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Edizioni don Giulio Gabanelli, stampa Carminati Stampatore, Almè - Zogno

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Storia della roggia Traini

(n.1, febbraio 1995)
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(Nota preliminare: questo saggio storico è stato raccolto nel volume dello stesso autore “Le Rogge di Zogno”, capitolo: Roggia Traini)

Da quando nel dicembre 1992 ha cessato l'attività il noto Mulino del Capo del sig. Nino Fustinoni sito in via A. Locatelli a Zogno, attivo in modo intermittente solo per tenere gli ingranaggi "allenati" e per ritardare la disgregazione finale, anche la roggia Traini, le cui acque azionavano le macine di quel mulino, ha visto scemare definitivamente la sua funzione.
Ferite gravi alla vita di questa roggia erano state inferte, per essere più esatti, già qualche tempo fa con la chiusura della cartiera Lucca nella primavera del 1985 e ancora prima con la chiusura della segheria di Lorenzo Ruggeri nel 1955 circa, posta presso il ponte vecchio di Zogno nella contrada che da questo opificio ha preso il nome: "la Rasga".
Per la verità anche oggi questa roggia svolge in qualche modo una funzione ma si tratta di un compito decisamente indecoroso e umiliante: raccogliere, non senza rischi per l'igiene pubblica, gli scarichi fognari che provengono da varie parti del centro del paese e dirottarli nel Brembo. Questa condizione di declassamento e di trascuratezza induce senza dubbio una sensazione di tristezza e di malinconia nelle persone di una certa età che hanno ancora vive negli occhi le immagini della ricca vita che si svolgeva attorno a questa roggia. Questa tristezza si accentua ancora di più tuttavia se si pensa al passato a dir poco glorioso che questa roggia ebbe per l'importante ruolo che essa svolse nell'economia di tutto il paese non solo nella prima metà del secolo in corso  ma anche in numerosi secoli passati come si descriverà tra poco.
Già Bortolo Belotti nella sua Storia di Zogno fece qualche cenno alle vicende della roggia Traini ma il fatto che abbia dedicato in complesso tre pagine scarse all'argomento (1) lascia intendere che egli non approfondì il problema sottovalutandolo. In realtà in tutti i secoli del passato, anche lontano, non solo le famiglie economicamente più influenti di Zogno ma anche importanti personalità ed aziende esterne alla comunità zognese, in certi casi estranee al territorio brembano e addirittura a quello bergamasco, si scontrarono giuridicamente, politicamente e a volte fisicamente per avere la proprietà di uno o più opifici di questa roggia o per acquisire una quota dei diritti allo sfruttamento delle sue acque. E in effetti la nostra storia si apre descrivendo uno di questi poderosi scontri di interessi.
Con la scoperta dell'energia elettrica e con l'invenzione del motore elettrico asincrono a corrente alternata, avvenuta nel 1885, apparve subito evidente agli industriali dell'epoca il vantaggio di poter sostituire l'energia meccanica fornita dall'acqua o dai primi rudimentali motori a vapore con questa nuova forza che poteva essere trasportata facilmente anche a grandi distanze dal luogo in cui era prodotta. L'unico presupposto per utilizzare questa forza era di generarla per mezzo di centrali elettriche che sfruttassero cadute naturali o artificiali delle acque dei fiumi e poi trasportarla con fili di rame in qualsiasi località dove essa servisse. Subito numerose imprese lombarde pensarono di sfruttare i ricchi fiumi del territorio bergamasco con questi scopi.
Già prima della fine del XIX secolo la società milanese Gadda & C., rappresentata dal consigliere e amministratore delegato Ing. Ettore Conti, nato e residente a Milano, aveva chiesto alla Regia Prefettura di Bergamo la concessione di poter derivare con un canale le acque del Brembo a monte del punto origine della roggia Traini per costruire una centrale elettrica destinata ad azionare varie industrie milanesi. Naturalmente la nuova tecnologia prevedeva di realizzare un cospicuo sbarramento sul Brembo che avrebbe impedito il trasporto dei tronchi d'albero lungo il fiume e che avrebbe arrecato senza dubbio qualche difficoltà anche alla roggia Traini.
Per quanto riguarda il primo problema la Regia Amministrazione Provinciale di Bergamo già dal 1890 circa aveva impedito la fluttuazione dei legnami lungo il Brembo imponendo il trasporto dei tronchi sui carri lungo la strada della valle. Per quanto riguarda il secondo problema l'ingegnere Conti si trovò di fronte un ostacolo imprevedibile.
