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Edizioni don Giulio Gabanelli, stampa Carminati Stampatore, Almè - Zogno

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Storia della roggia Traini

(n.6, dicembre 1995)
6/13


(Nota preliminare: questo saggio storico è stato raccolto nel volume dello stesso autore “Le Rogge di Zogno”, capitolo: Roggia Traini)

Il 7 maggio 1693 due degli ultimi discendenti dell'antica famiglia Brembati "gli illustrissimi conti Giuseppe Maria et Francesco fratelli figli del fu molto illustre conte Davide nobili patrizi delle città di Bergamo, Roma, Mantova, Cremona et altre" un pò per mancanza di spirito imprenditoriale, un pò perchè i loro interessi erano rivolti da tempo soprattutto a Bergamo e a Brembate Sopra, vendettero a Giovanni Pesenti fu Giovan Maria detto "il Molena" il "loro edeficio di cartara posto nella terra di Zogno con tutte le sue raggioni (diritti)". Tra questi diritti vi  era la proprietà della roggia dall'origine fino a un punto poco a valle del maglio e lo sfruttamento a piacere delle sue acque, la possibilità di sostituire sulla carta il marchio Brembati col nuovo marchio Pesenti e la licenza di esporre e vendere i prodotti della cartiera in un apposito locale (oggi si direbbe stand) della fiera di Bergamo (1).
A questa vendita i fratelli Brembati chiesero ed ottennero di abbinare anche la vendita di una casa in cui erano vissuti abbastanza a lungo il padre Davide e il nonno Francesco ma che essi non avevano mai abitato, anzi avevano abbandonato. Questa casa era posta nel centro di Zogno, era costituita da più corpi per un totale di 16 stanze ed era adiacente a sud con la strada Priula, a ovest con "la piazza del comune" (l'attuale piazza Garibaldi) e a nord, lungo il lato della piazza, era adiacente ed in parte sovrapposta all'abitazione degli eredi di Maffeo Tassis. Nel retro di questa casa, che aveva una configurazione ad "L", vi era un ampio cortile rettangolare con dei portici sui lati sud e ovest, con delle stalle sul lato nord mentre sul lato est vi erano i giardini di altri privati (2). 
E' abbastanza facile riconoscere oggi in questa costruzione composita il cospicuo edificio dove ha sede la nuovissima filiale della banca Credito Bergamasco con altre parti di caseggiato sia verso nord, in direzione della chiesa parrocchiale, che verso est in direzione dell'attuale piazza Italia. E' curioso osservare che alla proprietà di questo antico edificio era abbinata, a quel tempo, la proprietà di un banco nella chiesa parrocchiale di S. Lorenzo al quale i Brembati padre e nonno, cioè i conti Davide e Francesco rispettivamente, pare fossero molto legati quando erano in vita.
Tutti gli immobili con i diritti e le pertinenze, compreso il banco in chiesa, furono ceduti al considerevole prezzo di 5.050 scudi da 7 lire veneziane ciascuno. Tre quarti del prezzo dipendevano dalla cartiera non tanto per l'edificio in sè quanto per l'attività commerciale. Si trattava di una somma davvero cospicua anche per un imprenditore solido come Giovanni Pesenti Molena. Basti pensare, per avere un termine di paragone, che un secolo prima, quando la svalutazione era un fenomeno sconosciuto, la costruzione della strada Priula comprendendo la cantoniera di S. Marco costò circa 9.500 ducati da 6,4 lire veneziane ciascuno (3)!
Il Pesenti dunque si vide costretto a cedere subito ai Brembati i crediti con interesse al 5% annuo che aveva nei confronti di ben 21 persone per compravendite di case e terreni per un valore pari a 2.000 scudi e a impegnarsi a pagare i restanti 3.050 scudi in 10 anni all'interesse del 4% annuo qualora egli fosse andato in ritardo nei pagamenti. 
