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Edizioni don Giulio Gabanelli, stampa Carminati Stampatore, Almè - Zogno

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Storia della roggia Traini

(n.2, aprile 1996)
8/13


(Nota preliminare: questo saggio storico è stato raccolto nel volume dello stesso autore “Le Rogge di Zogno”, capitolo: Roggia Traini)

Con la pace di Westfalia del 1648 veniva posto termine alla cosidetta "Guerra dei Trent'anni" tra la Spagna, la Francia, l'Austria, la Germania e l'Olanda che si erano combattute per il predominio sull'Europa. Da questa serie interminabile di conflitti l'intera Europa era uscita devastata non solo per le distruzioni provocate dalle azioni di guerra ma anche per una serie di epidemie scoppiate più volte in vari paesi. Anche l'Italia, sotto il giogo della Spagna, era stata coinvolta in queste vicende ed aveva conosciuto una delle pestilenze più terribili, quella degli anni 1630-1633, portata dai Lanzichenecchi, descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi e tristemente famosa per aver decimato la popolazione civile, specie in Lombardia. La pace di Westfalia, anelata da tutti per lungo tempo, fu salutata perciò come una sorta di risurrezione della società civile in tutta Europa. Tale era la stanchezza per la guerra che in effetti a questo trattato seguirono sessant'anni di pace durante i quali ovunque si registrò una faticosa ma generale ripresa dell'economia. Anche in valle Brembana e a Zogno in particolare si segnalano vari esempi del risveglio delle attività umane e del ritorno alla normalità dopo mezzo secolo in cui odio, sangue, miseria, fame e malattie avevano spadroneggiato.
Il primo testimone di questo risveglio è certo Pasino Pasinelli fu Giuseppe originario di Angolo (oggi Angolo Terme) in Valcamonica che troviamo trasferito a Zogno già dal 1645 ad esercitare la professione di "feraro et maniscalco" (1). Egli abitava in una casa "fatta da più corpi posta nella contrata Rizolo" vale a dire lungo l'attuale salita di via Roma "poco dentro il portone di Zonio". Pasino aveva acquistato questa casa dal notaio Giovan Battista Sonzogno fu Sebastiano (2) ed esercitava il mestiere in un locale a pianterreno. Pare che egli fosse un abile modellatore del ferro ma per la ristrettezza del locale e per i mezzi limitati doveva dedicarsi a lavori di minuteria quali ferri da cavallo, chiavi delle porte, piccole inferriate, ringhiere di balconcini e altri articoli simili. C'è da sottolineare il fatto che il paese originario del Pasinelli è situato allo sbocco della valle di Scalve in Valcamonica e poichè sia la valle di Scalve che la Valcamonica in antico contavano numerose miniere di ferro, molti abitanti di quelle zone avevano grande confidenza con le attività connesse alla lavorazione del ferro.
Fu probabilmente per assecondare questo istinto derivante dalla sua terra di origine e per migliorare la sua professione che Pasino nel 1660, dopo vent'anni di duro lavoro e di risparmi, osò contattare di persona il conte Davide Brembati, a quel tempo esclusivo proprietario della roggia Traini, per chiedergli il permesso di sfruttare l'acqua e di costruire una fucina o maglio a valle della cartiera. Dopo laboriose trattative il 3 novembre 1661, con una certa sorpresa da parte degli abitanti di Zogno, Pasino ottenne la concessione per la costruzione non solo del maglio ma anche di una casa annessa per la propria famiglia (3).
Nell'atto notarile si legge che il conte Davide concesse a Pasino di costruire l'opificio e la casa "in fondo et fine della sariola che ha (il conte) nel loco et territorio di Zogno". Per ricompensa il Pasinelli si impegnò a pagare "12 lire di moneta contante ogn'anno per l'acqua"; a costruire il maglio tenendolo il più basso possibile per non ostacolare il deflusso dell'acqua proveniente dalla cartiera e infine egli stesso e i suoi eredi si impegnarono a non esercitare mai, in futuro, nel loro opificio le attività svolte dal conte Davide nei suoi vale a dire le attività di cartiera, mulino e follo. Nonostante le condizioni fossero gravose il Pasinelli riuscì nel giro di qualche anno a costruire il maglio raggiungendo l'obiettivo di poter lavorare ferri di maggiori dimensioni, in prevalenza ferri da cantiere e da carpenteria varia.
