggior numero di soldati sia per circostanze quasi rocambolesche.
Bisogna sapere infatti che dalla parte opposta di quella piazza esisteva fin dai primi anni del XIX secolo un'osteria in grado di offrire anche delle camere per la notte di proprietà di certo Proculo Pianetti di Zogno. L'accresciuto traffico in valle Brembana dopo la costruzione della carreggiabile austriaca da Bergamo fino ad Olmo (2) suggerì a Proculo di trasformare l'osteria in un albergo vero e proprio facendo costruire nel vasto orto situato ad est dell'osteria stessa un poderoso "Stallone con fienile e rimesse" con lo scopo di offrire cibo e riposo non solo alle persone ma anche ai cavalli e di fornire una sicura custodia alla carrozza di qualche ricco viandante. In pratica Proculo cercava di ripetere a Zogno quanto si stava facendo da qualche anno a S. Pellegrino Terme per lo sfruttamento delle acque minerali. Questa nuova costruzione fu realizzata con notevoli spese attorno al 1835 ed occupò con il suo fronte, che dava sulla piazza, tutto l'orto fino a toccare il sagrato antistante la Chiesa di S. Maria.
Venuto a mancare Proculo i figli Giacomo ed Antonio, che avevano  ereditato l'attività di albergatori, non si rivelarono abili come il padre sicchè la loro gestione incominciò ad accumulare considerevoli debiti anche a causa dei cospicui investimenti fatti dal padre anni prima per impostare l'azienda. Il 9 dicembre 1846 i fratelli Giacomo ed Antonio Pianetti si trovarono costretti ad accendere un mutuo-ipotecario di ben 4000 lire austriache da restituirsi in cinque anni all'interesse del 5% con i conoscenti coniugi Luigi Pozzi ed Angela Usuelli di Bergamo. L'ipoteca si applicava a tutti gli immobili Pianetti posti in Zogno che sono descritti nell'atto notarile nel seguente modo (3): "Casa ad uso di albergo fuori in cò (in fondo) in mappa al n. 374; fabricato di Stallone e fienile in S.ta Maria in mappa al n. 378; brolo in S.ta Maria prativo e moronato in mappa al n. 379 a cui presi tutti in  un sol corpo confina a sera Don Andrea Binda, a mezodì Strada Regia, a mattina la Chiesa di S.ta Maria mediante accesso, a monte le monache Terziarie di Zogno mediante brolo".
C'è da notare che i numeri di mappale qui indicati sono quelli temporanei e non corrispondono a quelli ritrascritti sulle mappe catastali ufficiali del 1845 poichè nel 1846, pur essendo terminati tutti i rilievi topografici, erano ancora in fase di aggiornamento e completamento i libri catastali, le rubriche dei proprietari effettivi e i libri delle partite che giustificavano i diritti di proprietà. Questi lavori furono completati per il comune di Zogno solo nel 1853 anno al quale si fa risalire la nascita del catasto austriaco. La mancanza di una gran parte di questi voluminosi registri controfirmati dalle autorità locali e provinciali, la mancanza del legame pure approvato dalle stesse autorità tra questi registri e i numeri di mappale delle mappe catastali oltre al mancato completamento del rilievo topografico del territorio di vari comuni della Lombardia resero il catasto napoleonico alquanto inaffidabile e di fatto inutilizzabile come strumento giuridico. Non a caso il moderno catasto dei terreni e dei fabbricati, con tutte le migliorie e aggiunte del secolo in corso, deriva direttamente da quello austriaco.
Notevole è anche la nomea attribuita a questi edifici e terreni che sono detti tutti "in S.ta Maria" a voler ricordare che in tempi lontani (quanto esattamente?) quegli immobili erano quasi di certo aggregati non solo alla contrada omonima ma anche all'antichissima Chiesa di S. Maria.
I fratelli Pianetti negli anni successivi comunque non riuscirono ad onorare i loro impegni e a restituire il prestito ai coniugi Pozzi i quali attraverso l'ipoteca diventarono comproprietari di quegli immobili all'inizio del 1851. Con l'intento di pagare i debiti rimasti i due fratelli offrirono allora in affitto a prezzo di favore parte della loro casa e "tutto lo Stallone con fienili e rimesse" al comune di Zogno affinchè vi trasferisse il presidio militare. In effetti questo edificio risultava molto funzionale alle attività della Gendarmeria e inoltre il comune avrebbe pagato un canone di affitto inferiore a quello che già pagava come contributo parziale per la casa posta sul lato opposto della piazza. L'accordo fu siglato il 23 novembre 1851 per una durata di nove anni (4).
Anche le entrate derivanti da questo contratto non bastavano però ai fratelli Pianetti per pagare i debiti che avevano verso i coniugi Pozzi sicchè attorno al 1854 desiderando la Imperiale Regia Gendarmeria apportare delle migliorie a proprie spese nei locali presi in affitto contattò un terzo fratello dei Pianetti, Giuseppe, che era negoziante, risiedeva a Bergamo ed aveva il fiuto per gli affari, per convincere Giacomo ed Antonio a cedere l'intero complesso che ormai non funzionava più come albergo. Giacomo ed Antonio rifiutarono tale proposta ritenendola poco dignitosa per loro e poichè, anche con la supposta vendita, essi non avrebbero potuto saldare in modo definitivo i debiti. Sicchè col passare dei mesi per richiesta dei coniugi Pozzi, che temevano di non recuperare più i loro soldi, gli immobili Pianetti vennero messi all'asta. A questo punto entrò di nuovo in campo il fratello Giuseppe che si aggiudicò l'intero complesso offrendo 12005 lire austriache e riscattando la gravosa ipoteca che pendeva su di esso il 23 ottobre 1854. Divenuto l'unico proprietario del complesso egli il 20 gennaio 1855 si impegnò per scritto a cederlo ai responsabili del comune di Zogno. Con tale documento in mano costoro poterono indire varie assemblee per approvare il futuro acquisto e per chiedere il benestare anche alle autorità civili e militari di Bergamo. Questi permessi giunsero a Zogno in autunno e finalmente il 9 dicembre 1855 fu possibile siglare l'atto di vendita di tutti gli immobili da Giuseppe Pianetti al comune di Zogno rappresentato da Santo Damiani, dal sacerdote don Giuseppe Angelini e da Bartolomeo Mazzoleni (4).