Infatti mentre la società Gadda attendeva che le istituzioni pubbliche svolgessero i controlli tecnici, giuridici e amministrativi previsti per dare il benestare alla concessione, un'altra azienda di origine brembana con sede a Bergamo, la Fraterna Paganoni, che tra le sue varie attività annoverava quella del taglio, della lavorazione e della vendita di grosse partite di legnami, aveva acquistato in poco tempo quasi tutti gli opifici situati sulla roggia Traini compresi i diritti allo sfruttamento delle acque.
Per l'esattezza l'avvocato Giacomo Paganoni fu Giovanni, a nome dei fratelli Camillo, Agostino, Domenico, Isacco, Raffaele, Ernesto, Ignazio ed Aquilino, tutti originari di Fondra in alta valle Brembana e residenti alcuni a Fondra altri a Bergamo, aveva acquistato il maglio sito nel cosiddetto Piano del Maglio nel 1894 (2), la cartiera nel 1899 (3), la segheria presso il ponte vecchio di Zogno nel 1900 (4), il torchio che era nei pressi del maglio nel 1901 (5) e infine il cosiddetto mulino della Misericordia e un "edificio da incannatoio per la seta" situati immediatamente a valle del centro del paese, non lontani dalla cartiera, nel 1903 (6).
La strategia seguita dall'avvocato Paganoni consisteva nell'acquisire gradualmente tutte le proprietà gravitanti attorno alla roggia in modo da trovarsi in condizioni di privilegio nel richiedere allo Stato una nuova concessione di derivazione dell'acqua dal Brembo o un potenziamento della derivazione già esistente, per l'appunto la roggia in questione, per realizzare una centrale elettrica destinata ad alimentare gli opifici esistenti e una futura e cospicua segheria di legnami.
Forte di questa posizione la Fraterna Paganoni quando seppe che anche la Società Anonima per Imprese Elettriche Conti & C., pure di Milano e facente le veci in parte della Gadda, aveva inoltrato alla prefettura di Bergamo la richiesta di concessione di una derivazione, aveva fatto ricorso contro le domande di entrambe le so­cietà milanesi reputandole dannose per il buon funzionamento dei suoi opifici e lesive dei suoi diritti di proprietà e di sfruttamento delle acque.
Per questi motivi l'ing. Conti, titolare di maggioranza di entrambe le aziende, avvicinò a più riprese l'avvocato Giacomo Paganoni esortandolo a desistere da questa opposizione sostenendo che le sue richieste avevano un obiettivo di utilità pubblica e non solo privata e promettendogli alcuni favori in cambio della rinuncia a quell'affare.
In effetti già alla stesura dell'atto di acquisto del mulino della Misericordia e dell'incannatoio da parte dei Paganoni il 3 maggio 1903 l'ing. Conti potè essere presente nello studio del notaio Cacciamali in Zogno e riuscì a far allegare al documento una postilla in cui si diceva che i fratelli Paganoni erano a conoscenza delle richieste fatte dalle società Gadda e Conti alla prefettura di Bergamo e che essi non avevano nulla da eccepire allo stesso ingegnere per quanto poteva interessare alle società da lui rappresentate circa le modalità tecniche di derivazione delle ac­que del Brembo. Nulla si diceva però circa la piena legalità dell'esistenza della derivazione delle aziende milanesi. In altre parole un compenso diretto in denaro non era bastato a quanto pare ad acquietare i fratelli Paganoni.
Per tale motivo pochi giorni dopo, il 22 maggio 1903 (7), l'ing. Conti come rappresentante della sola società Gadda acquistò il Mulino del Capo, la casa di abitazione, alcuni piccoli terreni annessi e i diritti sulle acque al prezzo di lire 28.000 e cedette tali beni il 15 giugno 1903 (8) ai fratelli Paganoni in cambio della loro rinuncia definitiva all'opposizione contro le derivazioni delle società Gadda e Conti. Cosa che avvenne effettivamente. E' interessante illustrare alcuni dettagli di questa transazione perchè permettono di capire meglio quanto fosse accanita e senza esclusione di colpi la lotta di varie imprese per accaparrarsi i diritti a sfruttare le acque del Brembo.
