Saggi Storici
Zogno Notizie

Edizioni don Giulio Gabanelli, stampa Carminati Stampatore, Almè - Zogno

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Scoperte antiche miniature tra gli atti di un notaio di Zogn0

(n. 5, ottobre 1991)


Inseguendo labili tracce alla ricerca delle più lontani origini della Roggia Traini siamo inciampati, nel vero senso della parola, negli atti di un antico e sino ad oggi sconosciuto notaio di Zogno: Giacomo Maffeis fu Antonio.
Questi atti sono raccolti in un volumetto di 60 pagine rilegato in pergamena con alcuni dei fogli stessi pure in pergamena (1). Il volumetto contiene documenti redatti e sottoscritti tra il 1411 e il 1424 riguardanti vari argomenti quali compravendita di terreni, pagamenti di vecchi debiti, costituzioni di doti per giovani spose e stesure di testamenti.
Il rogito più interessante è senza dubbio uno degli ultimi del volume, assai consunto dal tempo e corroso dall'acqua, in cui con fatica si legge che un certo Tonolo Rubis paga "trenta pezzi di buoni danari" per un quadro o affresco dipinto anni addietro secondo un contratto, irreperibile, redatto dallo stesso notaio. Purtroppo non è stato possibile rilevare il nome del pittore essendo il documento strappato in più punti. La caratteristica più importante tuttavia è il fatto che quel documento è accompagnato da alcune pagine su cui sono riprodotti i contorni delle figure che probabilmente apparivano nel dipinto.
Sono cinque disegni in bianco e nero dalle dimensioni di cm. 20 x 15, in pratica cinque studi su altrettante figure di Cristo in varie posizioni.
Il primo rappresenta il Cristo, deposto e sistemato nel Sepolcro, esprimente un forte senso di pietà con un folto gruppo di capelli disordinati attorno alla testa e senza aureola. Un braccio e una mano non sono completi.
Il secondo è la bozza di un Cristo nella posizione tipica del crocefisso ma in realtà senza la croce. La figura appare un po’ sproporzionata nelle sue parti. Queste caratteristiche confermano che lo schizzo vuole essere solo una prova (foto 3). 
La terza figura è simile alla precedente ma ora le proporzioni appaiono corrette e la resa dell'anatomia del corpo umano è piuttosto buona (foto 2).
Il quarto disegno è probabilmente quello più vicino alla forma definitiva (foto 4). Infatti il Cristo è rappresentato sulla croce con una espressione molto sofferente resa assai bene grazie al notevole realismo anatomico in cui spiccano la ferita al costato, le costole profondamente incavate e i lunghi chiodi che trapassano le mani e i piedi. Sopra la testa inoltre appare il classico cartiglio con l'iscrizione I.N.R.I. La croce stessa è ottenuta con una serie di serpentine che simulano assai bene le venature del legno. Attorno alla figura principale vi sono altri piccoli schizzi di cui alcuni sembrano studi di motivi ornamentali quali ad esempio croci greche ripetute più volte; altri due raffigurano invece santi in preghiera avendo la testa circondata dall'aureola. Forse una delle due ultime figure è addirittura un angelo poichè si intravedono, sia pure sbiadite, anche due ali.
L'ultimo disegno rappresenta ancora un Cristo deposto nel Sepolcro ma molto più riuscito del primo. La figura del Cristo infatti, al contrario del primo caso, risulta completa e corredata di aureola. L'immagine è inoltre circondata da personaggi secondari in preghiera, disegnati capovolti, che quasi certamente non sono santi, non avendo l'aureola in testa, ma il committente e i componenti della sua famiglia. In effetti queste altre figure hanno l'aspetto di persone comuni e portano tutte in testa un copricapo allungato di panno, tipico del secolo XV (foto 5). Per quanto riguarda il committente si deve aggiungere che in un commento latino presente sull'ultima pagina del documento appare il nome di Simbenino de Sonzogni in un contesto però alquanto difficile per cui non si può dire con sicurezza se Tonolo Rubis fosse il procuratore e Simbenino de Sonzogni il proprietario del dipinto o viceversa.
Non è possibile esprimere dei giudizi a carattere artistico su questi disegni mancando la componente pittorica. Tuttavia l'obiettivo di questo scritto era di segnalare l'esistenza di questi disegni per vari motivi. Innanzitutto perchè la loro esecuzione, compresa con certezza tra il 1411 e il 1424, è alquanto antica il che rende questa scoperta un fatto raro e importante; in secondo luogo perchè essi testimoniano come in epoche così lontane anche a Zogno esistesse una certa sensibilità per la pittura e infine perchè rivelano come la devozione religiosa della popolazione zognese fosse un'abitudine profondamente radicata. 