Il rogito indica espressamente che il complesso è costituito dai numeri di mappale 1731, 1732, 1733, 2780, 3459 e 3460 che corrispondono esattamente alla vecchia proprietà Pianetti indicata nella mappa e nei registri ufficiali del catasto austriaco che nel 1855 erano finalmente completati. Gli immobili vengono descritti in modo un pò generico, essendo esaustivi i numeri di mappale, come "Casa civile con annessi broli, fienili e rimesse che nell'insieme confina a mattina (est) col monastero di S. Maria, a mezodì (sud) con la Strada Regia, a sera (ovest) con Binda sacerdote Andrea, a monte (nord) con l'ortaglia di detto monastero." In realtà questi edifici verso est non potevano confinare con il monastero, come appare evidente dalla mappa catastale, ma attraverso l'accesso o sagrato con la Chiesa di S. Maria la quale non è contrassegnata nei registri catastali da un apposito numero di mappale. Ciò avvenne in quanto "edificio non soggetto all'estimo". Pertanto essa appare indicata a parte sulla mappa e sui registri nell'elenco dei "beni esclusi dall'estimo" alla lettera O con la seguente definizione ufficiale: "Oratorio privato sotto il titolo di S. Maria aperto al culto pubblico" la cui proprietà è assegnata al "Monastero delle madri Francescane dette di S. Maria in Zogno" (5). La lettera O indica non solo l'edificio ma anche le pertinenze poichè il catasto austriaco con lo stesso numero di mappale o con la stessa lettera indicava una medesima proprietà senza distinguere tra edificio e terreno. La scissione tra catasto dei fabbricati e catasto dei terreni, con serie numeriche distinte, fu introdotta col primo catasto italiano.
Dopo aver preso possesso dell'ex albergo Pianetti la Gendarmeria lo ristrutturò ampiamente col permesso dell'autorità comunale e provinciale non riuscendo però ad occupare tutti i numerosi locali di cui era composto. Perciò il comune di Zogno affittò alcuni locali in esubero ad altri privati o gruppi culturali come il gruppo di Arte Filodrammatica che era nato da poco tempo nel nostro paese. Addirittura per ricuperare in parte le spese di manutenzione il comune affittò alla Gendarmeria anche l'orto che era stato dei Pianetti comprensivo di un diritto di passaggio pedonale, non di proprietà, sul lato estremo del sagrato della Chiesa di S. Maria per accedere all'orto stesso. Per questo motivo dopo oltre cinquant'anni di permanenza della Gendarmeria in quello stabile il vicolo, in realtà il sagrato, tra l'ex orto Pianetti e la Chiesa di S. Maria incominciò ad essere chiamato dalla gente dapprima "vicolo della Gendarmeria" e poi "vicolo della Caserma" senza con ciò voler cambiare gli antichi diritti di proprietà e di uso.
Con l'arrivo del governo sabaudo l'Imperiale Regia Gendarmeria mutò il nome in quello di "Guardia o Arma dei Carabinieri" i quali continuarono ad occupare in modo stabile lo stesso immobile. Tra il 1904 e il 1908 con la nascita del primo catasto italiano questo edificio, già di per sè cospicuo, venne di nuovo ristrutturato e ingrandito con l'aggiunta delle carceri mandamentali, degli uffici della pretura sabauda, spostata dalla piazza Garibaldi, e di quelli per l'appunto adibiti al nuovo catasto. I carabinieri dovettero adattarsi ad una diversa e più ristretta collocazione nella stessa sede. Durante l'epoca fascista una parte di quel poderoso complesso fu trasformata nella "Casa del Fascio" vale a dire il vecchio municipio chiuso circa un anno fa. Da allora le cose rimasero sostanzialmente immutate fino agli inizi degli anni 60 quando una parte della caserma ospitò per pochi anni la scuola media inferiore prima di essere spostata definitivamente nell'attuale sede nel viale XXIV maggio.   


BIBLIOGRAFIA
1) Zogno Notizie: gennaio e giugno 1990; titolo: C'era una volta la Pretura.
2) Giuseppe Pesenti - Franco Carminati: Una Strada, Una Valle, Una Storia, Ed. Archivio Storico S. Lorenzo, Zogno (BG) 1988.
3) A.S.BG.: Fondo Notarile: notaio Ginnami Francesco fu Carlo Filippo di Bergamo; cartella 13205.
4) A.S.BG.: Fondo Notarile: notaio Belloni Angelo fu Cesare di Zogno; cartella 13218.
5) A.S.BG.: Catasto del Lombardo-Veneto: mappa, catasto,  rubrica e libro delle partite del comune censuario di Zogno.