Infatti dall'atto notarile si apprende che i Paganoni rinunciarono ad ogni loro opposizione ma in cambio essi vollero non solo la proprietà del Mulino del Capo, che era di interesse primario, ma anche la proprietà di vari altri diritti niente affatto trascurabili. Per l'esattezza ottennero dall'ing. Conti i diritti di derivazione sulla sponda orografica sinistra del Brembo già posseduti dalla Società Anonima Italiana dei Cementi e delle Calci Idrauliche (Italcementi) e da tale società venduti alla Conti nel 1902. Questi diritti comprendevano anche "il diritto di derivare acqua e ampliare la roggia del Molino nel comune di Grumello de Zanchi presso Zogno" per azionare una nuova officina per la fabbricazione di calce, cemento, gesso e materie affini nella località Bonorè, all'incirca dove la valle di Poscante sbocca nel Brembo.
I Paganoni ottennero anche i diritti di derivazione dell'acqua della roggia del Molino nel comune di Stabello con alcuni immobili annessi. Tale roggia aveva il suo punto origine "sotto il centro di Stabello di fronte al Piano del Maglio di Zogno" ed era stata acquistata dall'ing. Conti poco dopo il 1886 allorchè una considerevole piena del Brembo aveva asportato quasi per intero il mulino.
I fratelli Paganoni ottennero inoltre che le ditte Conti e Gadda ritirassero definitivamente le domande di derivazione di acqua dal fiume Ambria presentate alla prefettura di Bergamo in modo che essi soli avessero il diritto esclusivo di derivare acqua dalla sponda sinistra del Brembo.
Infine i Paganoni ottennero una fornitura annuale e gratuita di energia elettrica pari a 90 cavalli elettrici per tutta la durata della concessione della società Conti, cioè per sempre, da utilizzare nella cartiera di Zogno o in qualche altro opificio in valle e la garanzia che il nuovo sbarramento di S. Pellegrino Terme avrebbe lasciato per sempre fluire nel Brembo un quantitativo di acqua sufficiente per la roggia Traini. Il valore di questa complessa transazione era valutato da entrambe le parti in lire 61.000, una cifra davvero cospicua per l'epoca. E' importante sottolineare per quanto riguarda il tema qui trattato che con questa permuta la Fraterna Paganoni diventava l'unica ed esclusiva pro­prietaria della roggia Traini e di tutti gli opifici ad essa ine­renti il che accadeva per la prima volta nella storia.
E' questo un fatto abbastanza sorprendente per chi ha qualche conoscenza di costruzioni civili storiche poichè questi edifici industriali erano numerosi e assai differenziati per tipologia e per problematiche commerciali. Ciò era potuto accadere poichè il naturale evolversi dell'iniziativa privata e della concorrenza sul finire del XIX secolo aveva portato da un lato ad un eccessivo frazionamento delle proprietà degli opifici zognesi, dall'altro all'adozione di impianti produttivi che pur essendo abbastanza adeguati ai tempi non avevano come obiettivi primari elevate produzioni.
Al contrario la nuova tecnologia basata sull'utilizzo dell'energia elettrica da un lato prospettava quantitativi di produzione impensabili fino a qualche anno prima, dall'altro presupponeva ca­pacità di investimenti finanziari che non erano alla portata di alcun impresario zognese, nemmeno di quelli economicamente più forti. La Fraterna Paganoni invece era stata in grado di pagare 9.100 lire per il maglio nel 1894, 17.500 per la cartiera nel 1899, 12.000 per la segheria nel 1900, 2.500 per il torchio nel 1901, 18.000 per il mulino della Misericordia e l'incannatoio nel maggio del 1903 e, grazie a questa parziale unificazione, era stata in grado di far valutare i danni alle sue proprietà e ai suoi diritti per l'eventuale presenza del canale delle società milanesi lire 81.800, tale fu il prezzo che l'ing. Conti dovette pagare per acquistare il Mulino del Capo e per volturare immediatamente l'intestazione a nome dei Fra­telli Paganoni insieme a quei vari diritti già illustrati. In pochi anni dunque fu impegnato un capitale, solo per acquistare e non per rinnovare i macchinari, di oltre 140.000 lire, un investimento che solo una grande azienda dalle dimensioni confrontabili con quelle della società Conti & C. po­teva permettersi. Per avere un'idea delle forze in giuoco basti dire che la società Conti aveva un capitale sociale versato e dichiarato di 1.500.000 lire che poneva tale azienda tra le prime in Lombardia e forse in tutta l'Italia Settentrionale nella produzione e vendita di energia elettrica.