Non contento di ciò, convinto che una segheria di legnami da opera potesse essere un complemento ed un fattore di sviluppo per il maglio, il Pasinelli il 29 maggio 1664 chiese ed ottenne, sempre dallo stesso conte, il permesso di costruire una segheria ad acqua all'inizio della roggia più esattamente "una rasiga vicino et appresso le sporte della seriola dell'illustrissimo signor conte Davide Brembati vicino alla brevia seu ponte di legno che è sopra il fiume Brembo nel comun di Zonio" (4). Questa volta in cambio il Brembati pretese che "Pasino mantenghi l'acqua necessaria per li mulini, folli et cartara di esso illustrissimo conte et questo obligo senza pagarsi spesa alcuna dall'illustrissimo conte ma lo facia gratis". Inoltre impose che nel caso il Pasinelli volesse vendere la segheria, dapprima dovesse offrirla al Brembati; che in ogni occasione di piena del Brembo il Pasinelli fosse tenuto a pulire la roggia dall'inizio fino alla cartiera e che ogniqualvolta dovesse servire del legname agli edifici del Brembati, il Pasinelli avrebbe dovuto tagliare gratis queste assi con la sua segheria e lasciarle scorrere liberamente lungo la roggia.
Nonostante queste condizioni, non meno gravose di quelle relative al maglio, il Pasinelli facendo alcuni debiti riuscì a realizzare in poco tempo anche la segheria. Pur in mezzo a tante difficoltà la sua intuizione si rivelò vincente perchè ben presto riuscì a stabilire vari contratti per tagliare grosse partite di legnami. Tra questi accordi vale la pena di ricordare quello concluso con certo Giovan Orfeo Ganassa di Serina, della durata di due anni, per trasformare in assi tutti i tronchi provenienti dalla  valle Serina, fatti scorrere lungo il torrente fino ad Ambria e poi lungo il Brembo fino al luogo detto "la Moia", vicino alla segheria, dove l'acqua del fiume rallentava la sua corsa. Per svolgere questo grande lavoro Pasino dovette assumere un giovane di Stabello, Giuseppe Zanchi fu Benedetto, con lo stipendio annuo di "63 lire più il vito nesesario et da dormire" (5).
La segheria e il maglio Pasinelli vanno ricordati tuttavia per un fatto ben più importante per la storia di Zogno essendo legati alla costruzione dell'attuale ponte vecchio.
Si è appena detto che la segheria fu costruita vicino "alla brevia seu ponte di legno che è sopra il Brembo", il che si compiva nell'anno 1666. Da tempo comunque nel territorio di Zogno si dibatteva il problema di costruire un ponte in pietra che collegasse il nostro paese con quelli posti sulla sinistra orografica del fiume vale a dire Stabello,  Poscante,  Grumello de Zanchi,  Endenna e Somendenna.
In un documento del 21 ottobre 1668 (6) c'è notizia che i rappresentanti del comune di Poscante, a nome anche di quelli di Endenna e Grumello, riuniti nel convento di Romacolo elessero un portavoce che si recasse a Zogno per sollecitare le autorità a dare un contributo "nell'accomodar la brevia sopra il Brembo et la breviola sopra la valle di Bonarè" per rendere la comunicazione tra Zogno e quei paesi sicura e continua. La risposta del sindaco di Zogno non fu negativa ma neanche immediata. Passarono alcuni anni durante i quali maturò in modo definitivo l'idea di sostituire al ponte in legno un ponte in pietra e durante i quali i vari paesi interessati si consultarono a vicenda per sapere quale somma ciascuno era disposto a spendere.