Giovanni Pesenti detto Molena era originario del Monte di Zogno ed era riuscito ad acquisire nella sua lunga vita, in parte per via ereditaria in parte con scambi e compravendite, numerosi terreni e stalle sul Monte di Zogno, nelle contrade Tiglio, Camissinone, Colle, Zergnone e Padronecco. Altri ne aveva ad Ambria, Grumello de Zanchi, Endenna, e Piazza Monaci; così pure  nelle  contrade Castegnola, Crosnello, Catremerio e Laxolo nel comune di Brembilla, a Sussia nel comune di di S. Pellegrino e a Pratomano nel comune di Sedrina. Infine aveva un paio di discrete case nel centro di Zogno dove risiedeva (4). Le credenziali del Molena erano dunque di tutto rispetto. Ma la somma da dare in contanti ogni anno, 305 scudi, apparve ben presto superiore anche alle forze di questo imprenditore. Benchè gli affari con la cartiera avessero un buon andamento già prima dell'anno 1700 il Molena per non cedere questa attività, cui teneva molto, chiese una dilazione dei pagamenti e un prestito ai conti Brembati i quali concessero il benestare alla condizione che egli accettasse di pagare al loro posto un livello o tassa che essi pagavano da qualche tempo al "Consorzio del borgo di S. Leonardo in Bergamo e al luogo Pio del Soccorso della Parrocchiale del medemo borgo" ipotecando la quarta parte della cartiera come garanzia, il che avvenne in varie riprese tra il 1701 e il 1718 (5). Con questo metodo il Molena accrebbe i suoi debiti ma si riservò un maggior numero di anni per pagarli contando sulle sue capacità imprenditoriali.
In effetti per motivi di esperienza chiamò a dirigere la cartiera Marco Sinibaldi fu Francesco di origini bresciane, figlio di uno dei proprietari della cartiera di Ambria che non era in concorrenza con quella di Zogno producendo tipologie di carta diverse (6). Inoltre aprì e promosse un negozio di vendita della carta anche in Bergamo sfruttando le conoscenze dei Brembati e pubblicizzò il marchio della cartiera di Zogno fuori del territorio brembano e bergamasco. Migliorò anche la struttura della roggia nel seguente modo. In antico la roggia dopo la cartiera attraversava la valle del Boul o del Monte di Zogno raccogliendo però le acque della valle stessa. Se da un lato ciò significava una maggiore quantità di acqua per il maglio, dall'altro ad ogni piena di questa valletta creava depositi di ghiaia che impedivano sia il deflusso delle acque provenienti dalla cartiera sia la corretta alimentazione del maglio. Il contemporaneo straripamento delle acque della roggia allagava poi i terreni circostanti che erano comunali. Dopo alcuni anni di liti su chi dovesse risolvere il problema attorno al 1713 il Molena decise di costruire sopra la valle del Boul un ponte-canale in pietra in modo che la roggia scavalcasse la valle medesima e questa a sua volta defluisse  liberamente  nel Brembo. Questo ponte-canale è visibile ancora oggi presso la Manifattura di Valle Brembana. Alle spese della costruzione partecipò anche il comune di Zogno (7).
Un altro merito che spetta a Giovanni Pesenti Molena è il fatto di aver rilevato la segheria all'inizio della roggia, di proprietà Pasinelli, la quale risultava ferma da alcuni anni essendo costui morto senza eredi maschi. Il Molena la rese rapidamente attiva con profitto. Ciò avvenne a partire dal 17 marzo 1700 grazie a un decreto del vicario di Zogno firmato dal notaio Franzoni Bonaventura. Da questo momento la segheria risultò sempre abbinata come proprietà alla cartiera. Nel corso della prima metà del XVIII secolo la segheria fu affittata a varie persone tra cui spiccano per importanza Alessandro Marconi e Matteo Curtoni di Bergamo, soci in una ditta di lavorazione e smercio di legnami (8).
Quando morì, attorno al 1720, il Molena non aveva ancora finito di pagare i debiti verso i conti Brembati per cui l'eredità raccolta dai figli Bortolo e Bernardino risultò alquanto difficile. Costoro non essendo avveduti come il padre negli affari commerciali riuscirono a portare avanti discretamente la gestione della cartiera ma con l'avvicinarsi della crisi economica che iniziò attorno al 1750 si videro costretti a vendere moltissimi terreni, stalle e alcuni "corpi di case" in Zogno (9) prima di cedere definitivamente anche la cartiera come già illustrato. C'è da notare il fatto curioso che la figlia del Molena, Elisabetta, molto amata e favorita dal padre, nel frattempo aveva sposato il notaio Francesco Panizzoli fu Giovan Battista più volte citato in questa storia (10).