Nonostante i fratelli Paganoni avessero conquistato grazie alla loro scaltrezza una posizione di forza e di grande privilegio, in seguito però non sfruttarono la roggia Traini come era nelle loro intenzioni anche perchè la rapida evoluzione delle tecniche di utilizzo dell'energia elettrica, che vi era stata nel frattempo, dimostrò che le caratteristiche della roggia Traini non erano adatte ad azionare una cospicua centrale elettrica.
Non a caso la società Conti progettò ed attuò una derivazione dal Brembo ben più grandiosa nel centro di S. Pellegrino Terme, dunque assai più a monte dell'origine della roggia Traini, e por­tò le acque molto a valle di Zogno, presso le Grotte delle Meraviglie dove ancora oggi si trova la nota centrale idroelettrica, ottenendo una caduta artificiale irrealizzabile con la roggia in questione.
In realtà i fratelli Paganoni non rinunciarono definitivamente all'idea di costruire una grande e moderna segheria dotata di una piccola centrale elettrica poichè pochi anni più tardi ne realizzarono una, non a caso sulla sponda sinistra del Brembo, in territorio di Villa d'Almè mentre era sindaco di quel paese uno di loro: Raffaele. Questa segheria opportunamente ingrandita e ristrutturata è ancora oggi funzionante.
Le lotte per accaparrarsi i diritti sulla roggia Traini per generare la nuova forma di energia non finirono qui. Pochi anni più tardi infatti quando nacque a Zogno la Manifattura di Valle Brembana il proprietario cav. Paolo Polli tentò a sua volta di acquisirne una quota per alimentare con corrente elettrica propria, cioè a basso costo, il nuovo stabilimento tessile. Constatata però l'impossibilità di trovare un accordo con i Paganoni egli rivolse i suoi interessi alla roggia dell'Acquada e dopo vari tentativi nel 1916 riuscì a diventare proprietario di alcuni immobili legati a quest'altra roggia e di parte dei diritti di sfruttamento delle sue acque. Il progetto di realizzare una centrale idroelettrica nei pressi di Ambria, anche se di dimensioni più contenute di quella della società Conti a Zogno, non andò però a buon fine per mo­tivi tecnici e finanziari come è già stato illustrato in un  precedente scritto (9). 
Riassumendo nel giugno del 1903 la Fraterna Paganoni era l'esclusiva proprietaria della roggia Traini e di tutti gli opifici da essa azionati che erano, con riferimento all'illustrazione (foto 7):
A = segheria da legnami a due ruote, mappale n. 1382;
B = mulino a tre ruote detto della Misericordia, mappale n. 1359;
C = incannatoio per la seta a tre ruote, mappale n. 1358;
D = cartiera a quattro ruote, mappale n. 1350;
E = maglio per ferro a due ruote, mappale n. 19;
F = torchio da olio a una ruota, mappale n. 23;
G = mulino a tre ruote detto Mulino del Capo, mappale n. 118.


BIBLIOGRAFIA
1) Bortolo Belotti: Storia di Zogno e di alcune terre vicine, Ed. Orobiche Bergamo, 1942. Pag. 89; pag. 118 e ss.
2) Archivio Notarile Distrettuale di Bergamo. Notaio Baronchelli Manfredo fu Cesare di Zogno: atto del 10/3/1894, repertorio n. 1348.
3) Archivio Notarile Distrettuale di Bergamo. Notaio Venanzi Giovan Battista fu Carlo esercitante a Bergamo ma originario di Fondra: atto del 8/2/1899, repertorio n. 5190.
4) Come nota precedente vedi però: atto del 13/4/1900, repertorio n. 5336.
5) Archivio Notarile Distrettuale di Bergamo. Notaio Zanchi Andrea fu Francesco di Zogno: atto del 28/5/1901, repertorio n. 1085.
6) Archivio Notarile Distrettuale di Bergamo. Notaio Cacciamali Ulisse di Zogno: atto del 3/5/1903, repertorio n. 2477.
7) Come nota 5) vedi però: atto del 22/5/1903, repertorio n. 1712.
8) Archivio Notarile Distrettuale di Bergamo. Notaio Vezzoli Francesco fu Giuseppe di Bergamo: atto del 15/6/1903, repertorio n. 2095.
9) Vedi la prima parte della storia dedicata alla roggia Acquada (Zogno Notizie, dicembre 1985).


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