Attorno al 1675 finalmente furono bandite le prime aste per affidare la realizzazione del ponte al miglior offerente, ma nessuno si fece avanti per la difficoltà dell'opera e per i costi elevati. Soltanto all'inizio del 1678 un impresario forestiero, certo Francesco Cifrondi di Clusone, ebbe il coraggio di assumere l'impegno. Grazie al fatto che conosceva il Pasinelli, egli ebbe la buona idea di accordarsi con lui per produrre tutte le materie prime sul posto anzichè farle arrivare da qualche paese lontano riducendo così di molto i costi. E' interessante riportare per esteso questo breve documento che da un lato testimonia le caratteristiche dell'accordo, dall'altro sancisce la costruzione ufficiale del ponte vecchio di Zogno (7).
" Lode a Dio, adì 21 febraro 1678 in Zogno.
Con la presente si dichiara sicome il signor Pasino Pasinelli fabro in Zogno si obliga di mantenere tutta la feramenta bisognevole lavorata in sua fucina al signor Francesco Sifrondi di Clusone suseptore (assuntore per vincita) del incanto della costruzione del Ponte che deve costruere nel loco della Moia, qual feramenta deve consegnare al detto Cifrondi quando gli sarà comandato dal medemo nela forma gli sarà comandato, grandi capioli ciouè chiavi, chiodi et ogni altra qualità bisognevole a detto Ponte per la qual feramenta detto Francesco Ciffrondi si obliga dare et pagare al detto Pasinelli quando riceverà la detta feramenta lire sei et meza al pezo lavorata come sopra.
Di più detto Pasino Pasinelli si obliga dare al medemo Francesco Cifrondi assi di albara pezi n. 275: lunghezza di braza cinque et di larghezza di mezo brazo et di grosezza di quarte una et altri di peghera la quantità che bisognerà per meter soto li archi d'esso ponte, per il pretio di questi esso signor Cifrondi si obliga pagarli soldi ventiquatro il brazo detto sopra a ragione di Bergamo parimenti subito receputi detti assi, quali tutte cosse si obligano una parte et l'altra di atendersi soto obligo et pena, et così dico et afermo alla presenza.
- io Francesco Cifrondi prometto quanto di sopra,
+ croce fatta dal signor Pasinelli per non saper scrivere qual   afermo et prometto quanto di sopra."
Il ponte fu terminato nel 1680. Esso presentava due archi a schiena di mulo con i due punti più alti raccordati in piano ed un solo pilastro in mezzo al Brembo. Era accessibile solo ai pedoni e alle bestie. Poichè la riva del fiume verso Zogno è molto più bassa di quella verso Piazza Martina, dal lato di Zogno per accedere al ponte vi era una ripida gradinata selciata che non era molto comoda specie per le bestie da soma. Soltanto dieci anni dopo, il 13 maggio 1689 (8), questo difetto fu eliminato con la decisione, sancita da tutti i paesi interessati, di costruire un terzo arco più piccolo sulla riva verso Zogno e una strada in leggera salita che, incominciando quasi di fronte alla segheria Pasinelli ed appoggiandosi al nuovo arco, si raccordava al piano elevato del ponte in modo più dolce. Per inciso si deve dire che questo terzo arco è ancora oggi visibile dal giardino privato della casa adiacente al ponte verso Zogno. In questa occasione fu costruito anche il ponticello in pietra sulla vall'Arsa per migliorare il collegamento tra Zogno e Endenna. Questo ponticello al centro del suo arco reca una pietra con incisa la data 1689.
Del ponte sopra il Brembo costruito nel 1680 abbiamo un'immagine preziosa risalente al 1825 (9) cioè poco prima che esso venisse distrutto dalla piena del 1834 e ricostruito in epoca austriaca (10) con dimensioni maggiori ma con le stesse linee guida come del resto si può osservare anche oggi dal vivo.