Agli inizi del XVIII secolo il follo da vari decenni risultava di proprietà degli "illustrissimi fratelli Marco, Alessandro, Guarisco et Giorgio Marconi de Maffeis fu Lorenzo Alessandro cittadini di Roma et di Bergamo" residenti tuttavia in Città Alta. Questa famiglia nobile ed antica aveva lasciato Zogno parecchi decenni prima e per motivi commerciali si era diffusa un pò in tutta Italia realizzando imponenti fortune economiche. Basti pensare che essa aveva acquisito innumerevoli possedimenti in tutto il territorio bergamasco. In particolare nei primi anni del XVIII secolo Giorgio ereditò tutti gli immobili presenti a Zogno e dintorni ed altri situati a Mozzo e a Curno i quali, alla sua morte, passarono nelle mani dei figli Girolamo ed Alessandro. Costoro per la verità non si occuparono mai della gestione diretta del follo che affittarono sempre con oculatezza a qualche "perito folladore del luogo" sulla base di contratti quinquennali.
L'attività più seguita da Girolamo ed Alessandro era quella di "correria" che consisteva nel fare non solo i corrieri postali ma anche i corrieri nel senso moderno del termine cioè trasportare merci di vario genere con carri e bestie per conto terzi in quasi tutto il territorio italiano. In altre parole si trattava di una primordiale azienda di trasporti. Nel 1726, ancora abbastanza giovani, Girolamo ed Alessandro decisero di dividersi i beni di famiglia. Ad Alessandro toccò tutto il patrimonio di Curno, l'attività di "correria" con sede a Bergamo e con un valore stimato di 70.000 lire dell'epoca e metà della "casa dominicale" posta in Zogno a sud della piazza del comune (l'attuale piazza Garibaldi). L'altra metà di questa casa, gli immobili di Mozzo e vari terreni posti nelle località Boschello di Spino al Brembo, Campelmè, Tiolo e Ambria spettarono a Girolamo (11). Il follo fu stimato 21.000 lire mentre la "casa dominicale" 16.134.
E' abbastanza interessante riportare la descrizione della "casa dominicale" cioè "dei signori Marconi de Maffeis da tempo immemore". Questa casa era posta a sud della piazza di Zogno e chiudeva la piazza stessa. Verso ovest dava "sulla stretta che conduce dalla piazza alla Cartara". Si tratta dell'attuale gradinata che da piazza Garibaldi scende verso la ex cartiera e il monumento ai caduti della prima guerra mondiale e che a quel tempo era una semplice mulattiera detta della "Palta". Il caseggiato inoltre nel lato adiacente a questa mulattiera scendeva un poco verso sud. E' facile riconoscere oggi in questa casa, come detto nel capitolo precedente, non solo l'abitazione della signorina Clara Marconi, lontana discendente dei Marconi in argomento, morta circa 20 anni fa e molto conosciuta a Zogno, ma anche la parte di costruzione ad angolo contenente il negozio di mercerie che fu del sig. Giupponi Fortunato notissimo a Zogno come "Nato". Inoltre rientrava in questa casa l'attuale bar Sole comprensivo anche di una parte della casa immediatamente a valle dello stesso bar.
Nell'atto di divisione si precisa che all'interno vi era un cortile circondato da un poderoso colonnato e dei giardini a gradoni con una fontana nel mezzo. A pianterreno vi erano due stalle e due fienili. Anche al primo piano, sempre verso l'interno, vi era un colonnato però più esile. Al primo piano inoltre vi era una grande sala con più finestre "riguardante in piazza con un poggiolo di pietra e ferro". Su ogni lato del cortile interno sopra il primo piano vi erano "grandi solari con lobioni di legno (solai con loggioni esterni)" comunicanti con scale pure di legno. Si trattava dunque di una costruzione notevole, un vero e proprio palazzo degno di una dinastia, dalle origini imprecisate ma di certo assai antiche. Come la casa dei conti Brembati, che era di fronte, la casa degli "illustri signori Marconi de Maffeis (signori ma non conti) era abitata, almeno nel periodo storico in esame, in prevalenza come dimora estiva. Pare che Girolamo durante le serate estive invitasse a casa sua vari amici per dilettarsi a scrivere e a leggere poesie in latino, italiano e bergamasco (12).