A proposito dei costumi di vita di quei tempi è interessante dire qualcosa anche sul modo di svolgere l'attività da parte del notaio Giacomo Maffeis. Al contrario dei notai di epoche posteriori Giacomo Maffeis, residente a Zogno, non disponeva di uno studio ma si recava ogni volta davanti alla porta di casa del proprio cliente presso la quale si trovava la controparte e lì, alla presenza dei testimoni liberamente scelti, redigeva l'atto. Come conseguenza di queste abitudini vari rogiti risultano stesi e firmati "davanti alle porte della casa di abitazione dei signori Panizzoli" nella contrada Capaniccioli; altri "davanti alle case (si noti il plurale) di abitazione dei Conti detti Mapelli a Mapello" (vicino a Ponte S. Pietro); altri ad Almè, a Bedulita e a S. Omobono in valle Imagna; altri ancora a Stabello, a S. Pellegrino e a Bergamo.
Per tutte queste esigenze Giacomo Maffeis si spostava a piedi o a dorso di mulo rivelando come in quell'epoca fosse spesso il notaio ad adattarsi alle esigenze del cliente che non poteva, o non voleva, abbandonare i lavori nei campi intraprendendo un viaggio di uno o due giorni per recarsi dal notaio. L'attività del notaio era in pratica un'attività da pionieri benchè tenuta in grande considerazione.
Particolarmente interessanti sono i rogiti stesi a Zogno. Una parte infatti sono redatti "in contrata dela Palta" vale a dire dove si trovano oggi l'asilo infantile Cavagnis e l'ex cartiera Lucca. Molti invece sono stesi "sopra il sagrato della Chiesa" senza altre precisazioni. Considerando l'epoca cui ci si riferisce (1411-1424), cioè prima dell'inizio del dominio veneto, si tratta quasi certamente del sagrato della chiesa di S. Maria annessa al Convento di Clausura. Infatti dopo la distruzione dell'ipotizzata e primitiva chiesa nel luogo della ex cartiera Lucca, la Chiesa di S. Maria svolse per qualche tempo la funzione di parrocchia in attesa della costruzione della nuova parrocchiale sui ruderi del castello visconteo. Ma questa costruzione, si sa con certezza, fu avviata assai dopo il 1424 (2).
E' giunto ora il momento di spendere qualche riga per una breve storia dell'antica e illustre famiglia Maffeis di Zogno che diede i natali a numerosi notai. Giacomo Maffeis fu Antonio è il primo notaio con tale cognome, ed il più antico, catalogato nell'indice generale dell'archivio di stato di Bergamo. Egli risulta pure anteriore ai notai Maffeis vissuti nel XV secolo a Zogno e citati dallo storico prof. don Mario Tagliabue il quale attinge le informazioni da altri archivi (3).
In assoluto tuttavia Giacomo non deve essere stato il più antico notaio Maffeis poichè dai suoi documenti si capisce che egli operava anche negli ultimi anni del 1300 benchè gli atti di questo periodo siano andati totalmente perduti. E' probabile quindi che anche nel corso del 1300 qualche notaio Maffeis sia vissuto e abbia operato a Zogno senza lasciare alcuna traccia di sè a causa del trascorrere dei secoli. Del resto esiste almeno un centinaio di documenti sotto forma di pergamene che costituiscono rogiti stesi a Zogno tra gli inizi del 1100 e la fine del 1200 (4) che testimoniano la presenza di una discreta attività notarile nel nostro paese in epoche tanto lontane. In quei secoli però era abitudine dei notai firmarsi solo con il nome proprio per cui risulta arduo ricostruire all'indietro gli sviluppi del cognome Maffeis (5).
Nei secoli successivi al XV si registrano invece con continuità notai di questa famiglia sino alla fine del XVIII secolo. Ad un certo momento inoltre, tra il 1500 e il 1600, alla famiglia Maffeis si affianca il ramo derivato dei Marconi-Maffeis grazie a legami di parentela e di titoli nobiliari con la famiglia Marconi. Tuttavia sia i Marconi-Maffeis che i Marconi hanno espresso pochissimi notai (6).
E' importante invece sottolineare che sempre tra il 1500 e il 1600 si registrano vari notai Maffeis anche a Stabello discendenti probabilmente da un ramo dell'omonima famiglia di Zogno ma non direttamente imparentati con essa in quel periodo (7). 
Per concludere c'è poi da dire che l'opinione generale secondo cui la famiglia Maffeis sia una delle più importanti di Zogno, dal punto di vista notarile, dovrà essere in parte rettificata. Infatti, benchè sia risaputo che anche la famiglia Panizzoli abbia generato alcuni notai, gli autori di questo scritto hanno scoperto di recente un nuovo notaio di nome Guarisco Panizzoli fu Bonfadino di Zogno, originario della contrada Capaniccioli, il quale ci ha lasciato un ponderoso volume di rogiti in pergamena redatti tra il 1307 e il 1339, cioè oltre un secolo prima del più antico e accertato notaio Maffeis! (8). Ma di questo argomento, che si preannuncia ricco di importanti novità per la storia di Zogno, si tratterà in uno dei prossimi scritti.