Certamente si può dire che senza la segheria e il maglio Pasinelli, che fornirono i mezzi indispensabili alla costruzione, il ponte vecchio di Zogno non esisterebbe o comunque di esso si dovrebbe scrivere una storia ben diversa. A proposito di ciò si devono fare alcune precisazioni importanti. Già nel lontano 1982 (11) gli stessi autori, in base ad una documentazione incompleta in loro possesso, avevano ipotizzato la ricostruzione quasi integrale, in pratica ex-novo, del ponte vecchio di Zogno nella seconda metà del XVII secolo, pur ammettendo l'esistenza di questo ponte anche in secoli precedenti benchè in forma assai precaria e scarsamente utilizzabile. Oggi si può dire che questa ipotesi è diventata certezza e che soprattutto è stata individuata l'esatta collocazione temporale di questo fatto: l'anno 1680. Questa notizia è molto importante non solo perchè completa in modo definitivo la storia della viabilità nel territorio di Zogno e nella bassa e media valle Brembana (non si deve dimenticare infatti che questo ponte in antico collegava Zogno anche con Bergamo e la valle Seriana attraverso il passo del Monte di Nese) ma anche per un'altra questione.
Sempre nel 1982 infatti gli stessi autori pubblicarono un disegno inedito senza data (12) proveniente dall'archivio privato dell'ex cartiera Lucca in cui si vedono il mulino della Misericordia, il follo, la cartiera a tre ruote e il ponte vecchio di Zogno in forma di passerella di legno. Questo disegno non era abbinato ai documenti manoscritti perciò la datazione fu ricondotta dagli autori al 1710-1720 poichè nel 1982 la sola notizia certa consisteva nel fatto che attorno al 1715 la cartiera funzionava con quattro ruote (13). La mancanza nel disegno della segheria e del maglio Pasinelli, le cui date effettive di costruzione non erano note, non costituiva un elemento certo per la datazione poichè il disegno illustra solo gli opifici dei conti Brembati e quindi gli altri opifici potevano essere stati trascurati intenzionalmente, caratteristica questa abbastanza abituale nei disegni antichi.
Il ponte vecchio di Zogno però costituisce un riferimento geografico oggettivo, indiscusso e indiscutibile per chiunque, un elemento essenziale che completa e descrive meglio l'oggetto raffigurato poichè la roggia Traini, non a caso, vi passa vicino. Pertanto se questo ponte è stato disegnato in forma di passerella di legno significa che questa era la sua caratteristica fondamentale e reale in quel periodo, ma ciò significa dire che il disegno in oggetto risale con certezza a qualche anno prima del 1680 quando il ponte vecchio di Zogno non era un ponte in pietra ma era solo una "brevia". La conclusione dunque è che questo disegno ha circa cinquant'anni più di quanto ipotizzato dagli autori nel loro primo scritto e che questa sua caratteristica lo rende ancora più bello, più prezioso e più importante per la storia del nostro paese.


BIBLIOGRAFIA
1) Archivio di Stato di Bergamo. Fondo Notarile:Notaio Zanchi Pietro fu Marc'Antonio di Grumello de Zanchi, cartella 7057, atto del 19/9/1645. 
2) Come nota 1), atto del 19/10/1646.
3) Archivio di Stato di Bergamo. Fondo Notarile: Notaio Folchetti Locatelli Carlo fu Virgilio di Bergamo, cartella 6673.
4) Come nota 1), ma cartella 7062.
5) Archivio di Stato di Bergamo. Fondo Notarile: Notaio Franzoni Bonaventura fu Bernardino di Zogno, cartella 6010, atti del 25/5/1685 e del 5/6/1685.
6) Come nota 4).
7) Archivio di Stato di Bergamo. Fondo Notarile:  Notaio Panizzoli Francesco fu Alessandro di Zogno, cartella 4707.
8) Come nota 7), ma cartella 4709.
9) Archivio Storico Comunale di Zogno. Fondo: Documenti del soppresso comune di Poscante, serie Amministrazione, cartella 1.
10) Zogno Notizie ottobre 1977; giugno 1981; giugno 1982.
11) Zogno Notizie giugno 1982.
12) Come nota 11), pag. 18.
13) Archivio di Stato di Bergamo. Fondo Notarile: Notaio Panizzoli Francesco fu Giovan Battista di Zogno, cartella 12394, atti del 1/4/1711 e del 9/1/1714. 


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