Non molto dopo il 1726 Alessandro cedette la sua parte di casa al fratello Girolamo che divenne l'unico proprietario. In cambio Alessandro ottenne una discreta casa nella contrada Foppa, una modesta cascina "con fornace e terreni al di là del Brembo sotto la Piazza de Monaci e i roccoli e caselli sulla Piazza de Monaci". Alla fine di queste transazioni i due fratelli si ritrovarono ciascuno un patrimonio immobiliare superiore alle 100.000 lire veneziane. I figli di Girolamo nel corso del XVIII secolo alterarono la struttura della "casa dominicale" completandola con elementi architettonici di stile neoclassico come si può riconoscere a vista anche oggi.
Un'altra importante dimora di Girolamo era una bella villa circondata da una vasta tenuta agricola nella località Crocette al confine tra i comuni di Bergamo e Mozzo per gestire la quale occorreva una servitù di tre uomini (massari) con le rispettive famiglie (13). Era in grado di sostentare completamente queste famiglie oltre a quella di Girolamo. Questa considerevole villa che nel corso dei secoli passò in varie mani giungendo ai conti Lochis, Mozzi, Moroni e altri oggi si presenta in condizioni un pò degradate. Nonostante ciò il suo poderoso aspetto più di ogni parola offre ancora un'idea della potenza economica raggiunta con attività artigianali e commerciali da questo ramo della famiglia Marconi de Maffeis, ramo tra l'altro non unico ad essere originario di Zogno e ad aver raggiunto una discreta notorietà se non a livello nazionale almeno in tutta l'Italia settentrionale.


BIBLIOGRAFIA
1) Archivio di Stato di Bergamo. Fondo Notarile: Notaio Panizzoli Lelio Lorenzo fu Francesco di Zogno, cartella 7302. 
2) Archivio di Stato di Bergamo. Fondo Notarile: Notaio Sonzogno Giovan Battista fu Sebastiano di Zogno, cartella 4254.
3) Giuseppe Pesenti - Franco Carminati: Una Strada, Una Valle, Una Storia, pag. 267; Ed. Archivio Storico S. Lorenzo, Zogno 1988.
4) Archivio di Stato di Bergamo. Fondo Notarile: Notaio Furietti Giovanni fu Francesco di Zogno, cartelle 4832, 4833. Notaio Furietti Giuseppe fu Francesco di Zogno, (fratello di Giovanni), cartelle 6261, 6262. Notaio Panizzoli Lelio Lorenzo fu Francesco di Zogno, cartella 7302.
5) Archivio di Stato di Bergamo. Fondo Notarile: Notaio Adelasio Lorenzo fu Girolamo di Bergamo, cartella 5272, atti del 7/9/1701 e del 8/4/1718. Notaio Morandi Giovan Battista fu Morando di Bergamo, cartella 6895, atto del 22/8/1718. 
6) Archivio di Stato di Bergamo. Fondo Notarile: Notaio Panizzoli Francesco fu Giovan Battista di Zogno, cartella 12394. Vedi inoltre Zogno Notizie, aprile 1986.
7) Archivio di Stato di Bergamo. Fondo Notarile: Notaio Panizzoli Francesco fu Giovan Battista di Zogno, cartella 12394.
8) Come nota 7).
9) Come nota 7) ma cartelle 12394, 12397, 12399.
10) Archivio di Stato di Bergamo. Fondo Notarile:  Notaio Franzoni Bernardino fu Bonaventura di Zogno, cartella 11231.
11) Come nota 10), atti del 5/4/1721 e del 15/6/1726.
12) Bortolo Belotti: Storia di Zogno e di alcune terre vicine, pag. 135;  Ed. Orobiche, Bergamo 1942.
13) Come nota 10), atto del 3/1/1741.


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