BIBLIOGRAFIA
1) Archivio di Stato di Bergamo: Fondo Notarile, notaio Giacomo Maffeis fu Antonio di Zogno, cartella 164.
2) Zogno Notizie: ottobre e dicembre 1984.
3) Zogno Notizie: giugno 1985.
4) Archivio della Curia Vescovile di Bergamo: Pergamene del Capitolo di S. Alessandro. Biblioteca Civica di Bergamo A. Maj: Pergamene del soppresso Monastero di Astino.
5) Gli autori hanno già pubblicato integralmente una pergamena del 1178 in cui si cita per la prima volta l'antico ponte di Zogno e in cui il notaio si firma semplicemente come: Attone notaio del signor Federico Imperatore (Federico detto il Barbarossa); (Zogno Notizie, aprile 1982). Analogamente il nostro parroco don Giulio Gabanelli ha tradotto integralmente un'altra pergamena del 1166 avente come argomento il sostentamento del parroco dell'antico S. Lorenzo in cui ancora una volta il notaio si firma solo come: Giovanni del signor Federico Imperatore notaio (Zogno Notizie, agosto 1984).
6) Il primo notaio Marconi-Maffeis di Zogno, catalogato nell'indice generale dell'archivio di Stato di Bergamo, è Giuseppe fu Orazio che inizia l'attività nel 1617. Il primo notaio Marconi è invece Francesco fu Decio i cui documenti iniziano nel 1618.
7) Come esempio Gian Mario Maffeis fu Maffeo di Stabello controfirma, in qualità di secondo notaio, numerosi atti di notai di Zogno tra il 1648 e il 1658. Archivio di Stato di Bergamo: Fondo Notarile, cartella 4364.
8)  Archivio di Stato di Bergamo: Fondo Notarile, notaio Guarisco Panizzoli fu Bonfadino di Zogno, cartella 4.